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Un dubbio appeso |
The break
Anche se l’auto non era granché sporca, ho deciso di andare all’autolavaggio. Uno di quelli che, per sette euro, ti cospargono per benino il detergente sulla carrozzeria unta e butterata dai moscerini. Dove ti sparano addosso getti fortissimi a base d'acqua e aria compressa. Ma io non mi preoccupavo della lucentezza della macchina. Aspettavo soltanto d’entrare in quell’armatura un po’ arrugginita e un po’ riverniciata a strati azzurri. Aspettavo di essere circondato dalla penombra per mettere al massimo la velocità dell’aria condizionata. Chiudere gli occhi strizzando le palpebre per un momento, per riaprirli un attimo dopo. Sentire quel freddo quasi fastidioso e attorno a me la pioggia scorrere sopra i vetri e sui finestrini. Le gocce che colpiscono violente le lamiere, mentre l’acqua non smette di scorrere sul plexiglas che pare bruma di campagna. Il rumore delle spazzole e degli spruzzi di risciacquo a metà tra temporale e grandinata, mentre la macchina può procedere tuttavia sicura, senza temere che le gomme perdano aderenza in curva.
Un minuto di mezza stagione, mentre riesco dall’altro lato del percorso, emozionato e sereno, come certi innamorati che finiscono il giro del tunnel dell’amore. Solo un po’ al contrario. Invece di uscire dal calore della passione nascosta, mi ritrovo a rientrare nuovamente nel caldo torrido dell’agosto sardo. .
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