lunedì 22 aprile 2019

colazione





Anche oggi il grigio che si posa ovunque, equidistante da ogni punto. Che s'infila in ogni fessura.
Sicuro di se' a tal punto, che ogni altro colore, anziche' esserne esaltato, ne viene ricoperto e lentamente quasi assorbito, come divorato.  Lenzuolo di lino che non protegge dal fresco del mattino e non trattiene il freddo che c'e' dentro me.






domenica 21 aprile 2019

another day in paradise (uitaut iu)



al posto sbagliato

al posto giusto

heavy rotation

pit-stop 1
pit-stop 2



mare grigio, telo blu


felpa smeralda

sabato 20 aprile 2019






Invento modi impossibili
e coincidenze improbabili
per riuscire a immaginare
che tu mi possa ancora leggere.


venerdì 19 aprile 2019

as-senza







E' questa, dunque, l'Assenza?
Che mi paralizza con i suoi aculei,
trattenendomi con i suoi artigli,
mentre le sue fauci mi divorano,
lasciando le mie ossa nude
a calcificare e polverizzarsi
al sole del deserto
in cui mi sono lasciato andare,
dopo che ti ho voluto perdere.
Sfidando me stesso nell'illusione
di poter ritrovare il percorso dell'oasi.
Tradendo me stesso nel convincermi
che le mie impronte sarebbero rimaste
chiare e profonde
assieme alle tue, in uno stesso sentiero.
Questa è l'Assenza.
La tua.






giovedì 18 aprile 2019

fade to grace





(*)

Ogni luogo che mi scorre accanto
è ancora intriso di te.
Segnato come certe rocce d'estate,
secche e opache di sale,
su cui strisci le dita bagnate
lasciando le linee parallele,
che non asciugano.
Contro ogni probabilità.




(Inutile scrivere, se nessuno sa leggermi come te.)




(*)
Guarda con me la gradazione del grigio, partendo da destra verso sinistra; dallo sfumato degli alberi fino al nero cupo della vecchia donna. Una figura che, con la sua nettezza e contrasto, pare aggiungersi al mondo reale come una trasfigurazione. Forse pensando al momento in cui non ci sarà. O sarà per sempre Ombra.





mercoledì 17 aprile 2019

nero




Dicono che la luce e il buio, che compongono l'immagine di quello che i giornali chiamano "buco nero", abbiano impiegato cinquanta milioni di anni per arrivare fino a noi.
Mi chiedo se la malinconia viaggi alla stessa velocità della luce e così, tra cinquanta altri milioni di anni, possa arrivare sul tuo pianeta oramai lontanissimo da me, per mostrarsi attraverso le lenti del tuo sguardo commiserevole, sotto forma di sorriso inappagato. Reliquia spoglia, in mezzo al nulla.

martedì 9 aprile 2019

cagliari (ich bin ein...)




Lo so che non è politicamente corretto e neppure elegante. Non si dovrebbero citare le tragedie per costruire un percorso che porta alla commedia, o meglio al sarcasmo, alla risata a desti stretti.
Però volevo ricordare un momento della Storia molto importante. 
Ogni volta che mettiamo un cartello con scritto "io sto con i pastori sardi", "io sono charlie", "siamo tutti parigini", in realtà stiamo solo copiando.  Con il migliore degli intenti, stiamo copiando colui che fu il primo, il padre fondatore, l'illuminato creatore dell'empatia politica. Colui che un giorno di giugno del 1963, arrivò dentro una città miseramente dilaniata in due monconi. L'avevano fatto come si fa oggi quando si vuole portare via una ragazza appena uccisa, ma si hanno solo valigie piccole. 
Una grande linea tracciata rabbiosamente attraverso i quartieri, come fatta con una matita H, che non lascia solo il segno nero, ma trafigge la carta, scavandone un solco che la taglia quasi fino a farne uscire il sangue, se la cellulosa avesse i globuli rossi.
Nessuno di noi è nato o cresciuto a Berlino, come non lo erano i milioni di persone che più di cinquant'anni fa poterono ascoltare e leggere le parole profetiche di quel presidente americano. E probabilmente nessuno avrebbe voluto viverci a Berlino, scambiando la propria tranquilla esistenza senza Muro. Solidarietà e affetto sono talvolta immateriali e convenienti, eppure importantissimi, come lo furono allora.
Ho pensato ai poveri cittadini Berlinesi dell'estate del 1963; vittime dell'arroganza, del cinismo, dell'illusoria propaganda politica. Prigionieri di un destino fatto di parole d'ordine, di nemici dall'altra parte del mare, di autarchia, che sarebbero finiti negli anni '80 con la fame di pane, di corrente elettrica e perfino di riscaldamento negli inverni del nord Europa.
Anche io potrei fare un discorso visionario, nel mio piccolo. Vorrei fermarmi nel punto in cui viale Regina Margherita si slarga per posarsi sulle gradinate che illuminano via Roma e il primo scorcio di porto. 
Pensando ai congiuntivi sbilenchi, alle subordinate inesistenti, ai verbi coniugati a sputo. Rimuovendo plastica, bellezza da vendere, pecore da selfie. Guarderei con nostalgia infinita il portone di legno e le colonne in calcestruzzo che furono l'ingresso del Cinema Due Palme, finito negli anni settanta proiettando film per adulti. 
Probabilmente riuscirei a capire l'emozione che fu di John Fitzgerald Kennedy per la città di Berlino, nel vederla sfregiata e immiserita.
E infine troverei il modo di manifestare i miei sentimenti di addolorata solidarietà, per quel muro senza mattoni, fatto di frasi sconnesse, verbi umiliati, concetti da Bitter Campari, assessori da Sambuca Molinari.
Solo allora avrei il coraggio di dirlo ai cittadini del capo di sotto: "Io sono cagliaritano".








domenica 7 aprile 2019

Just an...




A volte, abbiamo così tanto bisogno di emozionarci, che il rumore di pneumatici sull'asfalto della statale poco lontano, ci confonde e per un momento ci sembra il suono della risacca del mare, che sta un po' più distante.
Giusto il tempo di risentire il suono dei granelli di sabbia, schiacciati dai tuoi piedi nudi, che il vento imita, passando sui rami fioriti di rosa. 
Come certe conchiglie posate sull'orecchio, che ci illudono facendoci sentire il mare.
Tanto vicino da poterlo toccare. 




Il Signor Biro.

Ascolto in silenzio
le mie parole mute,
il cui unico suono
che è loro permesso,
è quello del rotolare
della minuscola  sfera
della penna che le scrive
sulle righe del mio quaderno



László József Bíró ispanizzato in Ladislao José Biro nato a Budapest il 29 settembre 1899 morto a Buenos Aires il 24 ottobre 1985, giornalista inventore, famoso per avere ideato la penna a sfera che porta il suo nome.


(Non servono piedi, per vagare nella notte.
Non occorre tenere gli occhi aperti nel buio.
Né mantenerli chiusi per sognare.)



martedì 2 aprile 2019

peccati





Un peccato che tu non l'abbia letto.



Il ragazzo invisibile




Il mondo é grigio, il mondo é blu.


Technicolor