Dimmi se, ogni tanto,
l’ago sottile del mio ricordo,
passi attraverso la tela fitta
della tua vita
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Lenzuola durissime. Temprate. Raggiunte dal nero. |
I miei occhi volano diritti.
Bucano ogni oggetto,
passando attraverso macchine e moto,
autobus e alberi, panchine e palazzi.
Non lasciano segno alcuno,
se non il tintinnio di qualche vetrata
o di qualche vecchio lampadario
con le gocce di cristallo.
Forte quella lama,
che strappa
dapprima la pelle
e poi sprofonda
morbida.
Il freddo rigido del metallo
che tocca il calore molle
della carne,
tramutando il liquido tiepido
del sangue,
nel vapore rovente
della passione.
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La libreria di re Salomone. Cagliari. |
Scivolo,
seguendo il vento
che si struscia ruvido
sulle pareti dei palazzi e dei giardini.
Ed io stesso lascio a lui
soltanto il minimo spazio,
indispensabile
per farlo passare
tra me e l’intonaco
delle vecchie ville,
quasi costringendolo
a trattenere il fiato
per riuscirci.
Proprio lui
che dovrebbe soltanto
soffiare,
finché esiste.
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