Il bambino mi gira intorno. Controlla con aria scrupolosa, davanti a me. Poi scompare dalla mia vista mentre mi guarda le spalle. Si mette di lato, piegandosi, inclinato, come volesse assicurarsi che la linea che mi trapassa, corrisponda esattamente. Che sia un unico pezzo, il dardo che mi trafigge da parte a parte. Poi è di nuovo davanti a me, a incrociare il mio sguardo.
- "È una freccia, quella che hai conficcata?"
- "No. È un pensiero."
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