Venti (20)
Lo hanno voluto chiamare Maestro, questo vento, che cerca d'insegnarti la Vita, quando ti strattona con le sue raffiche.
Le mie orecchie sentono il maestrale, così forte che potrebbe perforarle, eppure così vuoto e senza senso. Che ti colpisce e ti emoziona.
Come un postino che suona alla tua porta, per consegnarti una busta che riconosci. Ma che si apre vuota a te, che ricadi seduto sul gradino di pietra, ancora rovente.
Solo. Con i miei pensieri contusi e abrasi.
Rotolati giù per il dirupo, tra spuntoni aguzzi di roccia e rovi spinosi.
Per non essermi tenuto al parapetto, sporgendomi per sentire il vento di quella gola.
Sei tu, questo vento.
Che attraversa tutto. E da tutto è attraversato.
Trasparente, inafferrabile.
Tempi
Per fortuna, i nostri orologi sono quasi tutti digitali, senza lancette che si muovono sul quadrante. Così è più facile per me, raccontarvi come il tempo che era mio, ora trascorra confuso e disordinato.
Me ne accorgo quando vedo i numeri dei minuti e delle ore, cambiare continuamente, senza un senso o una direzione. Semplicemente a caso.
Rendendo inutile ogni momento, che non sa ciò che accadrà dopo. Che non conosce quello che verrà. Brancolando nella luce anemica del giorno.
Rotonda
Non scrivo più. Non leggo più.
Non più disegni, né scarabocchi.
Non riesco a tracciare una lettera "o" rotonda come le tue.
Forse era così anche prima. Forse lo è sempre stato.
Ma lo specchio strabico rifletteva in un'altra direzione.
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