martedì 27 dicembre 2022

Stanco Natale (Repeat of 2016)

 

(Prima pubblicazione domenica 25 dicembre 2016)

rockstar

Che lavoro, che mi sono ritrovato a fare. 

Da ragazzino, smilzo e dinoccolato, sognavo di fare il cantante rock. Anzi, proprio la rockstar. Non m’interessava neppure suonare uno strumento. Mi bastava sognare di essere un frontman: quello a cui le ragazze lanciano reggiseni e altri tipi di underwear. Mi piaceva l'idea di essere riconosciuto ovunque, di viaggiare in ogni parte del mondo. Lavorare di notte, fare le ore piccolissime, dopo i concerti. Passare da una casa all'altra. Se non addirittura, dover uscire da una finestra, evitando fidanzati gelosi. Avrei scelto con cura giacche particolari, che magari avrebbero fatto tendenza o che sarebbero state imitate e indossate da uomini e bambini. Felici di poter recitare il mio personaggio. Le mie canzoni sarebbero state successi planetari. Ogni volta tirate fuori per ascoltarle e cantarle, nelle riunioni di famiglia o nelle Feste. Con un pò di fortuna, sarei potuto diventare un mito. Quasi un personaggio leggendario. Tanto da fare dubitare qualcuno, della mia stessa esistenza, se non addirittura, della mia eventuale morte. Come Elvis. 
Ho sempre sentito dire che il futuro si avvera, ma non nei modi che ci aspettiamo. E così è stato anche per il mio destino. Faccio tournee molto brevi, ma intense. Ormai sono conosciuto nell'intero pianeta. Direi persino in ogni Regione, in ogni casa. Il mio modo di vestire e le mie giacche in particolare, sono inconfondibili. Con gli anni, come tutti, ho messo anche un pò di pancia, ma questo non impedisce ai miei fans, di fare la mia imitazione, magari con un cuscino sotto la camicia. Anche la barba stile Woodstock, è diventata bianca, quasi a contrastare il mio colorito rossiccio. D'altronde non ho il problema di dover uscire dalle finestre, quanto di entrarci. Qualcuno che non tollera il mio successo, ha persino inventato la leggenda metropolitana che io m'infili dentro i camini. Come Mel Gibson in "Arma letale". Ma questo non mi preoccupa: certuni come il Signor Bartolini, hanno persino colorato i loro tir dello stesso colore del mio mezzo originario
Alla fine, devo dire comunque, che il mio lavoro mi piace. Trasportare e consegnare oggetti delicati, per clienti soddisfatti, in ogni parte del mondo, in tempi rapidissimi. Siamo leader indiscussi, salvo qualche vecchio tradizionalista Svedese o Norvegese. Anche il mio nome d'arte lo immaginavo leggermente diverso. Pensavo a qualcosa tipo  "Klaus Kinski". Ma alla fine mi sono ritrovato solo come Klaus. 
Santa.

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