Un viaggio lunghissimo. Di pochissimi centimetri. Chissà se per misurare il tempo o lo spazio, non sia meglio pensare come Stephen Hawking, quando parla della vita. Lui dice che facciamo un errore nel cercare, o semplicemente immaginare, le forme di vita, basandoci sul nostro modo di intenderla.
La base delle forme di vita, sul nostro pianeta, è il Carbonio. Tutte le molecole di quella che comunemente definiamo "Vita", si costruiscono su quella lettera "C". Forme più o meno complesse, hanno la base chimica, poi biochimica e infine biologica, sempre a partire dal Carbonio.
E noi, dice Hawking, andiamo a cercare il Carbonio come indicatore di "Vita", in altri luoghi. Zero Carbonio, zero prospettive di vita.
E se, invece, in altri luoghi, per un errore simile a quello verificatosi sulla Terra, l'evoluzione fosse partita dalla base silicea e non carboniosa? Saremmo completamente tratti in inganno e il nostro scandagliare l'Esterno, sarebbe fallacemente inutile.
Ecco: questo intendevo dire all'inizio. Lo stesso tipo di errore avviene quando pensiamo di misurare le distanze con i chilometri, con lo spazio. Anche tra gli esseri umani. Invece vi possono essere persone apparentemente separate; in luoghi apparentemente distanti, per chi usa l'unità di misura sbagliata; mentre, al contrario, altre sembrano vicinissime, contigue, ingannando la percezione di chi crede di misurarle.
Così, accade che non vi può essere nulla di più vicino, similare, sincronizzato (pure nella sua diversità), di due pensieri Alieni, in apparenza distanti nel tempo e nello spazio. Mentre due neuroni, vicinissimi, tanto da toccarsi con i loro dendriti, possono esprimere pensieri separati da un abisso incolmabile.
Ecco perchè, talvolta, afferriamo la corda per trarre a noi ciò che crediamo si trovi all'altro capo. Ma nel tirarla, la sentiamo come un corpo morto, senza resistenza alcuna. A quel punto, possiamo pensare di abbandonare l'impresa. Oppure proseguire. Perchè la corda, prima o poi, si tenderà e potremo affiancare l'altra nave dispersa nel vuoto.
Ecco perchè, certe notti, la corda non dà segno di resistenza. Io la continuo a trarre a me. Riga dopo riga.
(E' per te. Lo troverai nel quaderno, che viaggia nel futuro)
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