venerdì 30 giugno 2017



I never thought I'd fall so far down 
This incredibly long dark hole 
Something so sweet as the sound of your feet 
On the floor would give me more room to breath 

I'll say goodbye again tonight 
The third time's the charmer they say 
Your words are inked on my skin 
The marks of incredible love 

Incredible love, you fill me 
Incredible love, you spill me 
Incredible love, you kill me 
Incredible love 

Everything says it's time to go 
But the smell of your skin makes me stay 
You are not mine to ask things of 
But I ask you anyway, but I ask you anyway 

Incredible love, you fill me 
Incredible love, you spill me 
Incredible love, you kill me 
Incredible love, incredible love 

You take it away but then you give it right back 
Just take it away don't give it back 

Incredible love, incredible love, incredible love 
Incredible love, incredible love, incredible love 

Incredible love, you fill me 
Incredible love, you spill me 
Incredible love, you kill me 
Incredible love, incredible love, 
incredible love Incredible love

(Ingrid Michaelson)

martedì 27 giugno 2017

mondi







Costruisco Mondi bellissimi.
Mondi che non posso
abitare.
Mondi che ritengo di non
meritare.
Allora decido di distruggerli.






 "Uno scorpione vuole attraversare un fiume, ma non sa nuotare. Chiede a una rana di traghettarlo. La rana non si fida, ma lo scorpione la rassicura: “se ti pungessi annegherei”. La rana generosamente accetta, ma a metà percorso lo scorpione la colpisce con il suo aculeo velenoso. La rana, disperata e morente, gli chiede “Perché?”. Lo scorpione, prima di morire annegato, risponde “È la mia natura”.





Il vento forte, che soffia, tra i due muraglioni del vecchio convento, mi spinge con forza. Come fosse un amico rude, che si diverte alle mie spalle. Mi parla, questo vento robusto. Mi ricorda quello che ripete spesso. "Non hai l'incoscienza dei vent'anni, nè il coraggio dei cinquanta".  Così, io mi fermo a pensarci e lui mi passa avanti.



lunedì 26 giugno 2017

particelle & parole

Particelle


Una volta, un'archeologa austriaca, mi ha dato lezioni di italiano topografico. Mi ha spiegato la differenza, neppure tanto sottile, tra i due modi di indicare un luogo distante, tra due persone. Così, oggi conosco il significato di ciò che si trova "lì", come luogo più ristretto, rispetto a ciò che si trova "là", più indeterminato, quasi "intorno al lì". 
Capisco soltanto ora, l'importanza di conoscere la differenza tra quelle due particelle, capaci entrambe di muoversi come in un valzer viennese, disegnando spazi, l'una intorno all'altra. Delimitando quelle linee invisibili agli altri. Quelle linee e quegli spazi che oggi non vedo. Confuso e disorientato, incapace di ritrovarmi. Senza particelle e senza archeologa.



Parole

Mi chiedo ora a chi scriverò. Quali parole verranno a cercarmi. Forse mi sarò  nascosto così bene, che nessuna di esse riuscirà a ritrovarmi.  Perchè non è vero che siamo noi a trovare o non-trovare le parole. Sono esse che cercano noi. Come giocassimo a nascondino. 
Talvolta, nascosti, ci addormentiamo. Altre volte, invece, non vogliamo  aspettare troppo a lungo. Così, come certi ragazzini, solleviamo la mano e urliamo. 
"Sono quì!"
Anche quando è troppo tardi.



sabato 24 giugno 2017

scheduled

`Marcello lavora in aeroporto. La sua mansione e' di controllare la sala degli arrivi e di fornire informazioni. Michela lavora in un call-center. Il suo compito e' fornire risposte precise e puntuali. Marcello l'aveva notata fin dal primo giorno in cui lei si era presentata in aeroporto, senza alcun bagaglio o altro che facesse pensare a un comune passeggero. Ne aveva seguito i movimenti, come prassi per le regole anti-terrorismo, ma dopo un po', visto che restava davanti ai tabelloni degli arrivi, si era dedicato ad altro.  Il fatto e' che anche nei giorni successivi, piu' o meno nelle stesse ore, quella ragazza un po' cicciottella, arrivava, gironzolava e poi si metteva davanti agli schermi con gli elenchi dei voli in arrivo e i relativi orari. Cosi' di seguito, per giorni e giorni. Marcello, facendo un po' d'attenzione, aveva pure notato che mentre guardava quegli elenchi, mostrava spesso un'aria corrucciata, talvolta infastidita, se non peggio. Bofonchiava qualcosa, sbuffava persino. Lui non ci avrebbe giurato, ma in qualche caso, era convinto di averla persino sentita bestemmiare. Fu cosi' che un giorno, non resistette e con la massima aria professionale, le si avvicino' e le chiese se avesse bisogno del suo aiuto.  Nel giro di poche frasi, arrivo' giusto giusto, al nocciolo della questione: cosa ci facesse tutti i giorni in aeroporto, guardando i tabelloni degli orari dei voli. E soprattutto, perche' mai questi la irritassero al punto da farle perdere la sua espressione cosi' gentile, da donna mediterranea. Michela, sorpresa dalla schiettezza di Marcello, non esito' a raccontarsi. Veniva la', ogni giorno, perche voleva controllare quanto tutti quegli aerei fossero in ritardo. Lei, cosi' precisa e puntuale, soffriva nel vedere tutta quella serie di imprecisioni. Si sentiva salire il sangue al cervello nel vedere voli cancellati. Figuriamoci quando si sentiva rispondere che il volo era completo e non c'erano posti disponibili.
Marcello era stupito di quella maniacale necessita' di controllo, ma era abituato alle piccole ossessioni dei tanti viaggiatori. Turisti o piazzisti, onorevoli o professoroni, tutti avevano le loro piccole fissazioni, i loro piccoli riti, se non le scaramantiche abitudini. Cosi' lui saluto' Michela e riprese il lavoro, allontanandosi  con leggerezza, sapendo d'incontrarla il giorno dopo. Magari, stavolta, per un caffe'.
Ma il giorno seguente, per la prima volta, Michela non  venne all'appuntamento quotidiano. Era strano, dopo tanto tempo, questa improvvisa assenza. Forse un ritardo. Un impegno imprevisto anche per una come lei. Marcello si trovo'  a pensare che fosse colpa sua, della sua invadenza. Invece, dopo alcune ore, il collega del check-in, si avvicino' con il giornale in mano e, indicando la piccola foto nella pagina dei necrologi, gli fece notare che era proprio quella strana e bislacca ragazza che veniva tutti i santi giorni a controllare gli orari degli aerei.  Marcello ebbe un respiro piu' lungo del solito, ma, come era suo carattere, non fece trasparire nulla. Neppure quando, alzando lo sguardo verso il tabellone giallo e nero, vide che tutti i voli, quel giorno, erano in perfetto orario.
"Proprio oggi che non e' venuta...".