Leggo spesso.
Ascolto molte volte.
Vedo così tanto.
Tutte quelle storie di donne.
Ascolto molte volte.
Vedo così tanto.
Tutte quelle storie di donne.
Conosco la trama del racconto.
I personaggi si somigliano così tanto, nell'essere, all'apparenza, così diversi, che dopo, li riconosci tutti. Solo dopo.
Io invece dico sempre una cosa che sentivo raccontare da mia nonna.
Dico sempre più spesso che già dalla prima volta, già dal primo passo verso quella strada, imbiancata, in cima, di rosso sangue, bisognerebbe fare qualcosa.
Fin da subito bisognerebbe fare quello che lei raccontava con dolore, quando parlava con mestizia di coloro che, per qualche motivo (che preferiva non precisare) erano portati via dalle loro case, dal loro paese.
Usava parole che non erano belle.
Che segnavano in modo indelebile chi le subiva.
In fondo era giusto così. Finivano a quello che lei chiamava "domicilio coatto".
Non ho mai capito se fosse una condanna, o un modo per salvarli da una sorte peggiore.
Per questo ho pensato a quelle due parole, anche oggi, come tutti i santi giorni in cui sento dire che si poteva salvare una vita di una donna.
Questo volevo dire:
già da subito, già dal primo gesto, senza dubbio alcuno, chi inizia quella strada andrebbe sradicato, portato via, allontanato in un luogo lontano.
Lasciato in qualche posto dove non possa muovere passo.
Perché chi deve limitare la propria vita non dev'essere una donna impaurita,
ma un ometto tenuto al laccio di un ghetto sconosciuto.
Come in altri tempi si mandava al confino chi aveva idee diverse dall'Autorità,
così si dovrebbe fare per chi, oggi, ha pensieri diversi dall'Umanità.
Buon otto.
Marzo.
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