mercoledì 12 giugno 2019

gitan(t)i






È proprio quando sono stanco,
non della vita,
ma anche
semplicemente
di un giorno,
o di un’ora,
che mi manchi
un altro po’.


























Quelle due parole, che continuano a rimbalzare dentro il torace, tra muscoli e grasso, muovendosi a spirale lungo le ossa di braccia e gambe.
Non sanno uscire e hanno persino dimenticato dove sia il passaggio che porta fuori. In quel luogo che soltanto gli occhi raccontano. Lasciando solo la speranza che tu sia uno dei puntini che vibrano disciolti nell'impasto di acqua, argilla, sabbia, strade, case, alberi e palme.







(I)
Il dolore più nascosto. 
Quello misero.
Quello che si esalta
nella tragica bellezza 
di uno scatto fotografico.


(II)
Inutilmente ho cercato di toccare con le mie mani la superficie dello specchio in cui vedevo la mia immagine.




Buone mani(ere)