sabato 9 giugno 2018

Haiku


Wikipedia mi parla di te.

L' haiku (俳句? [häikɯ]) è un componimento poetico nato in Giappone nel XVII secolo. Generalmente è composto da tre versi[1] per complessive diciassette more (e non sillabe, come comunemente detto[2][3]), secondo lo schema 5/7/5. Tuttavia, ci sono voci critiche sulla distribuzione di sillabe, come Vicente Haya[4] o Jaime Lorente[5].
Inizialmente indicato con il termine hokku (発句? lett. "strofa d'esordio"), deve il suo nome attuale allo scrittore giapponese Masaoka Shiki(1867-1902), il quale coniò il termine verso la fine del XIX secolo, quale forma contratta dell'espressione haikai no ku (俳諧の句?, letteralmente "verso di un poema a carattere scherzoso"). Il genere haiku, nonostante già noto e diffuso in Giappone, conobbe un fondamentale sviluppo tematico e formale nel periodo Edo (1603-1868), quando numerosi poeti tra cui Matsuo BashōKobayashi IssaYosa Buson e, successivamente, lo stesso Masaoka Shiki utilizzarono prevalentemente questo genere letterario per descrivere la natura e gli accadimenti umani direttamente collegati ad essa.

lunedì 4 giugno 2018

miner



Come nelle storie minerarie dell'ottocento. Credo succeda cosi' ai minatori intrappolati in galleria.
Dapprima cercano di ritrovare immediatamente  la via d'uscita, poi decidono di attendere che, dall'esterno, arrivino i loro soccorritori.
Nel rendersi conto che il tempo passa inutilmente, riprendono, forsennati, a cercare di scavare, rimuovere i detriti pesantemente inamovibili.
Fino a che, spossati, dedicano la loro immobile attenzione alla luce dell'ultima lampada a carburo rimasta accesa. 
Non ho con me la piccola lampada. Eppure posso seguire l'aria respirabile che si consuma senza scampo. Posso sentire l'oramai inutile movimento del torace; il discendere e risalire della miscela senza ossigeno, che riempie inutilmente i polmoni.

Cosi' e' la galleria chiusa di certi giorni. O, se preferite, i giorni a forma di galleria senza piu' aria.



domenica 3 giugno 2018

citazioni





Venivi innanzi uscendo dalla notte
recavi fiori in mano 
ora uscirai fuori da una folla confusa,
da un tumulto di parole intorno a te.
Io che ti avevo veduta fra le cose prime
mi adirai quando sentii dire il tuo nome 
in luoghi volgari. 
Avrei voluto che le onde fredde sulla mia mente fluttuassero 
e che il mondo inaridisse come una foglia morta,
o vuota bacca di dente di leone, e fosse spazzato via,
per poterti ritrovare,
sola.



(Ezra Pound)