(Prima pubblicazione venerdì 18 settembre 2015) (re-edit 06 maggio 2022)
nero
Qualcuno dovrebbe iniziare a dirla. Qualcuno dovrebbe iniziare a raccontarla, la storia di quella grande costruzione, emersa nel punto in qui sparisce la nebbia della pianura. Al confine tra i possedimenti di Lord Piercy e le paludi delle zanzare. Punto di passaggio tra le ultime chiudende del Marghine e i resti dei terreni che furono dei vescovi, sterminati dalla malaria.
Mio fratello più piccolo sostiene che a nessuno, ormai, possa interessare la storia di quella stazione ferroviaria a scartamento ridotto. Lui ritiene che non ci siano più le anime libere, disposte a sentire l'emozione di quella signora magra e alta. È convinto che ci sia in giro alcuno capace di ascoltare le sensazioni di un ragazzino
Mio fratello più piccolo crede che nessuno voglia conoscere chi sia stata e cosa sia, ora, quella donna vestita di nero.
Si, perché da noi, ogni mistero è vestito di nero. Ogni storia che si nasconde dietro a una sconosciuta, dev'essere una storia che non può avere altro colore, se non quello del lutto. Al più, talvolta, si può aggiungere il rosso vinoso del sangue dei Miserabili. Raramente quello più vivo dei nobili decaduti, delle maestrine romantiche o del generale Lutzu di Borore.
Eppure ci sarà un motivo se per lui, mio fratello più piccolo, quella stazione a scartamento ridotto, oggi non è fatta di binari, né di vecchi vagoni di legno pitturato trenta volte di grigio. Ci sarà un insegnamento, come dice la mia maestra di San Vero, se fra tutti i suoi ricordi di ragazzino, lui racconta ancora di quella signora alta. Alta come lo sono tutte le donne, agli occhi di un dodicenne. Forte, come lo sono tutte le donne agli occhi dei cinquantenni.
Lui, mio fratello più piccolo, di quella stazione cerca, inutilmente, l'unica cosa che sa di non trovare. Muri scoloriti e intonaci scrostati. Doppie porte scardinate e senza neppure più voglia di cigolare. Ogni cosa è ancora al suo posto. Come i soliti vecchi delle piazzette di paese. Quelli che ritrovi al solito posto, soltanto più decrepiti. Lui, mio fratello più piccolo, cerca inutilmente quel telefono, inchiodato al muro della porta del capostazione. Troppo in alto per un dodicenne.
E anche se non lo ammette, penserà che è un vero peccato non trovarlo ancora appeso. Adesso che ha l'età e l'altezza giusta, per guardare da vicino e toccare quel telefono. Nero. Come gli abiti della signora che aspettava i treni.
Scomparso anche lui, senza avere potuto far sentire la sua voce. Senza avere raccontato quella storia.
E anche se non lo ammette, penserà che è un vero peccato non trovarlo ancora appeso. Adesso che ha l'età e l'altezza giusta, per guardare da vicino e toccare quel telefono. Nero. Come gli abiti della signora che aspettava i treni.
Scomparso anche lui, senza avere potuto far sentire la sua voce. Senza avere raccontato quella storia.
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