mercoledì 29 marzo 2017

vocabol-aria




Cosa posso fare per voi?   Potrei raccontarvi il freddo dell'inverno, che profuma di corteccia bruciata. Sale dai camini e poi ridiscende, depositandosi ovunque. Quasi invisibile, tranne che per le narici, che non possono fare null'altro, se non respirarne l'essenza.  Felici.

Cosa può emozionare di più, di un giorno che inizia col fissare una filiforme vocale solitaria.

Quante parole bellissime. Si raggrumano, coagulandosi, nel cercare di uscire all'esterno per prime.


Le mie parole, con cui gioco fin da bambino. Che ho imparato a infilare, una di seguito all'altra, o a impilare una sopra l'altra, per coprire e nascondere quelle che stanno sotto. Come fossero mattoncini, che oggi rammolliscono  e non riesco a tenere in mano. Vengono fuori casette sghembe, torri penzolanti, stelle che sgocciolano come lenzuola appese sulla via.  Davvero oggi non so usare le parole.


"Inserire la password".  Piccoli gesti. Travisati omaggi a sentimenti dissimulati. Sequenze numeriche su una tastiera, che nascondono codici d'accesso alle nostre anime. Valigetta nera da tenere allacciata. Da aprire in caso d'emergenza. Cifre custodite dentro telefoni a forma di cuore. E voi continuate a chiamarlo codice pin?


Ho rinunciato a scrivere. 
Vedovo delle mie parole, orfano delle tue. 
Un'astinenza che cerca ristoro, 
nel vocabolario del tuo corpo.


Sum. Es. Est. Sumus. Estis. Sunt. 
Alle sei del mattino, occupare i pensieri ricordando verbi latini sbagliati, è sicuramente un segno. Come si dice in latino "cervello deteriorato"?


Nessun commento:

Posta un commento