giovedì 14 dicembre 2017

preghiere

Preghiere 

Dammi oggi due mani
che possano carezzare il viso,
seguendo una linea che parte
dalle dita lunghe sulle mie tempie
e finisce con i pollici
sugli angoli della bocca,
disegnando un calice
che si riempie della tua passione.


venerdì 27 ottobre 2017

morbido




Il coltellaccio di ferro pesante 
che il venditore di torrone usa 
per sbriciolare l'impasto 
che un tempo fu morbido.
L'ho ritrovato per caso in un vicolo, 
abbandonato dall'ultimo  proprietario.
Me ne sono impadronito senza sospetto.
E ora che frantumo il tuo amore, 
sparso sul tavolo di legno, 
persino le schegge appiccicose 
di zucchero e miele 
sono preziose da raccogliere 
con la punta dell'indice umido.





domenica 22 ottobre 2017

radiazioni




Vedo Mondi diversi.  Pianeti fatti soltanto di piccole auto senza spigoli, che scorrono sinuose e veloci.   Corpi celesti abitati da donne la cui bellezza sembra nascosta nei capelli lunghi, che fanno muovere con discrezione.   Sono Luoghi attraversati da strade percorse da tacchi dodici che  camminano senza esitazione.
I miei occhi, trapassati da quella misteriosa radiazione che fa vedere ogni  particella del tutto diversamente da com'era prima. 


domenica 15 ottobre 2017

le lenzuola della domenica



Quelle lenzuola della Domenica che non profumano più di nulla. Si posano inerti sulle  federe, come certe cassette di legno di betulla al mercato, quando tutto e' stato già venduto e ormai vuote vengono accatastate,  perchè con il passare delle ore, perdano gli odori di ciò che era stato il loro contenuto.
Invece, quel legno  poroso e ostinato, fragile e testardamente flessibile, continua a trattenere le essenze che furono colori.  Cosi' che il rosso, il giallo, il verde, che spesso anticipano i sapori, ritornano indietro, ai nostri occhi, passando attraverso l'olfatto condito di emozioni. A restituirci una parte di noi. 
E così pure, tra  quelle lenzuola, l'aria che scivola orizzontale nello spazio sempre più stretto tra i due strati.  L'uno fermo già posato e teso dagli angoli elastici dei bordi; l'altro che spalma la propria resistenza in lungo e in largo, quasi a fabbricare una brezza di cotone.  

Come un ricordo di profumo evaporato, fissato sulle pareti, che puoi percepire dall'intonaco pitturato di bianco, solo avvicinandoti così tanto da posarci il naso, sentendo il freddo della calce.





(Il non-profumo)




sabato 14 ottobre 2017

romeo giulietta e la mela



Immagino.

Oggi immagino proprio quei due ragazzi eterni. Romeo lo stupidotto  e Giulietta la quadrata. Il Romeo tanto timido da mostrarsi sfacciato in pubblico. La Giulietta sinuosa nei pensieri, al punto da non riconoscervisi.
Certo. Avete ragione. Non si possono usare parole così lunghe e attorcigliate come "riconoscervisi". D'altronde anche i due di Verona erano sufficientemente contorti. Meravigliosamente, s'intende. 
E poi, il balcone. Io me l'immagino oggi, il balcone di Giulietta; con Romeo due piani sotto e lei con la brezza che la rende ancora più incantevole, proprio come nei film di Muccino. Mentre lui, come un banale Scamarcio, resta là, in mezzo all'erba umida, al freddo; con le lumache sotto le suole degli scarponi inzaccherati.  Magari era proprio per quello che la famiglia di Giulietta non ce lo voleva dentro casa.
Si, me li immagino entrambi, oggi.  Giulietta con il suo IPhone8, sottile e diafano proprio come lei.  Romeo con il Samsung S8.  Lui che le scrive parole di passione e di sentimento. Espressioni nascoste al resto del mondo. Immagini ritagliate dalla propria vita per essere regalate solo a lei.  Immagino il lieve afrore del viso di Giulietta, nel leggere quelle frasi, che nascondono il suo nome ovunque. Che mostrano un desiderio fatto di puntini di sospensione e di lettere punteggiate, che si completano solo nel silenzio dei pensieri della sua mente. Così oggi, quel balcone non trova scale per essere raggiunto. Quel balcone fatto di messaggi e piccole faccine in cui ogni parola scritta, sembra pronunciata dal patio in cui Romeo sosta per notti intere, senza mai raggiungere Giulietta.  Perchè le scale, con i telefonini, non servono
.

giovedì 12 ottobre 2017

tango



Chissà se lo scorrere del tempo, il giro delle stagioni, funzionino come certi ormai antichi trenini elettrici. Chissà se infilando le dita nei piccoli spazi di plastica, si riesce a pizzicare i sottilissimi fili rosso e nero che tengono uniti minuscoli motori e batterie, cosi da poter invertire i poli elettrici, facendo correre all’indietro il locomotore.  Magari si potrebbero invertire allo stesso modo i Poli terrestri, facendone deviare l’asse. Alterando la precessione degli equinozi, il fluire del tempo, lo stesso ritmo delle stagioni, riportandole indietro, come un passo di tango. Fermi sulla mattonella dell’estate.

lunedì 25 settembre 2017

diario fotografico (2)










Chiedimi di lei. Fammi domande. Non fermarti se io non so rispondere. Affonda fino a che qualcosa possa farsi estrarre. Minerale fuso che affiora come metallo in superficie.  







Non so com'è il futuro. Neppure so come sarà. Non ne riconosco le fattezze, anche se brancolo  con le mani nel vuoto assoluto. Nel luogo dove oggi non trovo neanche un granello di polvere che mi racconti di quel mondo disgregato, che oggi non c'è più. Il creatore avrà un'intera Domenica per generarne uno nuovo.











Spezzo i ricordi come fossero legnetti ancora umidi, per alimentare quel misero fuoco. Perchè possano vederlo i tuoi marinai, così che corrano ad avvisarti della mia esistenza. 















L'inutilità apparente delle notti, che rubano ore, mentre ci passano vicine, come abili borseggiatori, nascondendo ciò che è nostro e mostrandoci ciò che è tuo, mentre si allontanano.






Un'estate così rapida, corta, stretta.
Senza l'unità di misura delle tue spalle che si coprono e si scoprono


















A volte, anche l'acqua vuol sembrare sabbia. Per sentire i tuoi piedi nudi posarsi, schiacciata dal tuo peso leggero









(Specchio, specchio)




(non chiedetemelo ancora: le foto sono tutte mie)

sabato 26 agosto 2017

in a bottle



Devo trovare l'acqua fredda e salata, per chiudere i fiotti rosso-vino che fuggono dalla mia mano. La stessa acqua che mi ha portato quella bottiglia, ignara lei stessa, di quanto potesse essere tagliente. 
Sventata quanto me, quando sono disceso rapido dagli scogli verso la riva, per raccoglierla. Non ho immaginato altro modo per estrarre quella tavoletta nera, se non frantumare il vetro verdastro che la conteneva. Non potevo aspettare che nessun altro leggesse il messaggio, che ho sempre immaginato e da sempre ho atteso. Resto fermo, mentre  l'acqua diventa rosa pallido, come certe spiagge, e la pelle tranciata frigge. Non mi chiedo neppure come sia stato possibile infilarcelo, attraverso il collo della bottiglia, quel telefono che continua a mostrare solamente quella scritta: "nessun nuovo messaggio".




Ho messo da parte la meraviglia. Come fosse lana, l'ho infilata dentro la federa di un cuscino, fino a riempirlo.  Illuso di sentirla ancora, posandoci il capo, mentre la tengo soltanto prigioniera, schiacciata  e costretta senza respiro.  Aspettando la buona stagione, come faceva mia nonna, per sfioccare e cardare i fili dell''emozione di nuovo morbida.


martedì 22 agosto 2017

she and sand




Dicono che la sabbia delle spiagge, come le cellule del nostro corpo, cambi di continuo e noi, come quelle spiagge, non siamo mai gli stessi. Ci penso, mentre viaggio sulla statale che trafigge l'isola.  So che dovrei svoltare a destra, ma vorrei andare diritto. Vorrei arrivare fino al mare. Camminare sulla spiaggia, per ritrovare almeno un chicco di sabbia, che si ricordi. Un granello bianco che almeno mi dica "Si, io c'ero. E' tutto vero". Raccontalo di nuovo. Sono qui per te.





Certi giorni, la musica ha l'odore della piazza. L'odore delle persone, del profumo gettato addosso senza ritegno. L'odore della birra intiepidita, nel circolo vizioso del caldo della mano che tiene il bicchiere.





7 volte Lui, 6 volte Lei

Lui e lei. Tavolino quadrato color aragosta in via Roma. Due birre zeroquaranta. Una ciotola di noccioline salate comprese nel prezzo.
Prologo: Lei arriva prima e si siede al tavolino. Lo precede di un  paio di metri, perché lui deve fermarsi un momento con il cameriere. Poi arriva,  sposta la sua sedia dai novanta gradi, sul lato, e la porta allo spigolo, calcolando con esperta maestria la distanza minima necessaria a concedere a lei, un bacio.  Un bacio dove le mani tengono il viso di lui, come se dovessero tenere un sogno nuvoloso che potrebbe evaporare all'istante. 
Lui: Camicia e pantaloni, misurati al millimetro immediatamente precedente al troppo stretto. Barba scura finemente coltivata nella sua mascolinità.
Argomento iniziale: la Felicità. Lei descrittiva, la disegna nell'aria, capace di farne intuire persino la forma. Lui che invece risponde in pieno stile "Cacciari è un incompetente". 
"Troppo  caldo" si alza, entra nel bar, paga (credo) e riesce. "Ciao, grazie Lory" .
Lei, che non  ha ancora finito, si alza, mentre lui è già in piedi davanti al tavolino, insofferente.  In piedi, li posso finalmente vedere mentre vanno via. Così posso apprezzare le sue spalle da palestra (o da lavoro) del tutto fuori luogo, attaccate a un bacino da ragazzino, con gambe coerenti. E forse capisco perché lei, che è davvero una ragazzina, sia incantata da lui; più grande, anagraficamente e anche nella parte superiore del corpo,  ma adeguatamente adolescente, nella parte inferiore.






Sciocche canzoni lanciate nella ciotola,
come monete false,
che il mendicante cieco riconosce,
eppure ringraziando, ti sorride.







domenica 20 agosto 2017

a hard (day's) night







Mi piacerebbe essere svegliato dal fresco del mattino, che penetra da una finestra socchiusa, dopo una notte afosa. 
Trovare, inaspettati, i tuoi piedi posati sul cuscino. 
Baciarne la pianta arcuata, come fossero zigomi. La caviglia come fosse il tuo collo. I polpacci disegnati come seni. Le cosce morbide, come la pancia che lascia affogare. 
Risalire, anziche' discendere.
Per lasciare immutato il centro del viaggio.







venerdì 4 agosto 2017

fiat






La prova scientifica. 
La conferma inequivocabile della siccità, è nelle ragnatele sul tergicristalli posteriore della mia auto.





Fiat I
Se il massimo della mia vita mondana, è l'afterhours alle sette e trenta del mattino, con caffè e fritto, alla stazione di servizio, significa che qualcosa non va.

Fiat II
Sarà l'effetto del caldo eccessivo della notte o il risultato di esperimenti di alieni in missione sulla Terra.  La Fiat Croma da 400 mila chilometri mi parla. Dice che non sono io a dovermi vergognare di lei, ma è lei che si vergogna di me. 

Fiat III
Ho deciso: divorzio. Ritorno padrone della mia vita. Non sarò più sequestrato da treni o ostaggio di noleggiatori. Ritorno alla mia amata Croma.




selfies






















In giro per la città, di notte. Io ci provo, ma, da solo, non riesco a perdermi













Mi piacciono gli scatti che rubo a chi si fa una foto.
(In piazza. Mentre Gianni Morandi si racconta e canta.)




















sabato 29 luglio 2017

condena


Esposto, nel centro della piazza.
Come un malvivente tenuto dai ceppi di quercia, resto immobile.
Senza guardarti.
Con la schiena nuda, che attende ciò che tutti si aspettano.
Una tua carezza, che la percorra in tutta la sua lunghezza.




https://www.youtube.com/watch?v=znKjdYSyQIk&sns=sms


https://www.youtube.com/watch?v=NBD9TIdqqFY&sns=sms

martedì 25 luglio 2017

giovedì 20 luglio 2017

roghi estivi





Neppure l’aria caldissima degli incendi che mi bruciano attorno. Neppure il vento secco che prosciuga l’afa del pomeriggio. Persino quello spazzolare energico, che mi arriva in faccia e sulle braccia, alla fine si arrende. Desiste dal tentativo di asportare quella patina, preziosa come un unguento, sottile come la pelle mutata di un serpente. Anche le folate di asfodelo surriscaldato, non fanno altro che portare a me quell’essenza di profumo di Tutto, che continua a essere il tuo. 





(Chissà se le parole spagnole, sono facili da tradurre, come quelle delle canzoni in inglese) 

https://youtu.be/9sg-A-eS6Ig

martedì 18 luglio 2017

orario notturno



04:39
C'è un luogo, al centro della notte, quando i nottambuli più incalliti si ritirano e chi lavora non è ancora uscito.
Là, dove io starò ad aspettare.


04:32
Sei tu, che mi svegli nel cuore della notte? Entrando da una finestra socchiusa, annodandoti alle mie caviglie, risalendo attraverso il mio sonno, disegnando i miei sogni


post-scriptum
(Ma, il cuore della notte, quando prova un'emozione, ...palpita?)






lunedì 17 luglio 2017

mestieri















Il mio amico Benedetto, dice sempre che di mestiere dovrei fare lo scrittore. Sono anni che cerco di convincerlo che non è possibile che ciò accada. Gli scrittori veri, hanno una caratteristica che io non sono mai riuscito ad avere, nè a trovare. 
Capita, ogni tanto, che qualcun altro mi chieda perchè mai io non scriva un libro, magari un romanzo. Questo è il mio luogo dell'impossibile. Io non riesco a immaginare di poter scrivere un intero romanzo, una storia che si completi, una trama che si definisca. 
Come iniziare una carezza e interrompersi senza motivo. Camminare di fianco e fermarsi senza preavviso. Respirare vicino e trattenere il fiato, senza volerlo davvero.
Nonostante questo, incoerentemente, continuo a essere convinto che in qualche Luogo e Tempo, esista una storia da raccontare per intero. E che nel trovarla, prima di scriverla, la scruterò con attenzione, la metterò alla prova, per sperimentarne la resistenza alle perversioni dell'autore, e infine me ne priverò, per sentire quanto sia forte la sua mancanza. Scoprendo che ha la tua forma.




   

sabato 15 luglio 2017

per chi legge di notte







Venti (20)


Lo hanno voluto chiamare Maestro, questo vento, che cerca d'insegnarti la Vita, quando ti strattona con le sue raffiche.


Le mie orecchie sentono il maestrale, così forte che potrebbe perforarle, eppure così vuoto e senza senso. Che ti  colpisce e ti emoziona. 
Come un postino che suona alla tua porta, per consegnarti una busta che riconosci. Ma che si apre vuota a te, che ricadi seduto sul gradino di pietra, ancora rovente.


Solo. Con i miei pensieri contusi e abrasi. 
Rotolati giù per il dirupo, tra spuntoni aguzzi di roccia e rovi spinosi. 
Per non essermi tenuto al parapetto, sporgendomi per sentire il vento di quella gola. 








Sei tu, questo vento. 
Che attraversa tutto. E da tutto è attraversato. 
Trasparente, inafferrabile.














Tempi

Per fortuna, i nostri orologi sono quasi tutti digitali, senza lancette che si muovono sul quadrante. Così è più facile per me, raccontarvi come il tempo che era mio, ora trascorra confuso e disordinato. 
Me ne accorgo quando vedo i numeri dei minuti e delle ore, cambiare continuamente, senza un senso o una direzione. Semplicemente  a caso. 
Rendendo inutile ogni momento, che non sa ciò che accadrà dopo. Che non conosce quello che verrà. Brancolando nella luce anemica del giorno.



Rotonda

Non scrivo più.  Non leggo più. 
Non più disegni, né scarabocchi. 
Non riesco a tracciare una lettera "o" rotonda come le tue. 
Forse era così anche prima. Forse lo è sempre stato. 
Ma lo specchio strabico rifletteva in un'altra direzione.

martedì 11 luglio 2017

lunedì 10 luglio 2017

life




I saw you this morning. 
You were moving so fast. 
Can’t seem to loosen my grip On the past. 
And I miss you so much. 
There’s no one in sight. 
And we’re still making love In My Secret Life.
I smile when I’m angry. 
I cheat and I lie. I do what I have to do To get by. 
But I know what is wrong, 
And I know what is right. 
And I’d die for the truth In My Secret Life.
Hold on, hold on, my brother. 
My sister, hold on tight.
 I finally got my orders.
 I’ll be marching through the morning, 
Marching through the night,
 Moving cross the borders Of My Secret Life.
Looked through the paper. 
Makes you want to cry. 
Nobody cares if the people Live or die. 
And the dealer wants you thinking That it’s either black or white. 
Thank G-d it’s not that simple In My Secret Life.
I bite my lip. I buy what I’m told: 
From the latest hit, To the wisdom of old. But I’m always alone. 
And my heart is like ice. 
And it’s crowded and cold In My Secret Life.



(leonard cohen)


sabato 8 luglio 2017

carbonio




Un viaggio lunghissimo. Di pochissimi centimetri. Chissà se per misurare il tempo o lo spazio, non sia meglio pensare come Stephen Hawking, quando parla della vita.   Lui dice che facciamo un errore nel cercare, o semplicemente immaginare, le forme di vita, basandoci sul nostro modo di intenderla. 
La base delle forme di vita, sul nostro pianeta, è il Carbonio. Tutte le molecole di quella che comunemente definiamo "Vita", si costruiscono su quella lettera "C". Forme più o meno complesse, hanno la base chimica, poi biochimica e infine biologica, sempre a partire dal Carbonio. 
E noi, dice Hawking, andiamo a cercare il Carbonio come indicatore  di "Vita", in altri luoghi.  Zero Carbonio, zero prospettive di vita. 
E se, invece, in altri luoghi, per un errore simile a quello verificatosi sulla Terra, l'evoluzione fosse partita dalla base silicea e non carboniosa? Saremmo completamente tratti in inganno e il nostro scandagliare l'Esterno, sarebbe fallacemente inutile.
Ecco: questo intendevo dire all'inizio. Lo stesso tipo di errore avviene quando pensiamo di misurare le distanze con i chilometri, con lo spazio. Anche tra gli esseri umani. Invece vi possono essere persone apparentemente separate; in luoghi apparentemente distanti, per chi usa l'unità di misura sbagliata; mentre, al contrario, altre sembrano vicinissime, contigue, ingannando la percezione di chi crede di misurarle.
Così, accade che non vi può essere nulla di più vicino, similare, sincronizzato (pure nella sua diversità), di due pensieri Alieni, in apparenza distanti nel tempo e nello spazio. Mentre due neuroni, vicinissimi, tanto da toccarsi con i loro dendriti, possono esprimere pensieri separati da un abisso incolmabile. 
Ecco perchè, talvolta, afferriamo la corda per trarre a noi ciò che crediamo si trovi all'altro capo. Ma nel tirarla, la sentiamo come un corpo morto, senza resistenza alcuna. A quel punto, possiamo pensare di abbandonare l'impresa. Oppure proseguire. Perchè la corda, prima o poi, si tenderà e potremo affiancare l'altra nave dispersa nel vuoto.
Ecco perchè, certe notti, la corda non dà segno di resistenza. Io la continuo a trarre a me. Riga dopo riga.


   



(E' per te. Lo troverai nel quaderno, che viaggia nel futuro)

catene