Quelle rocce
che a guardarle, ancora oggi
raccontano la sorpresa
della lava incandescente che,
a strati terrorizzati,
si accumulava
retraendosi inutilmente
e senza riparo,
dall'acqua gelida.
Quello che sentì sulla pelle,
che sembra vento sabbioso
di maestrale sulla spiaggia.
Aghi di pino conficcati
mollemente sulla schiena distesa.
Vene sollevate ed elastiche
come corde tese.
Graffi bagnati dall’acqua salata.
Soltanto lo scrocchiare microscopico
dei grani di sabbia schiacciati
dal tuo piede, a farti da guida.
La tua gola secca, a cui non basta
un lago d'acqua dolce,
ma che si ferma su una
bocca umida, che possa
rinchiudere fuori
tutta la polvere della
siccità di un cuore
rinsecchito.
Quello che senti sulla pelle,
che sembra vento sabbioso
di maestrale sulla spiaggia.
È lui. Ricordo.