La vedo. Così luminosa. Capita spesso di non poterne fare a meno. A volte resto davanti a lei, come incantato. Come fosse la prima volta. Come se non sapessi cosa fare. Eppure so benissimo il motivo per cui la cerco, per cui mi avvicino a lei. Allungo la mia mano, scorrendo e sfiorandola, fino a fermarmi sul posto giusto, che riconoscerei a occhi chiusi. Quel punto che la farà scattare. Che riuscirà a soddisfare la mia voglia di piacere. Mi piego ancora di più verso di lei, ancora più in basso, per prendere quel piacere caldo e profumato. E poi la passo a un altro. "Per te, invece, caffè o ginseng?". Credito 50 centesimi.
Wolverine
Quando sei solo e parti col buio, certe canzoni sono carezze leggere, che si fanno sottili, fino a diventare taglienti. E tu spingi verso di loro per farle andare più a fondo. Incurante del sangue. Vivo.
Nightcrawler
Due lucertole preistoriche, a forma di nuvola, nuotano nel cielo del giovedì. Mentre io, come un fossile vivente, aspetto uno scienziato pazzo, che estragga il mio dna, per darmi nuovamente vita.
Sabretooth
Alzo in alto la mano, a palmo aperto. Distendo le dita, a raggiera, come un rastrello che raccoglie i fili di vento, che ci passano attraverso.
William Stryker
Mille aghi di solitudine. Ognuno di essi, così piccolo e indolore. Inflitto in un punto imprecisato. Così da non poterli strappare via.
Jean Grey
Stasera, questa collina è bellissima. Il vento si fa sentire, come certe mani posate in movimento. Striscia teneramente. Come volesse levigare il viso, al pari di quelle panchine di pietra ruvida. Racconta ciò che non è, ascoltando quello che non esiste.
Dimmi perché non dovrei scegliere la forma del mio Mondo. Perché mai dovrei continuare a soffrire? Per i tagli dei suoi spigoli che penetrano le mie carni? Per gli strappi delle sue pareti che scorrono sulla mia pelle? Per l'opprimente senso dell'essere schiacciato dalle sue parti arrotondate?
Vorrei che il mondo fosse più adatto a me. Che fosse lui a prendere le mie forme. Liberamente. O almeno, che non volesse troppo spesso, oltraggiarmi senza motivo. Resto nel dubbio se sia più conveniente riavvolgere il nastro all'indietro, oppure farlo avanzare talmente veloce, da non percepire niente, che non sia un semplice colore bianco. Dove ogni avvenimento futuro mi sia comunque sconosciuto. Arrivando alla fine, dove nulla rimanga da proiettare, se non la luce elettrica della lampadina, che passa indenne attraverso il niente dello schermo.
Incontrare una donna o un uomo intelligente. È come se la vostra vita, fino al giorno prima, fosse rimasta in pantofole e pigiama, dentro casa. Poi d'improvviso, vi sorprendete a frugare freneticamente dentro l'armadio, a cercare un vestito e delle scarpe da indossare, per uscire in strada. Oggi, che è venerdì, vi aspetto fuori. Copritevi e godetevi il freddo.
Come gli emigranti, poso la valigia color nocciola. Aspetto che il treno si fermi del tutto. Che si aprano le porte. Guardo ancora una volta il cartoncino spiegazzato del biglietto e ancora una volta chiedo all'uomo in divisa, dove vada il convoglio.
Mi vengono in mente tutti quelli che dicono che la vita è un viaggio. Che tutti noi cerchiamo di vedere una destinazione. Così, aspetto che le porte si richiudano e il treno riparta. Perché, dopotutto, il luogo in cui voglio andare, ha un altro nome. Una parola d'altri tempi. Scritta con l'accento. Alcòva.
Cosa posso fare per voi? Potrei raccontarvi il freddo dell'inverno, che profuma di corteccia bruciata. Sale dai camini e poi ridiscende, depositandosi ovunque. Quasi invisibile, tranne che per le narici, che non possono fare null'altro, se non respirarne l'essenza. Felici.
- Buonasera.
- Buonasera a lei. Cosa le occorre?
- Devo ritirare un libro che ha scelto mio figlio: "Aerei da combattimento".
- Ah, si, certo. Glielo faccio portare. Un po' preoccupante. Come argomento.
- Di questi tempi, mi sarei preoccupato di più, se avesse scelto un libro sui camion.
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