entra con me dentro
lo scavo archeologico
dei miei ricordi.
Penetra nelle forme rotonde
di gallerie appena sufficienti
a lasciarci passare
tra le pareti
che sfiorano fangose,
le nostre teste, portate via
dalla corrente d'aria
che urla in senso contrario.
Per non farti vedere,
nel buio tortuoso,
pensieri deformi come corpi
oramai rinsecchiti
o bozzoli bavosi,
che sono stati
gli uni amori lasciati
senz'acqua
o gli altri passioni denutrite.
Incapaci di prendere
luogo nella vita
e per questo condannati
ad aspettare, inutili e muti,
il tuo passaggio.
Troppo rapido
per essere catturato.
Troppo breve per sentirne
le grida, stracciate
come le vesti di colui
che dispera.
O che di troppo amore
sente le raffiche di vento,
squarciare ogni velo
che ricopre la tua carne.
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