Narcos.
(Ovvero: la filosofia del tempo di Netflix)
Costretto dalla quarantena a vedere in sottofondo, le puntate macilente delle produzioni di serie B.
Mi viene in mente la mia passione per Karel Zeman. Il fascino di un mondo fatto di meraviglie della tecnica ancora oggi non raggiunte, tutte immancabilmente prodotte da bielle, pistoni, stantuffi. Macchine stupefacenti, ma fatte funzionare dal carbon fossile e vapore, con tanto fumo nero.
Ho pensato a quella voluta geniale coincidenza tra futuro remoto e protoenergia. Per questo ho immaginato che storia umana ed evoluzione tecnologica, dalle nostre parti, hanno camminato spedite in una direzione concorde.
Ma in alcuni luoghi non è stato così. La nostra fortunata coincidenza, per alcuni popoli non si è realizzata. Anziché scorrere rapide e simultanee verso la meta del futuro, le due linee a un certo punto si sono allontanate. Ma non si sono distanziate: semplicemente mentre la linea velocissima della tecnologia ha tirato dritto, per la strada segnata, quella dell'Umanitá ha rallentato, pure senza fermarsi.
Così esistono nazioni che si trovano ad avere la tecnologia del ventunesimo secolo, mentre i loro popoli vivono ancora nel loro medioevo. Fatto di normalità violenta e sanguinaria, che neppure sussulta di fronte al quotidiano sanguinolento. Convivemza civile tra macchine pulsanti d'olio lubrificante ed esseri senza cuore, con il sangue raffermo.
Come dicono gli indipendentisti: “Sardegna no est Italia”.
Ma per fortuna non è neppure Colombia.