martedì 27 dicembre 2022

Stanco Natale (Repeat of 2016)

 

(Prima pubblicazione domenica 25 dicembre 2016)

rockstar

Che lavoro, che mi sono ritrovato a fare. 

Da ragazzino, smilzo e dinoccolato, sognavo di fare il cantante rock. Anzi, proprio la rockstar. Non m’interessava neppure suonare uno strumento. Mi bastava sognare di essere un frontman: quello a cui le ragazze lanciano reggiseni e altri tipi di underwear. Mi piaceva l'idea di essere riconosciuto ovunque, di viaggiare in ogni parte del mondo. Lavorare di notte, fare le ore piccolissime, dopo i concerti. Passare da una casa all'altra. Se non addirittura, dover uscire da una finestra, evitando fidanzati gelosi. Avrei scelto con cura giacche particolari, che magari avrebbero fatto tendenza o che sarebbero state imitate e indossate da uomini e bambini. Felici di poter recitare il mio personaggio. Le mie canzoni sarebbero state successi planetari. Ogni volta tirate fuori per ascoltarle e cantarle, nelle riunioni di famiglia o nelle Feste. Con un pò di fortuna, sarei potuto diventare un mito. Quasi un personaggio leggendario. Tanto da fare dubitare qualcuno, della mia stessa esistenza, se non addirittura, della mia eventuale morte. Come Elvis. 
Ho sempre sentito dire che il futuro si avvera, ma non nei modi che ci aspettiamo. E così è stato anche per il mio destino. Faccio tournee molto brevi, ma intense. Ormai sono conosciuto nell'intero pianeta. Direi persino in ogni Regione, in ogni casa. Il mio modo di vestire e le mie giacche in particolare, sono inconfondibili. Con gli anni, come tutti, ho messo anche un pò di pancia, ma questo non impedisce ai miei fans, di fare la mia imitazione, magari con un cuscino sotto la camicia. Anche la barba stile Woodstock, è diventata bianca, quasi a contrastare il mio colorito rossiccio. D'altronde non ho il problema di dover uscire dalle finestre, quanto di entrarci. Qualcuno che non tollera il mio successo, ha persino inventato la leggenda metropolitana che io m'infili dentro i camini. Come Mel Gibson in "Arma letale". Ma questo non mi preoccupa: certuni come il Signor Bartolini, hanno persino colorato i loro tir dello stesso colore del mio mezzo originario
Alla fine, devo dire comunque, che il mio lavoro mi piace. Trasportare e consegnare oggetti delicati, per clienti soddisfatti, in ogni parte del mondo, in tempi rapidissimi. Siamo leader indiscussi, salvo qualche vecchio tradizionalista Svedese o Norvegese. Anche il mio nome d'arte lo immaginavo leggermente diverso. Pensavo a qualcosa tipo  "Klaus Kinski". Ma alla fine mi sono ritrovato solo come Klaus. 
Santa.

martedì 6 dicembre 2022

Pre-sentimenti

 (Prima pubblicazione 16 novembre 2015)  (Incredibile, vero?)

Illusi.
Sognanti.
Abbiamo davvero creduto che la guerra fosse fatta di divise colorate, medaglie scintillanti, canzoni e fanfare urlate al ritmo di tamburi e trombe squillanti.
Qualcuno ci doveva risvegliare.
Qualcuno ce lo doveva fare ricordare.
Che la Guerra è la Paura. Unica e riconoscibile ovunque. La stessa che un tempo faceva stare acquattati sotto il legno marcio di una trincea. E che oggi, allo stesso modo, fa restare ranicchiati sotto il tavolino di un bar. Come soldati in attesa del prossimo assalto. Con il telefono in mano, così come i soldati tenevano in tasca la foto sgualcita della loro famiglia. Unico segno dell'essere vivi.

(Cercate questa vecchia notizia, cercate il video e capirete)

sabato 3 dicembre 2022

Politicamente (s)corretto ("fallo tecnico").

Ripubblico il pensiero del 16/09. L'ho ripensato nel vedere un vecchio ex giocatore di basket, di 50 anni, che si mette a giocare (non per diletto) contro i ragazzini di 16 anni.
Esiste l'università della terza età. Ma è  giusto che esista il basket. 
Della terza età.

"Eppure dovevamo pensarci.
Fin da quando la Vita ingannatrice, si mostrava a noi lunga e durevole.
Fin da quando qualcuno iniziò a descrivere con ammirazione 
gli splendidi quarantenni.
Poi gli splendidi cinquantenni.
Fino a Brad Pitt, splendido settantenne.
Senza neppure renderci conto, trovandoci a meravigliarci
per uno splendido ottantenne.
Ma stupiti e irritati del fatto che fosse diventato fiacco e stonato.(Cit. Placido Domingo)"

mercoledì 30 novembre 2022

venerdì 16 settembre 2022

Razio-na-menti

I
Il razionamento è già iniziato.
Da giorni ne parlavano continuamente.
Avvisavano che a ottobre avremmo dovuto aspettarcelo.
Invece hanno già iniziato, i Poteri Forti.
Già da qualche giorno la luce va via prima.
Alle otto di sera è già buio.


(Cit.Righeira)



II
Eppure dovevamo pensarci.
Fin da quando la Vita ingannatrice, si mostrava a noi lunga e durevole.
Fin da quando qualcuno iniziò a descrivere con ammirazione 
gli splendidi quarantenni.
Poi
gli splendidi cinquantenni.
Fino a Brad Pitt, splendido settantenne.
Senza neppure renderci conto, trovandoci a meravigliarci
per uno splendido ottantenne.
Ma stupiti e irritati del fatto che fosse diventato 
fiacco e stonato.


(Cit.Placido Domingo)



III
Disegno il contorno di lettere vuote
che restano senza suono
e accompagnano parole silenziose.

Musa immobile di versi illeggibili.

Righe invisibili, che ricoprono spazi
occupati da scritte trasparenti.


(Cit.Anna Oxa)





Anatomo-fisio-patologia

 Da tempi non sospetti, ritengo che il dubbio sulla funzione della ghiandola pineale, vada sciolto. 
È rimasto incompleto il suo sviluppo naturale. Era certamente previsto che, ogni volta che il soggetto dicesse una cretinata, la ghiandola stessa si rigonfiasse leggermente. 
Fino al punto in cui, superato un tot delle cretinate dette, la ghiandola pineale esplodesse, determinando il decesso del soggetto stesso.
Mi pare evidente, che paghiamo oggi le conseguenze del mancato completo sviluppo di questa preziosissima componente del cervello umano. 

martedì 12 luglio 2022

Au tu (corso rapido per poco-facenti musicali)

 

In questi tempi così cupi, 

vi porto con me

 in un gioco classico

 per chi si occupa di musica pop.

------------

Impegnatevi ad ascoltare con leggerezza, un minuto di questo primo link a YouTube.

https://youtu.be/knzDT7-7HEg

------------

Non andate via.

Provate a sentire il primo minuto e mezzo di questo secondo link a YouTube.

(Senza chiedervi troppo cosa c'entri, ascoltate la musica) 

https://youtu.be/XW2LoRqikWI

-------------

Resistete, adesso e cercate di riconoscere il fil-rouge che vi porta questo terzo link a YouTube.

https://youtu.be/LNBjMRvOB5M

--------------

Ci siete riusciti?

Bene. Avete riscoperto una delle più geniali trovate musicali, ironiche e per quei tempi, quasi iconoclaste (oggi sarebbe stato un rischio per i leoni da tastiera che avrebbero urlato alla blasfemia)


-----------------------------------------

-----------------------------------------

Ora  potete spingervi oltre:

Come prima, ascoltate con leggerezza dal minuto 2,10 per un minutino, la musica del video su questo link a YouTube.

https://youtu.be/KqrY3G2mwjY


E adesso, seguite con il vostro migliore orecchio, i punti al minuto 1,40 / poi  2,10, e ancora 3,30. di questo vecchio video sempre sul link a YouTube.

https://youtu.be/4k9oUGk8C2w


Due storie senza paragone, ma il divertimento (e l'effetto) è assicurato.














sabato 18 giugno 2022

Archivio 56 (Estratto da "la vita a 40 gradi")

 

(Prima pubblicazione domenica 20 luglio 2014)

Estratto da "la vita a 40 gradi"

Dicono che la vita ci rende più duri.  Forse è per questo, che io mastico la mia pelle, come fanno le donne eschimesi con il cuoio di caribu', per ammorbidirlo e dare forma agli indumenti. Io lo faccio per restare tenero, nonostante tutto. E dare forma ai miei sogni.
Buongiorno.
(non fatevi essiccare dal caldo, né dalle persone)



Archivio 55 (Estratto da "goethe & morgana")

 


(Prima pubblicazione domenica 1 giugno 2014)

(Estratto da "goethe & morgana")



Citazione Cortese.
(Handle with care).
 
Stai svanendo. 
Nell'incantesimo di Morgana.
Se tocchero' la tua mano, 
ci sarà una luce bianca.
E tu sarai di nuovo materia.
O per sempre sogno.
 



martedì 7 giugno 2022

Archivio 54 ("Errori")

 

(Prima pubblicazione lunedì 11 novembre 2013)

Errori


















Nei viaggi di rientro, rivedo la giornata trascorsa. Metto in fila tutti gli errori.  Li spiego  a me stesso. Quasi sempre li riconosco. Quasi mai riesco a giustificarli. E non me ne faccio mai una ragione. Cerco di trarne l'insegnamento.  Anzi, li tormento senza smettere, i miei poveri  errori.  Torcendoli e strizzandoli, come si fa con uno straccio a cui si vuol togliere fino all'ultima goccia d'acqua di cui è intriso. Mi fermo solo quando le mie mani sono dolenti e fradicie, le mie braccia sono esauste. Quando il mio cuore, disseccato, inaridito, sfinito, quasi non batte più.

giovedì 2 giugno 2022

Archivio 53 (The break - in the wall-)

 

(Prima pubblicazione giovedì 8 agosto 2019)

The break (in the wall)


Un dubbio appeso 


The break

Anche se l’auto non era granché sporca, ho deciso  di andare all’autolavaggio. Uno di quelli che, per sette euro, ti cospargono per benino il detergente sulla carrozzeria unta e butterata dai moscerini. Dove ti sparano addosso getti fortissimi a base d'acqua e aria compressa. Ma io non mi preoccupavo della lucentezza della macchina. Aspettavo soltanto d’entrare in quell’armatura un po’ arrugginita e un po’ riverniciata a strati azzurri. Aspettavo di essere circondato dalla penombra per mettere al massimo la velocità dell’aria condizionata. Chiudere gli occhi strizzando le palpebre per un momento, per riaprirli un attimo dopo.  Sentire quel freddo quasi fastidioso e attorno a me la pioggia scorrere sopra i vetri e sui finestrini. Le gocce che colpiscono violente le lamiere, mentre l’acqua non smette di scorrere sul plexiglas che pare bruma di campagna. Il rumore delle spazzole e degli spruzzi di risciacquo a metà tra temporale e grandinata, mentre la macchina può procedere tuttavia sicura, senza temere che le gomme perdano aderenza in curva. 
Un minuto di mezza stagione, mentre riesco dall’altro lato del percorso, emozionato e sereno, come certi innamorati che finiscono il giro del tunnel dell’amore. Solo un po’ al contrario. Invece di uscire dal calore della passione nascosta, mi ritrovo a rientrare nuovamente nel caldo torrido dell’agosto sardo. .

domenica 29 maggio 2022

Imprenditore presso me stesso

 La prossima volta che prendete in giro qualcuno che nel proprio profilo social o nel necrologio, ha scritto "imprenditore presso me stesso", pensate al dottor Gianluca Vacchi. 

Alla fine non ho resistito. Confessando la mia ignoranza, sono andato a cercare chi fosse, scartando la Treccani e aprendo Google.
In sintesi, credo avere acquisito gli elementi che vi riporto di seguito (tutto rigorosamente copia-incollato).
Benestante di famiglia.
Il padre ha fondato a suo tempo una società che oggi fattura un miliardo di euro (produzione confezioni per aziende alimentari farmaceutiche, ecc.).
I soldi li fa l'azienda creata dal padre.
Lui (Gianluca) è laureato in economia e commercio (dove? quando? voto?), però la carica di amministratore delegato dell'azienda ce l'ha il fratello (quello bravo?).
Lui (Gianluca) ha il 30 per cento delle azioni della ditta di famiglia. Quindi non deve fare altro.
Curriculum: non è solo imprenditore (??), ma deejay, avendo pubblicato una (una) canzone. Pubblica video su Instagram.
Attività imprenditoriali:  con i soldi che arrivano dall'azienda creata dal padre e amministrata dal fratello (quello bravo?), ha acquistato un'azienda di mini computer, comprato azioni di aziende di moda; possiede una società che vende e acquista altre aziende (sic!).
Ultimo recente progetto imprenditoriale: cinque punti vendita di kebab.
L'acume finanziario dell'imprenditore si denota nei fugaci riferimenti ai numerosi pignoramenti, come quello da dieci milioni di euro, da parte della banca popolare di Milano. per mancato rimborso di finanziamento (non ha pagato le rate?).
Tanto paga babbo.
Così ero imprenditore anche io.

giovedì 26 maggio 2022

Sere d'influenza

Le sere più insidiose 
sono quelle in cui inizi a pensare 
alle persone che non vedi da tempo. 

Quando poi ti ritrovi 
a dividerle in due categorie:
quelle che potrai ritrovare 
e quelle che sai che non potrai più rivedere.

Prometti al telecomando dell'auto 
che le cercherai.
Giuri alla serratura del portone 
che le chiamerai.

E cerchi di richiudere in fretta, perché l'ansia 
vada a sbattere contro il vetro.   

mercoledì 18 maggio 2022

Frecciarossa mille

 

Frecciarossa 


Prefazione 

Certe volte vorrei che le Ferrovie dello Stato,
sui loro treni, facessero mettere una presa speciale
per ogni sedile.
Ma non di quelle che già ci sono, con cui si ricaricano
i cellulari.
Proprio un punto a cui attaccare uno spinotto 
con un cavo abbastanza lungo che,
se due persone lo desiderano, 
colleghi le loro storie.
Così che ognuno, nel tempo di un viaggio, 
possa conoscere una parte dell'altro.
Allora, certo, sarebbero viaggi bellissimi.


I
Passo primo. La curiosità.
La vanità narcisa.
Tiro fuori il mio Moleskine con la copertina nera. 
La matita invece, oggi è color arancio, per puro caso,
anzi, per un fatto del tutto accidentale.

Niente prese di corrente a fianco del mio sedile
e mi vergogno, alla mia età, 
di allungare le mani sotto il tavolino.

Misuro con ansia nascosta,
fingo indifferenza nei movimenti,
con la speranza che non veda 
i bottoni della camicia strapazzata, 
che soffrono lo strazio della mia 
pancetta.


II
Passo secondo. Tutto inutile.
Penso a ogni particolare che possa svelarmi
per quello che sono, 
o peggio, per quello che non sono.
Potrei raccontarle che l'ho conosciuta, Circe,
ma perché dovrebbe credere questo?


III
E se fosse una sfida?
Una gara sanguinaria. 
Una lotta all'ultimo sguardo non dato.
Un gioco che ho imparato da solo, 
senza nessun maestro.
Fin da piccolo, non abbassavo lo sguardo.
Semplicemente lo distoglievo.

Ecco, potrei tenere gli occhi chiusi, immobile,
a lasciarmi guardare, senza che l'altro provi remore, 
e che, anzi, possa scrostare i miei strati,
senza che nessuno si accorga.


IV
Ogni volta che viaggio in treno, di sera,
guardo il riflesso delle cabine, 
illuminate dalle luci al neon, 
sul vetro già oscurato dal tramonto.
E quasi sempre ci vedo quella tua foto
impressa sul finestrino.
I tratti del tuo viso trasparente 
che pareva perdersi fuori.
Negando a me stesso, che andasse alla ricerca di me.
Così lontano, allora.













 

























domenica 8 maggio 2022

I giorni della guerra

La mia Anima.
Non so neppure se ancora esista.
Ne percepisco il respiro
dilaniato e fatto a brandelli.

Forse, un giorno, potrò ritrovarne
il cadavere.
Come si fa con quei resti martoriati,
che qualcuno riconosce dall'esame
del DNA. 

Così, ogni mattina si ripete.
Ogni sorgere del giorno 
si ripresenta a me, spietata, 
quella sensazione che mi strazia.


venerdì 6 maggio 2022

Nero (re-edit 2015 2022)

 

(Prima pubblicazione venerdì 18 settembre 2015) (re-edit 06 maggio 2022)

nero





Qualcuno dovrebbe iniziare a dirla. Qualcuno dovrebbe iniziare a raccontarla, la storia  di  quella grande costruzione, emersa nel punto in qui sparisce la nebbia della pianura. Al confine tra i possedimenti di Lord Piercy e le paludi delle zanzare. Punto di passaggio tra le ultime chiudende del Marghine e i resti dei terreni che furono dei vescovi, sterminati dalla malaria.
Mio fratello più piccolo sostiene che a nessuno, ormai, possa interessare la storia di quella stazione ferroviaria a scartamento ridotto. Lui ritiene che non ci siano più le anime libere, disposte a sentire l'emozione di quella signora magra e alta. È convinto che ci sia in giro alcuno capace di ascoltare le sensazioni di un ragazzino
Mio fratello più piccolo crede che nessuno voglia conoscere chi sia stata e cosa sia, ora, quella donna vestita di nero.
Si, perché da noi, ogni mistero è vestito di nero. Ogni storia che si nasconde dietro a una sconosciuta, dev'essere una storia che non può avere altro colore, se non quello del lutto. Al più, talvolta, si può aggiungere il rosso vinoso del sangue dei Miserabili. Raramente quello più vivo dei nobili decaduti, delle maestrine romantiche o del generale Lutzu di Borore.
Eppure ci sarà un motivo se per lui, mio fratello più piccolo,  quella stazione a scartamento ridotto, oggi non è fatta di binari, né di vecchi vagoni di legno pitturato trenta volte di grigio. Ci sarà un insegnamento, come dice la mia maestra di San Vero, se fra tutti i suoi ricordi di ragazzino, lui racconta ancora di quella signora alta. Alta come lo sono tutte le donne, agli occhi di un dodicenne. Forte, come lo sono tutte le donne agli occhi dei cinquantenni. 
Lui, mio fratello più piccolo, di quella stazione cerca, inutilmente, l'unica cosa che sa di non trovare. Muri scoloriti e intonaci scrostati. Doppie porte scardinate e senza neppure più voglia di cigolare. Ogni cosa è ancora al suo posto. Come i soliti vecchi delle piazzette di paese. Quelli che ritrovi al solito posto, soltanto più decrepiti. Lui, mio fratello più piccolo, cerca inutilmente quel telefono, inchiodato al muro della porta del capostazione. Troppo in alto per un dodicenne.
E anche se non lo ammette, penserà che è un vero peccato non trovarlo ancora appeso. Adesso che ha l'età e l'altezza giusta, per guardare da vicino e toccare quel telefono. Nero. Come gli abiti della signora che aspettava i treni.
Scomparso anche lui, senza avere potuto far sentire la sua voce. Senza avere raccontato quella storia.













lunedì 25 aprile 2022

Cerchi nel grano

Da qualche giorno, i biscotti del mattino hanno un sapore differente.

Non è per il grano diverso, che ora arriva dal Canada, 

o per un altro tipo d'olio, che ora arriva dal Venezuela.

È il pensiero che le guerre non si perdono,

ma ci si perde, nelle guerre.

Sono pezzi di noi che, abbandonati e stracciati, vanno via, 

senza farci sapere 

se camminiamo avanti, verso qualche luogo,

o giriamo in tondo, lasciando sulla terra un cerchio,

che non è neppure nel grano.


All'alba (25 aprile)


Una mattina.

Il Male vincerà.

O, almeno

così sembrerà

a lui.


martedì 19 aprile 2022

Via Maris (Archivio 53) (2015)


(Prima pubblicazione venerdì 18 settembre 2015)

perso



È una giornata importante. Vestito bene. Pantaloni blu, maglietta rossa con scarpe abbinate. Non mi devo sporcare il vestito nuovo. Non devo giocare con la terra. Devo stare attento a non cadere.
Non sono stato bravo. Non ho mantenuto la promessa. Ma non sento le urla di mia madre, ora che sono sporco di sabbia, bagnato fradicio fin dentro i miei piccoli polmoni. Ora che sono riverso addormentato sulla spiaggia di fine estate. Perso



martedì 12 aprile 2022

Sottofondi

 È in sottofondo.

Fino da quando ti alzi al mattino presto.
Mentre controlli se i biscotti sul tavolo, abbiano anche l'olio di girasole.
Quando pensi che dovresti chiudere l'acqua che scorre inutilmente,
prima di pulire lo spazzolino.
Lo percepisci nello scorrere dell'asciugamano 
sulla pelle del viso bagnato e tiepido.
O nella ventola metallica della piccola stufa che fa sentire il suo tepore.

Lo riconosci, il rumore della Guerra, in sottofondo.
E proprio in sottofondo, pensi a quello che diceva spesso il tuo amico Paolo.
"Proprio quando ti sembra di avere toccato il fondo, tu resta in silenzio 
e ascolta. Sentirai qualcuno bussare da sotto."
Proprio dal sottofondo.

Sardegna (ich bin ein...) Archivio 53

 

(Prima pubblicazione martedì 9 aprile 2019)


cagliari (ich bin ein...)




Lo so che non è politicamente corretto e neppure elegante. Non si dovrebbero citare le tragedie per costruire un percorso che porta alla commedia, o meglio al sarcasmo, alla risata a desti stretti.
Però volevo ricordare un momento della Storia molto importante. 
Ogni volta che mettiamo un cartello con scritto "io sto con i pastori sardi", "io sono charlie", "siamo tutti parigini", in realtà stiamo solo copiando.  Con il migliore degli intenti, stiamo copiando colui che fu il primo, il padre fondatore, l'illuminato creatore dell'empatia politica. Colui che un giorno di giugno del 1963, arrivò dentro una città miseramente dilaniata in due monconi. L'avevano fatto come si fa oggi quando si vuole portare via una ragazza appena uccisa, ma si hanno solo valigie piccole. 
Una grande linea tracciata rabbiosamente attraverso i quartieri, come fatta con una matita H, che non lascia solo il segno nero, ma trafigge la carta, scavandone un solco che la taglia quasi fino a farne uscire il sangue, se la cellulosa avesse i globuli rossi.
Nessuno di noi è nato o cresciuto a Berlino, come non lo erano i milioni di persone che più di cinquant'anni fa poterono ascoltare e leggere le parole profetiche di quel presidente americano. E probabilmente nessuno avrebbe voluto viverci a Berlino, scambiando la propria tranquilla esistenza senza Muro. Solidarietà e affetto sono talvolta immateriali e convenienti, eppure importantissimi, come lo furono allora.
Ho pensato ai poveri cittadini Berlinesi dell'estate del 1963; vittime dell'arroganza, del cinismo, dell'illusoria propaganda politica. Prigionieri di un destino fatto di parole d'ordine, di nemici dall'altra parte del mare, di autarchia, che sarebbero finiti negli anni '80 con la fame di pane, di corrente elettrica e perfino di riscaldamento negli inverni del nord Europa.
Anche io potrei fare un discorso visionario, nel mio piccolo. Vorrei fermarmi nel punto in cui viale Regina Margherita si slarga per posarsi sulle gradinate che illuminano via Roma e il primo scorcio di porto. 
Pensando ai congiuntivi sbilenchi, alle subordinate inesistenti, ai verbi coniugati a sputo. Rimuovendo plastica, bellezza da vendere, pecore da selfie. Guarderei con nostalgia infinita il portone di legno e le colonne in calcestruzzo che furono l'ingresso del Cinema Due Palme, finito negli anni settanta proiettando film per adulti. 
Probabilmente riuscirei a capire l'emozione che fu di John Fitzgerald Kennedy per la città di Berlino, nel vederla sfregiata e immiserita.
E infine troverei il modo di manifestare i miei sentimenti di addolorata solidarietà, per quel muro senza mattoni, fatto di frasi sconnesse, verbi umiliati, concetti da Bitter Campari, assessori da Sambuca Molinari.
Solo allora avrei il coraggio di dirlo ai cittadini del capo di sotto: "Io sono cagliaritano".









lunedì 11 aprile 2022

Archivio 52 (estratto da "parole & cervelli")

 

(Prima pubblicazione martedì 24 marzo 2015) (estratto)

(...)

 
Custodisco tutte le parole bellissime che mi hai dato. Come faceva mia nonna, che conservava le sue medicine, dentro una scatola di latta, del lievito Bertolini. E come lei, quando sto male, apro la scatola e verso la giusta quantità di gocce, per lenire il dolore. Se fai attenzione, puoi sentire il suono delle parole che cadono nel bicchiere. Una ad una.
 


domenica 13 marzo 2022

Archivio 51

 

Estratto da "zibaldoni" 

(Prima pubblicazione venerdì 31 marzo 2017



VI
I luoghi hanno l'anima di chi li abita


mercoledì 9 marzo 2022

Archivio 50

(Prima pubblicazione: marzo 2016)

8 marzo
 
Noi uomini lo sappiamo. Dovremmo festeggiarle ogni giorno. Non soltanto in una festa comandata. Sono le nostre compagne di vita. Quasi sempre le guidiamo noi, ma sono loro che ci portano, ci trasportano verso luoghi che talvolta, neppure conosciamo. Iniziamo ad amarle per come sono fatte, per le loro forme. A volte arrotondate, a volte spigolose. Poi le apprezziamo per come sono dentro. Motori inarrestabili, capaci di restare assieme a noi per una vita intera. Anche quando le lasciamo per una nuova passione, restano per sempre nel nostro pensiero e magari le incontriamo con un altro uomo, a cui concedono di percorrere un altro tratto della strada.
Forse riusciremmo a vivere senza di loro. Ma è difficile immaginarla, ormai, una vita senza auto.

martedì 8 marzo 2022

Nuovi testa-menti

Vera conversazione a tre.
(Vedi altro post: "Il nome di Dio invano")

La Stefi: "Ma come, hai augurato che venisse un embolo a Putin? Allora anche a Biden."

Il Mark: "E a Zelensky no?"

Io: "E di quello stronzo di Abele, ne vogliamo parlare?"


(Mi sento orgoglioso della mia capacità di reazione, ben oltre la Nato.)

Il nome di Dio invano

 Cosa vuoi che sia per te, Signore?
Una semplice e minuscola pallina di grasso,
che può lasciare il luogo in cui è rimasta ferma
per molti anni.
Non piangerebbe tanto, nello staccarsi dalle pareti
che l'hanno accolta fin da quando aveva iniziato 
la sua formazione.
Seguirebbe curiosa il flusso che la portasse in giro
per quell'universo, fatto di miliardi di altre
minuscole forme rotondeggianti.

Cosa vuoi che sia per te, Signore,
farla giungere nel luogo in cui il Destino l'attende.
E farla fermare, come un bambino che cade nel pozzo.
Che non può più scendere, ma neppure essere 
riportato in superficie.

Solo una cosa ti potrei chiedere, Signore.
Che sia un pozzo scavato nella testa di Vladimir.
E che io possa dare un nome a quella pallina.
Embolo.

sabato 5 marzo 2022

La fortuna è Ceca

Non chiedete.
Non pregate.
Almeno per oggi, ditelo quanto siete fortunati
a non dover cercare una casa che abbia una cantina,
dove non ci siano vetri rotti o muri sbriciolati.
Dove qualcuno abbia ancora un piccolo fornello 
e una bustina di the.
Ditelo a voi stessi e ai vostri cari, che siete felici
di poterli vedere in viso e di poterne carezzare 
le guance.
Ripetetelo ancora una volta, mentre scegliete 
quale dolce posare sul piattino di porcellana,
assieme a una tazza di latte caldo.
Ditelo, quanto siete fortunati.
Almeno per oggi.

mercoledì 2 marzo 2022

Vladimir Sputnik & la globalcanizzazione

Peccato.
Era così bello il Mondo,
diventato tanto piccolo,
da poter allungare lo sguardo
e riuscire a vedere noi stessi
di spalle.

martedì 1 marzo 2022

Buon otto

Leggo spesso.
Ascolto molte volte.
Vedo così tanto.
Tutte quelle storie di donne.
Conosco la trama del racconto.
I personaggi si somigliano così tanto, nell'essere, all'apparenza, così diversi,  che dopo, li riconosci tutti. Solo dopo.

Io invece dico sempre una cosa che sentivo raccontare da mia nonna.
Dico sempre più spesso che già dalla prima volta, già dal primo passo verso quella strada, imbiancata, in cima, di rosso sangue, bisognerebbe fare qualcosa.
Fin da subito bisognerebbe fare quello che lei raccontava con dolore, quando parlava con mestizia di coloro che, per qualche motivo (che preferiva non precisare) erano portati via dalle loro case, dal loro paese.

Usava parole che non erano belle.
Che segnavano in modo indelebile chi le subiva.  
In fondo era giusto così. Finivano a quello che lei chiamava "domicilio coatto".
Non ho mai capito se fosse una condanna, o un modo per salvarli da una sorte peggiore.

Per questo ho pensato a quelle due parole, anche oggi, come tutti i santi giorni in cui sento dire che si poteva salvare una vita di una donna.

Questo volevo dire: 
già da subito, già dal primo gesto, senza dubbio alcuno, chi inizia quella strada andrebbe sradicato, portato via, allontanato in un luogo lontano.
Lasciato in qualche posto dove non possa muovere passo.

Perché chi deve limitare la propria vita non dev'essere una donna impaurita,
ma un ometto tenuto al laccio di un ghetto sconosciuto.
Come in altri tempi si mandava al confino chi aveva idee diverse dall'Autorità,
così si dovrebbe fare per chi, oggi, ha pensieri diversi dall'Umanità.

Buon otto.

Marzo.





domenica 30 gennaio 2022

Estratto 49

 

(Prima pubblicazione: venerdì 21 maggio 2021)

Futurologia

 Futurologia 

In altri tempi, abbiamo imparato a leggere nel movimento  delle stelle, poi il sangue degli agnelli sacrificali o dei polli. Siamo passati attraverso l'arte divinatoria della lettura delle semplici carte o dei tarocchi, persino dei fondi di caffè, per mezzo delle sfere di cristallo, arrivando fino alla lettura delle linee del palmo delle mani. E ora, ai nostri giorni, siamo costretti a cercare di leggere il nostro futuro, ma soprattutto i pensieri, solo dagli occhi delle persone, oramai nascoste dalle mascherine.

mercoledì 26 gennaio 2022

Archivio 48

 

(Prima pubblicazione: lunedì 22 agosto 2016)

virus



- Ciao.
- Ciao. Hai una faccia...
- Davvero ?
- Si, si. Che ti succede?
- Beh. Sai...
- Sputa il rospo.
- Insomma...ecco.... Ti ricordi quella ragazza di cui ti parlavo. Quella che ho conosciuta su Effebi....Che ci stavamo frequentando, usando Whatsapp...
- Si, certo che la ricordo; l'ultima volta mi hai pure fatto vedere la sua foto svestita.. Una Dea.
- Beh. Si.... Lei... Ecco: ci siamo dati un appuntamento vero. Ci siamo piaciuti. È stato un vero sballo.
- Mi pare una buona cosa. Perché quella faccia, allora?
- Mi sono beccato un virus...
- Uhh.... Mamma mia!  E io chissà che mi credevo.... Che telefono hai? Lumia Microsoft? Mettici Avira antivirus, che è pure gratis.

Archivio 47

 

(Prima pubblicazione: sabato 12 marzo 2016)

all-less

Alcuni sono profumatissimi. Un eccesso di fragranza forte, che ti arriva addosso, mentre passano vicino e resta per qualche secondo. Altri invece, sanno soltanto di pulito. Niente gel luccicante sui capelli. Oppure si distinguono per i jeans dello stile che piace ancora a loro, fin da quando li portavano da ventenni. Mentre i più giovani  sono audaci e seguono la tendenza, con gli strappi al punto più o meno giusto. Barbe o visi lisci. Spesso meno pallidi di come te li aspetti. Poi ci sono i solitari. Quelli che attendono sullo spigolo del marciapiede, di fronte alla scuola. e sembrano dei padri ansiosi, che aspettano i figli alla fine delle lezioni. Dall'altro lato, dove la palazzina d'epoca lascia libero un bellissimo quadrato di sole, il gruppetto che si bea del tepore  fuori stagione.  Parlano tra loro, come i vecchietti delle  piazze di chiesa nei paesini. Esprimono pareri animati. Scambiano consigli esperti. Sono così numerosi, in quel.crocevia del centro della città. Proprio davanti al liceo da cui sono venuti due presidenti della Repubblica. Eppure non sembrano avere niente in comune tra loro. Se non quella inusuale sportina di plastica biodegradabile. Con quella scritta identica per tutti. "Issimo. La spesa semplice". Una busta bianca e rossa che li accompagna, mentre escono dal portone di ferro. Quello con la targa dorata. Caritas diocesana.

domenica 2 gennaio 2022

Archivio 46 ("buone giornate e buone serate")


(Prima pubblicazione 7 dicembre 2014)


estratto da: buone giornate e buone serate

 

Ci sono storie che non puoi svelare a chi le ha vissute. E che non vuoi raccontare a tutti gli altri.
 
 
Buone Giornate
 
 II
Raccontano che, durante la seconda guerra mondiale, quando gli aerei avevano difetti inspiegabili, gli aviatori davano per certo che il guasto fosse opera dei "Gremlins". Piccoli esseri, animali-folletti, astuti e perfidi. Capaci di sabotare ogni parte dei velivoli, mettendo a repentaglio la vita degli equipaggi. Forse qualcuno di loro è arrivato anche dentro la carlinga delle nostre vite.  Hanno rubato il tempo, la vicinanza, la confidenza, l'intimità.   Hanno sottratto i pensieri, i progetti, le fantasie, i desideri.  Hanno divelto la voglia di dire, fare, baciare, come scassinatori provetti. Ci hanno lasciato le lettere.   Un po' per consolare della mancanza.  Un po' per acuire la sofferenza della perdita.  Perché i Gremlins sono così.  Perfidi.
(Per cui, oggi, prima di iniziare il volo, fate tutti i controlli. Poi volate tranquilli. Buona giornata.)
 
(omissis)

Buone serate
 
I
Ci dev'essere freddo, la'  fuori. Lo capisco dai vetri appannati.  E penso che sarebbe tutto più facile, se i cuori fossero di cristallo, per farci vedere subito, la temperatura dei sentimenti.
(Heart of Glass. Blondie). Buona serata.
 
 II
Oggi non ho storie per voi. Stanno tutte rinchiuse dentro una piccola scatola di legno di balsa. Di quelle scatoline intarsiate, che Zia Vanna intagliava e assemblava, incollandole con il Vinavil. Che usava per tenerci aghi, fili, nastri, bottoni, e tutto quello che le serviva per adattare i suoi vestiti, sempre colorati e stretti in vita. A volte aggiungeva al coperchio della scatola, un panno di velluto bordo' (mi perdonerete, ma l'ho voluto scrivere proprio come lo scriveva lei, quando prendeva appunti sui cartamodelli degli abiti). In certi casi, agganciava persino un minuscolo lucchetto ottonato, occultandone la chiavetta nel centrotavola di Limoges. Un nascondiglio irraggiungibile, per un bambino com'ero io. Così, per me restava un compito impossibile, aprire quel piccolo scrigno traforato e il suo contenuto. Come allora, stasera sono troppo piccolo per raggiungere la chiavetta di ottone. E non potrò aprire la scatola delle mie storie per voi.
Buona serata.