sabato 4 dicembre 2021

Archivio 45 ("mutanti")

 


(prima pubblicazione venerdì 13 gennaio 2017)

mutanti




La vedo. Così luminosa.  Capita spesso di non poterne fare a meno. A volte resto davanti a lei, come incantato. Come fosse la prima volta. Come se non sapessi cosa fare.  Eppure so benissimo il motivo per cui la cerco, per cui mi avvicino a lei. Allungo la mia mano, scorrendo e sfiorandola, fino a fermarmi sul posto giusto, che riconoscerei a occhi chiusi. Quel punto che la farà scattare. Che riuscirà a soddisfare la mia voglia di piacere. Mi piego ancora di più verso di lei, ancora più in basso, per prendere quel piacere caldo e profumato. E poi la passo a un altro. "Per te, invece, caffè o ginseng?". Credito 50 centesimi.















Wolverine

Quando sei solo e parti col buio,  certe canzoni sono carezze leggere, che si fanno sottili, fino a diventare taglienti. E tu spingi verso di loro per farle andare più a fondo. Incurante del sangue. Vivo.


Nightcrawler

Due lucertole preistoriche, a forma di nuvola, nuotano nel cielo del giovedì. Mentre io, come un fossile vivente, aspetto uno scienziato pazzo, che estragga il mio dna, per darmi nuovamente vita.


Sabretooth

Alzo in alto la mano, a palmo aperto. Distendo le dita, a raggiera, come un rastrello che raccoglie i fili di vento, che ci passano attraverso.


William Stryker

Mille aghi di solitudine. Ognuno di essi, così piccolo e indolore. Inflitto in un punto imprecisato. Così da non poterli strappare via.


Jean Grey

Stasera, questa collina è bellissima. Il vento si fa sentire, come certe mani posate in movimento. Striscia teneramente. Come volesse levigare il viso, al pari di quelle panchine di pietra ruvida. Racconta ciò che non è, ascoltando quello che non esiste.












giovedì 28 ottobre 2021

Archivio 44 (estratto da "orario scolastico")

 


(Estratto da Prima pubblicazione domenica 27 novembre 2016)

orario scolastico (estratto)

Lingue

Dicono che imparare una seconda lingua, imparare a nuotare o ad andare in bicicletta, sia molto più facile iniziando da bambini   Farlo da adulti, non è impossibile, ma molto più difficile.   Se è così per nuotare o pedalare, figuriamoci per imparare ad amare


Chimica (avete presente gli acidi degli anni '60?)

Lo circondo. Lo avviluppo tra le mie spire. Morbido, m'infilo tra le sue pieghe più morbide. Il mio palpito dentro le sue parti più nascoste. Sento su di me le scariche elettriche dei suoi pensieri più intimi. Fino ad affondare, soffocato di piacere. Sentendo ancora, nelle narici, il suo profumo bianco e grigio.  Resto così, ancora ricoperto dalla sua mielina. Disteso su un letto morbido, di assoni e dendriti. A sorridere ai neuroni






venerdì 22 ottobre 2021

Archivio 43 ("praesenti")

 

(Prima pubblicazione: domenica 5 maggio 2019)

praesenti






Nella chiesa spoglia, in cui l'unico ornamento
sono gli angoli squadrati dei blocchi di antica trachite,
il paese invecchia d'improvviso davanti ai miei occhi,
con le rughe posate su visi che un tempo mi erano conosciuti,
come crepe sottili e morbide adagiate su intonaci ormai vecchi,
di case di cui non conosci  piu' cio' che vi abita dentro le mura.

domenica 10 ottobre 2021

Archivio 42 (Romeo, Giulietta, la mela)

 


(Prima pubblicazione 14 ottobre 2017) (Ecco perché i modelli di telefono citati sono vecchi)

romeo giulietta e la mela



Immagino.

Oggi immagino proprio quei due ragazzi eterni. Romeo lo stupidotto  e Giulietta la quadrata. Il Romeo tanto timido da mostrarsi sfacciato in pubblico. La Giulietta sinuosa nei pensieri, al punto da non riconoscervisi.
Certo. Avete ragione. Non si possono usare parole così lunghe e attorcigliate come "riconoscervisi". D'altronde anche i due di Verona erano sufficientemente contorti. Meravigliosamente, s'intende. 
E poi, il balcone. Io me l'immagino oggi, il balcone di Giulietta; con Romeo due piani sotto e lei con la brezza che la rende ancora più incantevole, proprio come nei film di Muccino. Mentre lui, come un banale Scamarcio, resta là, in mezzo all'erba umida, al freddo; con le lumache sotto le suole degli scarponi inzaccherati.  Magari era proprio per quello che la famiglia di Giulietta non ce lo voleva dentro casa.
Si, me li immagino entrambi, oggi.  Giulietta con il suo IPhone8, sottile e diafano proprio come lei.  Romeo con il Samsung S8.  Lui che le scrive parole di passione e di sentimento. Espressioni nascoste al resto del mondo. Immagini ritagliate dalla propria vita per essere regalate solo a lei.  Immagino il lieve afrore del viso di Giulietta, nel leggere quelle frasi, che nascondono il suo nome ovunque. Che mostrano un desiderio fatto di puntini di sospensione e di lettere punteggiate, che si completano solo nel silenzio dei pensieri della sua mente. Così oggi, quel balcone non trova scale per essere raggiunto. Quel balcone fatto di messaggi e piccole faccine in cui ogni parola scritta, sembra pronunciata dal patio in cui Romeo sosta per notti intere, senza mai raggiungere Giulietta.  Perchè le scale, con i telefonini, non servono
.


sabato 2 ottobre 2021

Archivio 41 (citrosil)

 

(Prima pubblicazione mercoledì 1 gennaio 2014)

citrosil

 

Volevo raccontarvi una delle mie piccole storie.  L'ho immaginata iniziando dal momento in cui avete deciso di buttare via quelle inutili vecchie foto. Non più tristi, né rabbiose, nè odiose. Solo inutili vecchie foto. Come i vecchi flaconi di Citrosil, dimenticati, da un'estate all'altra, sul davanzale della casa di mia nonna. A voi non capita? 
E' andata proprio così. Volevo raccontarvi una di quelle storie che accadevano nei film del secondo canale, il lunedì sera. Di quelle storie di donne bellissime e appassionate, che a un certo punto della trama, si ritrovavano con la foto di un uomo in mano. Immobili,  per un istante,  a fissare l'istantanea della propria vita.  Personaggi femminili che, per distruggere quella parte sbagliata della loro storia, potevano soltanto strappare una foto e gettarla via.  

"Una volta l'ho vista, una donna così. Stava seduta in mezzo al suo letto, con le caviglie incrociate. A mezzanotte passata, aveva tirato fuori una scatola di cartoncino patinato. Dentro ci teneva un bel mucchietto di foto, una sull'altra, come fossero le figurine dei calciatori Panini. Non so se ci avete mai fatto caso, ma  le foto, a differenza delle figurine, non si possono conservare a mazzetti ordinati, perchè non sono mai tutte uguali.  Hanno dimensioni diverse l'una dall'altra.  Così, quando le riprendete per guardarle, dovete girarle e ruotarle nella giusta posizione. Ricordo ancora, con quanta attenzione, scrutasse quelle foto, prima di passarmele. Con quanta tenerezza e amore, le guardasse. Era come se, prima di mostrarle, dovesse riordinare le pieghe dei vestiti sgualciti, o aggiustare il ciuffo, trascinato dal vento, al momento dello scatto. Di ognuna, mi raccontava luoghi e personaggi, antefatti ed epiloghi. Per ognuna poteva ricordare un profumo, una parola, un'emozione. Di alcune ricordava solo la rabbia, per una parola non detta, o per un inganno subìto. 
Mi raccontava delle tante volte in cui aveva deciso di strappare quelle foto, di buttarle via assieme a quei ricordi pieni di rabbia. E delle altrettante volte in cui, mentre le prendeva tra le mani, ricominciava a guardarle e a sentirsi incapace di distruggerle. Guardarle era per lei come rileggere i piccoli fogli degli adolescenti o le brevi lettere degli amori giovanili. Quando vengono ritrovati in un cassetto.
Erano tutte immagini molto belle. Come possono esserlo le foto, i racconti, le espressioni, i movimenti, di chi amiamo.  Ricordo ancora oggi un suo ritratto, di una bellezza impressionante, tirato fuori dal fondo della scatola. L'ho visto soltanto quella notte, ma lo ricordo perchè mi è capitato di riconoscerlo, molto tempo dopo, stampato in bianco e nero, su un giornale, guardato per caso. Sono certo di avere staccato la pagina e di averla conservata da qualche parte. O forse, ho soltanto immaginato di farlo." 
(*)
   
Ecco, per quanto sbilenca, volevo raccontarvi una storia così.  Poi, mentre iniziavo a prendere appunti sullo smartphone, mi sono reso conto di un'evidente mutazione. Le foto delle nostre vite non sono di cartoncino. Le parole delle nostre storie non sono graffiate sulla carta. Se per le mail, esiste ancora la possibilità di restare incantati a rileggere caratteri arial, verdana, o times,   per distruggere le foto basterà invece, solo una piccola pressione su un tasto o su un touchscreen. Non avremo neppure il tempo di elaborare emozioni o rancori, rimpianti o rimorsi, ragioni o sentimenti. Non avremo un amico seduto sul letto, a cui mostrarle. Ci potrà salvare solo l'opzione "annulla". Se non saremo impulsivi o precipitosi.

(*)https://youtu.be/ypcoO2H4IE0

1996
Inghilterra
Germania-Repubblica Ceca 2-1 gg
Germania


giovedì 30 settembre 2021

Ono Mastici (Archivio 40)

 


(Prima pubblicazione  26 giugno 2017

particelle & parole

Particelle


Una volta, un'archeologa austriaca, mi ha dato lezioni di italiano topografico. Mi ha spiegato la differenza, neppure tanto sottile, tra i due modi di indicare un luogo distante, tra due persone. Così, oggi conosco il significato di ciò che si trova "lì", come luogo più ristretto, rispetto a ciò che si trova "là", più indeterminato, quasi "intorno al lì". 
Capisco soltanto ora, l'importanza di conoscere la differenza tra quelle due particelle, capaci entrambe di muoversi come in un valzer viennese, disegnando spazi, l'una intorno all'altra. Delimitando quelle linee invisibili agli altri. Quelle linee e quegli spazi che oggi non vedo. Confuso e disorientato, incapace di ritrovarmi. Senza particelle e senza archeologa.

domenica 26 settembre 2021

Archivio 39

 

(Prima pubblicazione: 22 agosto 2016)

scent of











Ho deciso di fare una deviazione. Ho deciso di seguire quel vecchio cartello arrugginito e quasi divelto. Ha insistito così tanto, in questi mesi, che alla fine ho voluto dargli retta. Ho infilato quella che un tempo è stata più di una mulattiera. E che oggi ha dimenticato cosa fosse in altri giorni. La mia macchina ci è passata a malapena, ma non ha protestato. E'abituata a percorsi scomodi, come talvolta lo sono le mie giornate. Così, dopo cinquecento metri, seicento buche e diciotto strettoie, sono sbucato dove sbucano tutte le strade testarde. In uno spiazzo di una vecchia stazione. Il suo cartello è ancora in piedi, quasi verticale. Con la scritta chiara, come se qualche signora dabbene, l'avesse ripulito proprio stamane, sapendo che avrebbe ricevuto una visita. Per questo ho voluto essere educato. Ho fermato l'auto, in modo da non dare troppo fastidio. Sono sceso e ho scattato foto, scusandomi per il troppo rumore fatto dall'otturatore della macchina fotografica dello smartphone. Un sacco di binari, per una stazione esiliata nelle campagne. Una chiesa così piccola,  che al massimo ci sarà stato posto solo per un piccolo altare, un prete e un solo chierichetto.  Dall'altra parte, in simmetria opposta, un rudere, di cui la cosa meglio conservata resta l'insegna fatta di cemento, sul muro di lato: "scuola elementare". E poi il caseggiato più grande. Restaurato con i mattoni rossi di prima della guerra, per nascondere l'intonaco inglese della fine dell'Ottocento. Finestre abbandonate aperte al primo piano. Niente finestre né porte, invece, sul marciapiede dei binari. Solo il segno dei varchi, ormai murati, con impietosi blocchetti di calcestruzzo. Aperture simmetriche che paiono occhi, per sempre occlusi, senza preavviso, né spiegazione.  Poi, senza preavviso, né spiegazione, capisco. Senza averne voluto o richiamato la presenza. Sento il trillo di un campanello meccanico, come ancora si sente in certe scuole, quando si segna la fine della lezione, o l'inizio della ricreazione. Mi piacerebbe fosse una storia di fantasmi bambini, che non hanno mai abbandonato la scuola elementare, che sta esattamente di fronte a me. Invece è proprio il suono d'avviso di un vecchio passaggio a livello. E quello che arriva è uno dei treni che ancora riescono a fare scintille sulle rotaie a scartamento ridotto. Non mi domando neppure come abbia fatto a sapere che io fossi proprio là, proprio in quel momento e in quel luogo. Lo guardo soltanto, incantato. Come si guarda un treno che continua a passare in una stazione che esiste solo in due cartelli bianchi arrugginiti. Solo allora capisco definitivamente. Perché quella stazione, a cui hanno chiuso gli occhi, continua a vivere e vedo i muri piegarsi leggermente, a seguire la coda del treno, passato davanti a lei. Anche a occhi chiusi, sente i suoni e le vibrazioni dei binari. E aspetta pacifica, che passi un treno, che riprenda a fermarsi davanti. O qualcuno che faccia una deviazione, per non sentirsi troppo sola








Un giorno mi chiederanno di raccontarti. Di descriverti. 
E io non dirò chi eri. Ma dov'eri. 
Perché tu sei un Luogo. 
Un Luogo dove esiste tutto ciò che altrove non c'è.

Archivio 38

 


(Prima pubblicazione: 10 agosto 2014)

seconda stella














Statale uno.
Ciao. Mi chiamo Carlo. Sono il fratello del Re.  Mi è stato fatto dono di un piccolo regno,  su un'isola a forma di uomo, ma senza braccia né gambe. La testa ce l'avrebbe, ma se l'hanno presa i francesi.  Anche il mio feudo è particolare. Largo venti metri, lungo duecentoventi chilometri. E siccome per uno di sangue reale, non è decoroso fare l'agricoltore, ci ho messo sopra della ghiaia, come la chiamano in Piemonte. Così, ogni giorno, un sacco di amici passano a trovarmi.
E io sono Felice.


venerdì 24 settembre 2021

Archivio 37


(Estratto da "Calendario del vento" - Prima pubblicazione  27 novembre 2016)


VE

Che lo vogliate o no, il venerdì è un giorno particolare. 
Scelgo con cura le parole. Ne misuro la lunghezza. Ne stimo la trasparenza e il colore, come si fa con i diamanti. Ne sento il peso, tenendole in mano. Perché non siano mai troppo pesanti. Né troppo poco. Perché, poggiate sul letto,  sprofondino leggermente, lasciando il loro segno incavato. Con la forma del desiderio.

















Archivio 36

 

(Prima pubblicazione 25 settembre 2017)

(Titolo originale "Archivio fotografico 2" - Estratto)


Spezzo i ricordi come fossero legnetti ancora umidi, per alimentare quel misero fuoco. Perchè possano vederlo i tuoi marinai, così che corrano ad avvisarti della mia esistenza. 








giovedì 23 settembre 2021

Archivio 35

 

(Prima pubblicazione  13 settembre 2014

compro una vocale

 

 









L'errore degli ansiosi. Considerare qualunque cosa, anche la più insignificante, come assoluta e definitiva. Capace di modificare gli equilibri dell'universo. Vi sembro esagerato?  Bene, siete sulla buona strada. Riportate ogni problema, alla giusta misura.


A
Cambiate, ogni tanto. Il mondo è pieno di piccoli baretti. Le strade hanno così tante piccole deviazioni.


E
- "I vostri amori dove sono andati?"
- "Dai, vieni. Ti porto da un mio amico. Vende tutti i sentimenti. A prezzi da ingrosso."
(parole e musica: Cellamare, Bricoman)


 I
Ho voglia di parlare, non di scrivere. Compro una vocale.


O
La Settimana Enigmistica.
Vedo quel grande quadro, con gli angeli di Bouguereau. E capisco. Come gli indiani Apaches, come i Tupamaros del Sudamerica, hai disseminato i tuoi luoghi, segnando i sentieri che portavano a te.
(Questa è per voi, se vi piacciono i crittogrammi. Altrimenti, tirate i dadi e saltate un turno.)


U
Il tempo in cui anche l'amore  è globalizzato. Te ne accorgi quando ascolti una canzone, che parla di quante interurbane si fanno tra innamorati. Una canzone improvvisamente vecchia. Una parola difficile da spiegare a un ragazzo di oggi. Oggi che puoi essere dovunque. E puoi parlare o scriverti allo stesso modo.  Che tu sia all'altro capo del mondo o nel baretto all'angolo. I chilometri non contano. Se non devi baciare nessuno.
(Ricordatevi di trovare un buon motivo  per baciare qualcuno.)
 
 
 

domenica 15 agosto 2021

Fanta-politik 2021

 Capita di assistere a discussioni sul futuro che ci attende, nel bene o nel male. Un futuro sempre più smart, dicono. Con intelligenze artificiali e apparecchi interconnessi. Persino frigoriferi, lavatrici, forni, potranno dialogare tra loro e con noi, anticipando le loro funzioni, in base ai nostri gusti e alle nostre esigenze. 

Io non mi preoccupo: sperimento quotidianamente questo tipo di ambiente di vita. Infatti pensavo di avere un portone di casa difettoso. Invece dev’essere stato modificato a mia insaputa, dotandolo di un qualche circuito. Forse in un futuro prossimo, anche voi avrete un portone di casa intelligente e persino perfido. Infatti  in genere lo trovo non incastrato e quindi posso comodamente aprirlo spingendolo, senza usare la serratura. Una grande comodità se avete, ad esempio, le buste della spesa che v’impegnano le mani.

Ma basta che io, mentre arrivo, pensi di lasciare in tasca il mazzo delle chiavi o prenda in mano solo quella della porta dell’appartamento al terzo piano, per trovare l’accesso sbarrato, ben chiuso e regolarmente serrato.

Altro che Hal 9000.


venerdì 23 luglio 2021

Archivio 29

 Segue dall'archivio 28

Prima pubblicazione domenica 20 luglio 2014)

la vita a 40 gradi

III
Il mio mondo è cambiato, mutato.
Come i vecchi, a volte ho ricordi confusi.
Non ricordo di averlo perso, quel mondo.
Né di averlo ritrovato.
Non lo riconosco, quel mondo,
neanche quando mi guarda e mi dice "sono io".

domenica 4 luglio 2021

Archivio 28

 

Prima pubblicazione domenica 20 luglio 2014)

la vita a 40 gradi

Informazioni

Ho deciso che ci sono troppe nuvole e troppo caldo per andare a sudare al mare. E siccome non ho compagnia per stare al chioschetto di Ludovico, mi  sono messo a raccogliere i pensierini delle sette e mezza del mattino.  Stavolta sono un po' troppi, lo ammetto. Ma i pensierini non sono come le patate dell'orto di Pizzente. Se li lasciate da parte, non germogliano, ma fanno la muffa.

Precauzioni d'uso.
 
Ho volutamente tolto l'ordine cronologico e ho suddiviso alcuni più lunghi, da quelli istantanei. La quantità delle righe, è inversamente proporzionale alla velocità in chilometri orari, del momento in cui vengono scritti. (Non fate finta di non sapere che scrivo guidando e/o guido scrivendo)



I
Non è colpa mia, se ho le orecchie normali. Continuo a cercare un paio di normalissimi  auricolari. A forma di normalissimi auricolari.  Da infilare dentro un paio di normalissimi padiglioni auricolari.
Non ho orecchie aliene. Non ho canali uditivi modello Wolverine. Non ho alcuna punta modello signor Spock.  E allora, perché mai vi ostinate a fornirmi cuffiette con padiglioni in gomma, a forma di mini-perette, simil micro-clisteri? O ancora più improbabili  forme bombate, con apertura conformata e maniglietta richiedente ampi spazi, solo per superdotati? (di orecchie, intendo)
Il risultato è che sto inutilmente  ad armeggiare, nel frustrante tentativo di sentire qualcosa dal mio telefonino, nonostante il volume a manetta.
E la cosa che più mi irrita, è che dall'altra parte, l'unica cosa che sento distintamente, è la mia Joyce.
Che mi chiede, urlando amabilmente, se sono sordo. Mandandoci a quel paese. Me e gli auricolari hi-tech.


II
Oggi potrei fare come quei vecchi, che escono per fare la spesa e non ritornano a casa per pranzo. Scompaiono  per qualche giorno. Per essere ritrovati in un qualunque luogo di campagna. E fanno finta di non ricordare cosa hanno fatto in tutto quel tempo.
Si. Potrei fare così. Prendere all'improvviso una qualunque piccola strada bianca e ghiaiosa, in direzione del mare. Arrivare fino alla sabbia, senza neppure togliermi le scarpe.
Immagino che, probabilmente, non  arriverei al lavoro.  Letteralmente scomparso. Per essere ritrovato in un qualunque luogo di mare. Dopo essere mancato per un sacco di tempo. Il tempo di una canzone di Jovanotti.

(continua)

domenica 13 giugno 2021

Archivio 27

 


(Prima pubblicazione mercoledì 2 maggio 2018)

i sogni sono papaveri



Forse siete tra coloro che pensano che la cosa peggiore dei sogni sia  non ricordarli. Tuttavia, ancora peggio e' ricordare di averli fatti, ma non riuscire a definirne il contenuto.
Ti restano solo quei pochi minuti, in cui senti ancora l'emozione che ti hanno lasciato e che, via via, sfuma mentre ti risvegli completamente.
Come quando da bambini, sfogliato un papavero, ne poggiavi con forza lo stimma capovolto, a mo' di timbro, per stampare sulla pelle sottile del polso un piccolo disegno arrossato, che affievoliva lentamente.

giovedì 10 giugno 2021

Archivio 26

 

(Prima pubblicazione  lunedì 26 giugno 2017)

particelle & parole

Particelle


Una volta, un'archeologa austriaca, mi ha dato lezioni di italiano topografico. Mi ha spiegato la differenza, neppure tanto sottile, tra i due modi di indicare un luogo distante, tra due persone. Così, oggi conosco il significato di ciò che si trova "lì", come luogo più ristretto, rispetto a ciò che si trova "là", più indeterminato, quasi "intorno al lì". 
Capisco soltanto ora, l'importanza di conoscere la differenza tra quelle due particelle, capaci entrambe di muoversi come in un valzer viennese, disegnando spazi, l'una intorno all'altra. Delimitando quelle linee invisibili agli altri. Quelle linee e quegli spazi che oggi non vedo. Confuso e disorientato, incapace di ritrovarmi. Senza particelle e senza archeologa.

venerdì 21 maggio 2021

Futurologia

 Futurologia 

In altri tempi, abbiamo imparato a leggere nel movimento  delle stelle, poi il sangue degli agnelli sacrificali o dei polli. Siamo passati attraverso l'arte divinatoria della lettura delle semplici carte o dei tarocchi, persino dei fondi di caffè, per mezzo delle sfere di cristallo, arrivando fino alla lettura delle linee del palmo delle mani. E ora, ai nostri giorni, siamo costretti a cercare di leggere il nostro futuro, ma soprattutto i pensieri, solo dagli occhi delle persone, oramai nascoste dalle mascherine.

mercoledì 19 maggio 2021

Archivio 25

 

(Prima pubblicazione lunedì 24 luglio 2017)

easy



Ci sono viaggi che meritano certe canzoni. Anche se non ti muovi da un divano.

martedì 18 maggio 2021

Archivio 24

 

(,Prima pubblicazione giovedì 28 aprile 2016

ready to take off






Me lo dice sempre, la mia amica oculista di Bergamo. Non bisognerebbe accettare neppure un bicchiere d'acqua, quando si viaggia con l'Alitalia. Lo raccomanda sempre, da quando è stata lasciata a terra per overbooking. Mi sono ricordato di lei, qualche giorno fa, nel guardare l'equipaggio di cabina.  Perchè con il passare degli anni, le hostess hanno subìto una sorta di mutazione genetica. Quasi tutte portano i capelli raccolti e con piccola coda o una cipolla. Le restanti, hanno i capelli tagliati corti. Ma questa mutazione, non si è limitata alla capigliatura, perchè, a guardare bene, evitando di farsi notare, sono diventate un po' più mascoline. Quelle di altezza maggiore, avendo perso le linee e le curve tipicamente attese in una donna, ma soltanto restando con pantaloni vuoti. Neppure davanti, come sarebbe ovvio attendersi da un organismo di genere femminile. Insomma, avete capito: niente forme prosperose, ma neppure il minimo sindacale, che possa impedire il declino della leggenda, che voleva le assistenti di volo, capaci di fare esplodere desideri e immaginazione. 
A dirla tutta, neppure i loro colleghi maschi sembrano essere usciti indenni da questo misterioso fenomeno evolutivo. Nel mio viaggio di oggi, verso Napoli, sono seduto alla fila tre, lato corridoio. E questo, mi ha consentito, non volendo, di sentire gli animati discorsi tra due colleghi, assistenti di volo, di sesso opposto. Argomento scabroso: l'utilità e il migliore utilizzo dell'anticalcare nel bagno. Con lui che appariva nettamente a proprio agio. Anzi, più esperto di lei. Un uomo di mondo, insomma.
Ci penserò, la prossima volta che dovrò fare una scelta. Non tra lei o lui. Ma tra dolce o salato. Grazie per avere volato con me.
    

venerdì 14 maggio 2021

Archivio 23

 Estratto dalle note della settimana.

(Prima pubblicazione agosto 2016)

Venerdì) E se invece fosse davvero così? Se davvero quei movimenti impercettibili dei pianeti, fossero capaci di mutare, o perlomeno orientare le nostre vite?    Se quei milioni di chilometri al secondo, potessero, in qualche oscuro meccanismo, cambiare il nostro modo di vedere le cose, il nostro modo di agire?   Giorno dopo giorno, passare dalla disperata inazione, alla vitale voglia di fare. Combattere.  Nudi.  Senza violenza. In un combattimento fatto di bellezza. Come gli atleti dell'antica Grecia. Dove corpi sudati e impolverati sospingevano passioni. E Venere poteva incarnarsi nei muscoli forti di un lottatore.   Anche voi, oggi,  combattete usando la vostra bellezza.


sabato 17 aprile 2021

Archivio 22

 (Prima pubblicazione 22 marzo 2015)

Custodisco tutte le parole bellissime che mi hai dato. Come faceva mia nonna, che conservava le sue medicine, dentro una scatola di latta, del lievito Bertolini. E come lei, quando sto male, apro la scatola e verso la giusta quantità di gocce, per lenire il dolore. Se fai attenzione, puoi sentire il suono delle parole che cadono nel bicchiere. Una ad una.
 




martedì 30 marzo 2021

Archivio 21

 

(Prima pubblicazione 7 marzo 2014)

Buongiorno II

Vedetela così: le cose passate, non sono ricordi a cui aggrapparsi. Sono la vostra ricchezza. Sono preziosi monili,  da portare al collo. Vestiti buoni e comodi,  da indossare nei giorni più lunghi.  Anche oggi potete fare una cosa buona:  rinnovare il guardaroba.

domenica 28 marzo 2021

Archivio 20

 

(Prima pubblicazione sabato 7, febbraio 2015)

Incontrarsi,  nel luogo dove i pensieri si incontrano. 
Dove si danno appuntamento, senza neppure bisogno di dirsi il posto e l'ora.



lunedì 22 marzo 2021

Archivio 19

 

(Prima pubblicazione 23 marzo 2015)


Non vale. Tu porti gli occhiali. E così puoi vedere ogni mia piccola ruga. Ogni imperfezione. Qualunque mio movimento,  impercettibile agli altri. Poi mi correggi. "Non sono gli occhiali", dici.  Si chiama "anima".
 




giovedì 18 marzo 2021

Archivio 18

 

(Prima pubblicazione venerdì 7 marzo 2014)

ciuffi

Capita.
Quando si è ragazzini, il ciuffo non è mai esattamente come lo vorresti. Un brufolo apparso durante la notte, sembra più deturpante della faglia di San Francisco. Il naso a patata sembra più ingombrante della piramide di Cheope, nella piana di Giza. Nessuna delle espressioni provate allo specchio, sembra quella adatta per entrare al bar e avvicinarti al tavolino,  dove lei sta seduta con gli amici stronzi.
Nessuno si accorge della differenza. Nessuno noterà se il tuo ciuffo sta mezzo centimetro più a destra o a sinistra. Nessuno vedrà cambiamenti nel tuo profilo,  per quel punto rosso sul tuo viso. E il tuo naso sarà il solito naso, sulla tua solita faccia. Capita esattamente così. Te ne fai una ragione. Ti piacerai per come sei.
Poi, un giorno, succedera' di nuovo. Nessuno se ne accorgerà. Nessuno lo noterà. Non ci sarà alcuna differenza. Lo vedrai solo tu, guardandoti dentro un piccolo specchio. Negheranno tutti, se glielo chiederai. E magari cercherai una buona ragione. Il troppo vino. Il poco sonno. Il troppo lavoro. Il poco amore. Alla fine, ti arrenderai, guardando ancora una volta, quel viso che ti somiglia. E  te lo dirai, lento, quasi sillabato.
"Sono vecchio".

Archivio 17

 

(Prima pubblicazione sabato 5 aprile 2014)


Esiste un pianetino, nella galassia M107-5, in cui le nostre  leggi della fisica e della biologia, sono sovvertite. I pensieri, sono più pesanti dei mattoni di paglia, di cui sono fatte le case. Le persone,  dapprima guariscono e solo dopo si ammalano. Io che sono in apparenza guarito, non vedo  l'ora di essere in apparenza, malato.


lunedì 15 marzo 2021

Archivio 16

 

(Prima pubblicazione luglio 2014)

Avvisatemi, appena inventano uno sgrassatore specifico per la vita. Perché così com'è adesso, scivola via, come fosse unta.