Devo trovare l'acqua fredda e salata, per chiudere i fiotti rosso-vino che fuggono dalla mia mano. La stessa acqua che mi ha portato quella bottiglia, ignara lei stessa, di quanto potesse essere tagliente.
Sventata quanto me, quando sono disceso rapido dagli scogli verso la riva, per raccoglierla. Non ho immaginato altro modo per estrarre quella tavoletta nera, se non frantumare il vetro verdastro che la conteneva. Non potevo aspettare che nessun altro leggesse il messaggio, che ho sempre immaginato e da sempre ho atteso. Resto fermo, mentre l'acqua diventa rosa pallido, come certe spiagge, e la pelle tranciata frigge. Non mi chiedo neppure come sia stato possibile infilarcelo, attraverso il collo della bottiglia, quel telefono che continua a mostrare solamente quella scritta: "nessun nuovo messaggio".
Ho messo da parte la meraviglia. Come fosse lana, l'ho infilata dentro la federa di un cuscino, fino a riempirlo. Illuso di sentirla ancora, posandoci il capo, mentre la tengo soltanto prigioniera, schiacciata e costretta senza respiro. Aspettando la buona stagione, come faceva mia nonna, per sfioccare e cardare i fili dell''emozione di nuovo morbida.
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