domenica 25 dicembre 2016

rockstar

Che lavoro, che mi sono ritrovato a fare. 

Da ragazzino, smilzo e dinoccolato, sognavo di fare il cantante rock. Anzi, proprio la rockstar. Non m’interessava neppure suonare uno strumento. Mi bastava sognare di essere un frontman: quello a cui le ragazze lanciano reggiseni e altri tipi di underwear. Mi piaceva l'idea di essere riconosciuto ovunque, di viaggiare in ogni parte del mondo. Lavorare di notte, fare le ore piccolissime, dopo i concerti. Passare da una casa all'altra. Se non addirittura, dover uscire da una finestra, evitando fidanzati gelosi. Avrei scelto con cura giacche particolari, che magari avrebbero fatto tendenza o che sarebbero state imitate e indossate da uomini e bambini. Felici di poter recitare il mio personaggio. Le mie canzoni sarebbero state successi planetari. Ogni volta tirate fuori per ascoltarle e cantarle, nelle riunioni di famiglia o nelle Feste. Con un pò di fortuna, sarei potuto diventare un mito. Quasi un personaggio leggendario. Tanto da fare dubitare qualcuno, della mia stessa esistenza, se non addirittura, della mia eventuale morte. Come Elvis. 
Ho sempre sentito dire che il futuro si avvera, ma non nei modi che ci aspettiamo. E così è stato anche per il mio destino. Faccio tournee molto brevi, ma intense. Ormai sono conosciuto nell'intero pianeta. Direi persino in ogni Regione, in ogni casa. Il mio modo di vestire e le mie giacche in particolare, sono inconfondibili. Con gli anni, come tutti, ho messo anche un pò di pancia, ma questo non impedisce ai miei fans, di fare la mia imitazione, magari con un cuscino sotto la camicia. Anche la barba stile Woodstock, è diventata bianca, quasi a contrastare il mio colorito rossiccio. D'altronde non ho il problema di dover uscire dalle finestre, quanto di entrarci. Qualcuno che non tollera il mio successo, ha persino inventato la leggenda metropolitana che io m'infili dentro i camini. Come Mel Gibson in "Arma letale". Ma questo non mi preoccupa: certuni come il Signor Bartolini, hanno persino colorato i loro tir dello stesso colore del mio mezzo originario
Alla fine, devo dire comunque, che il mio lavoro mi piace. Trasportare e consegnare oggetti delicati, per clienti soddisfatti, in ogni parte del mondo, in tempi rapidissimi. Siamo leader indiscussi, salvo qualche vecchio tradizionalista Svedese o Norvegese. Anche il mio nome d'arte lo immaginavo leggermente diverso. Pensavo a qualcosa tipo  "Klaus Kinski". Ma alla fine mi sono ritrovato solo come Klaus. 
Santa.

lunedì 28 novembre 2016

orario scolastico



Ricreazione

Cercami. Questo è ciò che mi aspetto da te.  Cercami ovunque ti sia possibile. Anche dove non ti aspetto. Mi troverai sempre al solito posto. In quella poltroncina rossa, di spigolo, all'ultima fila, alla fine del mondo. Farò come i bambini, che giocano a nascondino, urlando al proprio compagno. "Sono qui!"


Musica

Capisci la bellezza della tua vita adulta, quando ti accorgi che, se a un congresso, metti gli auricolari e ascolti "La notte" di Salvatore Adamo cantata da Morgan, nessun relatore ti interromperà. Nessun moderatore si rivolgerà a te, interrogandoti sull'argomento, né chiedendoti di che cosa stesse parlando. Non come al liceo.


Geometria

Ci sono pensieri che hanno strane forme. Li immagino di forma rettangolare (perché "parallelepipedo con base sul lato lungo" non mi piaceva). Un pensiero con il lato superiore aperto, su cui poggiare un coperchio su misura. Entrambi i suoi pezzi, potrebbero essere colorati d'azzurro. E per tenerli assieme, potrei farci passare sotto e ai lati, uno spago o un filo, che arrivi fin sulla parte superiore. O magari, al posto di spago e filo, potrei usare un nastro blu. E infine, per rendere tutto più solido, ci farei un bel nodo, sotto forma di fiocco.  Si, sarebbe proprio pensiero davvero bello. Felice. Gioioso. 
Non dirmi che ha l'aspetto di un normalissimo pacco regalo, facendomi notare che, oltretutto, è vuoto.  Non è una scatola. È un pensiero con la Pi maiuscola. Non importa se è vuoto. Perché è il pensiero.  
Che conta.


Lingue straniere

Dicono che imparare una seconda lingua, imparare a nuotare o ad andare in bicicletta, sia molto più facile iniziando da bambini   Farlo da adulti, non è impossibile, ma molto più difficile.   Se è così per nuotare o pedalare, figuriamoci per imparare ad amare.


Metereologia

Certe giornate, così improvvisamente fredde. Che i pensieri, intirizziti, balbettano frasi senza senso.


Cronologia

Sparire, per un tempo lunghissimo. Capace di far dimenticare ogni cosa.  Poi tornare, scoprendo che sulla terra normale, sono passati solamente tre secondi e mezzo.


Astronomia

La coda di stelle dell'Orsa Maggiore, che sbuca ogni tanto dagli alberi, come certi bambini che saltano fuori d'improvviso, per ridere del tuo finto spavento. 
Così quelle stelle disposte a forma di carro, si prendono gioco degli aerei che ci passano attraverso, facendo finta che quella lucetta tremolante, sia un'altra di loro, che muta continuamente la forma della costellazione, ai vostri occhi. Tanto che, se state in silenzio, riuscirete a sentire le loro risate, che fanno eco sull'erba umida, della notte di Ognissanti.


Chimica (Avete presente certi acidi degli anni sessanta?) 

Lo circondo. Lo avviluppo tra le mie spire. Morbido, m'infilo tra le sue pieghe più morbide. Il mio palpito dentro le sue parti più nascoste. Sento su di me le scariche elettriche dei suoi pensieri più intimi. Fino ad affondare, soffocato di piacere. Sentendo ancora, nelle narici, il suo profumo bianco e grigio.  Resto così, ancora ricoperto dalla sua mielina. Disteso su un letto morbido, di assoni e dendriti. A sorridere ai neuroni.

domenica 27 novembre 2016

notifiche




Oggi avevo in mente un pensiero bellissimo. Di quelli che rendono felici chi li scrive e chi li legge. Poi mi sono accorto di avere dimenticato gli occhiali...(è tutto vero, fidatevi...) 



Non ti servono molti attrezzi.  Devi tirare su' quello spigolo. Poi l'altro. Entrambi gli angoli devono essere orientati verso l'alto. Non ti preoccupare della parte centrale: si adatterà prendendo la forma giusta, sporgendo un po'.  Vedrai,  sarà perfetto.  Ti sorprenderai di come sia facile un sorriso.



La prossima volta che qualcuno sarà in ritardo, o vi avrà dato buca, pensate come si senta chi manca un appuntamento non dato.



Prima che sia troppo tardi, iscrivete i vostri figli alla facoltà di Lettere, alla facoltà di Teologia, all'istituto Nautico. Abbiamo carenza di poeti, santi, navigatori. Perché siamo circondati da esperti di Diritto Costituzionale.



Il lavavetri del semaforo sotto casa, ha fatto un salto di qualità. L'ho visto all'incrocio, con il telefonino, che prendeva prenotazioni.   "Va bene, allora. L'aspetto alle 12,42 sulla corsia di destra. Si, certo...un minuto e sarà già pronto per il verde, stia tranquillo..."


Lampeggia.  Non lampeggia.  Lampeggia.  Non lampeggia...
Queste notifiche dei messaggi di Whatsapp, al posto dei petali delle margherite, non danno soddisfazione.


Si. Lo confesso. Sono geloso. Morbosamente. Come si può essere gelosi di uno che si chiama 'Ultimo accesso oggi alle 18.16".


(Una notifica.  Dammi soltanto una notifica. E io sarò salvato.)

calendario del vento


LU

Il vento del lunedì, è come certi piccoli scolari, che non vogliono sentire ragione, nel rifiutarsi di fare diligentemente i compiti. Perché tutti sanno che i venti hanno una direzione da seguire. Una rotta stabilita da un apposito ufficio, individuata facendo ruotare a caso la Rosa dei Venti.  Si può solo deviare leggermente, scivolare in basso o librare in alto.  Ma quello di oggi, è un vento che vuole altro.  Perché i venti possono disegnare cerchi perfetti, ma per farlo devono incontrare un altro spirito indisciplinato. Che spinga in direzione contraria, fino a curvarsi così tanto, da diventare un turbine.  Oggi, seguite la vostra direzione e se incontrerete un altro vento del lunedì, non vi preoccupate, se non disegnerete cerchi perfetti. Lasciate che abbiano la forma di ciò che amate














ME

Cosa vi aspettate, questo mercoledì? Un giorno fatto di cielo. Nuvole come promesse. Morbide davanti a voi. Sparse ovunque. 
A vederle così, di primo mattino, sembrano aspettare soltanto di essere  prese tra le mani, per dare loro la forma che vogliamo. Come certi giocolieri da strada, che fanno cani bassotto, dai palloncini colorati. Forse, durante il giorno, le nuvole fuggiranno, saranno altrove. Oppure si dissolveranno, unendosi ad altre. Alcune non ci saranno più alla fine del giorno. O davvero resteranno con voi, mansuete e sorridenti. Felici di prendere la forma che vorrete dare loro. Questo mercoledì, sapete cosa fare: allungare la mano e scegliere le nuvole che più vi piacciono. Come fossero promesse. Senza perderle. 
Poi, non dite che io e Mercurio, non vi avevamo avvisati.


VE

Venerdì. Come l'approdo dopo un viaggio. Il vostro traghetto si avvicina alla costa. Un abbraccio vi aspetta. Il sabato si alza presto, per andare al mercato e preparare il pranzo, come si fa quando i parenti lontani ritornano. Mentre voi, rapidamente, richiudete la valigia con i vestiti usati della settimana. Distinti frettolosamente da quelli ancora puliti, che non avete indossato. Separati, gli uni dagli altri, dai pensieri infilati a strati. Da mostrare con calma, più tardi, a chi vi aspetta, emozionato, sulla banchina del porto.



ME

Mercoledì di miti e leggende. O di storie vere. Come Medusa, capace di pietrificare gli uomini, posando su di loro, il proprio sguardo. Ma Perseo, stavolta, non staccherà alcuna testa. Perché Medusa non userà i suoi occhi. Le basterà quel suo modo di dire la verità. Lasciandoti beatamente pietrificato. 
Siete avvisati. Ma fatelo lo stesso.


GI

È come per le scie chimiche. Anche per l'origine delle nuvole, esistono due teorie. La prima ritiene che siamo prodotte dall'accumularsi del vapore acqueo, proveniente dagli specchi d'acqua scaldati dal sole. 
La seconda, sostiene, granitica, che siano formate direttamente dalla fuoriuscita di gas, da squarci nelle mongolfiere dei nostri sogni. Perché non abbiamo cucito per bene la tela. O perché abbiamo volato troppo in basso.  Giovedì.  Esprimete con cura i vostri desideri. Volate alti.











MA

L'inverno. Come sentire già ora, il freddo che arriverà. Come scoprirsi al vento gelido che ancora non c'è. Come pensare che alle giornate più corte, corrispondano vite più brevi. Grande inganno, l'Inverno. Che ti arriva dentro, quando ancora non c'è.  Fuori.
(Lo so. Oggi è triste come un campo dopo la battaglia. D'altronde, non può essere sempre Lunedì. E Martedì adempie al suo destino di giorno di Ares. Ineluttabile.)


ME

Dicono che nell'Universo, esistano galassie divenute così piccole, da poter stare nel palmo di una mano.  Stelle e pianeti concentrati a tal  punto, da mutare l'incommensurabile nel commensurabile.  Nessuna immaginazione può andare oltre. Niente di più grande in uno spazio così piccolo.  Poi prendo te, tra le mie mani. Il tuo fare. Il tuo essere. Il Tutto, in un luogo.Che supera la mia immaginazione. Si chiama Mercoledì



GI

Come un tempo, accuratamente, si ripiegavano i fazzoletti di seta. Disposti dentro cassetti  profumati.  Così appaiono certe anime. Minute, cesellate, ben ripiegate. Non può essere un caso, che il nostro cervello, ospiti tutti i nostri pensieri, sentimenti, emozioni, in mezzo alle sue circonvoluzioni. È questo il modo in cui, certe anime, si mostrano a chi non guarda attento e non vede quanto sia ampio, quel morbido lembo.   Giovedì: dispiegate i vostri morbidi tessuti. Senza paura di sgualcirli.


VE

Mi conosce bene, la mia autoradio, quando mi fa sentire quelle canzoni che carezzano la mia anima arruffata. Quando mi parla dei miei amori e mi chiede dove sono andati. Senza aspettarsi una risposta, come i veri amici. Come le donne che hanno scelto di lasciarmi. O come le autoradio. Anche di venerdì. 
(Denti feat. Cellamare)


SA

Una torre spagnola. Cerchi di tufo bianco scalcinato. Sono certo che ieri, proprio qui, davanti a me, ci fosse una porta. L'ho vista, l'ho toccata. Solo un vecchio chiavistello, fintamente poggiato, lasciato aperto da te. Oggi non la ritrovo. Eppure ho girato l'intero perimetro. Ho persino provato a scalfire i bordi della pietra, con un grimaldello di ferro arrugginito. Scivolava via, senza neppure una scheggia. Senza neppure trovare una fessura, un pertugio su cui fare leva. Senza quasi nessuna speranza di poter entrare. Lasciando solo il sogno che sia possibile. Dicono che basti, certe volte, a far riapparire le porte scomparse.






ME

Il sole come fuoco che divora alberi.  
Così oggi, il mercoledì che divorerà il nostro tempo.







GI

E niente...
Questo giovedì è così. 
Potete solo andarlo a cercare sul dizionario. 
Alla voce "collabito" (con l'accento sulla i")



VE

Che lo vogliate o no, il venerdì è un giorno particolare. 
Scelgo con cura le parole. Ne misuro la lunghezza. Ne stimo la trasparenza e il colore, come si fa con i diamanti. Ne sento il peso, tenendole in mano. Perché non siano mai troppo pesanti. Né troppo poco. Perché, poggiate sul letto,  sprofondino leggermente, lasciando il loro segno incavato. Con la forma del desiderio.



















SA

Sabato. 
Vi ricordo che questo è il mese dell"Autunno Metafisico...
Guardo diritto davanti a me,  un mondo del tutto trasparente.  Poso gli occhi su ciò che mi circonda, quasi senza vederlo.  Come gli esploratori indiani, posavano l'orecchio al suolo argilloso, per udire il suono di movimenti lontani. Così io posso vedere e immaginare mondi apparentemente distanti Come fossero pensieri. Tanto vicini da poterli toccare.


MA

Dicono che quella che vediamo in queste ore, sia la Luna che appare più grande, ai nostri occhi, negli ultimi settant'anni. Succede perché la sua orbita è più vicina del solito alla Terra. Io credo invece, che  il cerchio della Luna sia davvero più grande. Magari perché trattiene il fiato, sorpresa dalla Bellezza della Terra, vista da così  vicino. Catturata dalla curiosità di conoscere le nostre storie bellissime. Che si muovono come le maree. 
Oggi che è martedì, guardate da vicino i vostri desideri, fino a toccarli.



GI

Così forte, a volte, questa sensazione, che cerca di strapparmi parole. Mentre io le trattengo con entrambe le mani.
La forza di gravità del giovedì.


VE

Ho sempre voglia di conoscere storie, che stiano aggrappate al mio cuore, con tutto il peso del loro corpo. Correndo il rischio che si strappi. Nel dubbio, tenete il sabato e la domenica, per ricucire il venerdì.



8° 

Nei viaggi delle sei del mattino, ci facciamo compagnia, io e le ultime stelle.  Indecisi entrambi. Le une, se scomparire del tutto nella luce del giorno. L'altro, se dissolvere nella normalità.  Entrambi a scrutare l'orizzonte che verrà. Immutabile. 



Oggi, trovate la parola che cambi il vostro destino. Piccolo o grande.  Che siate stelle o meno.



domenica 23 ottobre 2016

azzardi





Mi vengono in mente quelle interviste ai Vice Questori Aggiunti, che avvisano i vecchietti delle città, affinchè non aprano le porte di casa agli sconosciuti. E soprattutto, non si fidino di proposte risolutive, come bollette meno care, investimenti della pensione, enciclopedie necessarie per una felice vecchiaia.
Vi avviso: non usate la Palla Otto, se volete rassicurarvi sul buon andamento di una relazione, sulla possibilità di successo di un rapporto, o della reciprocità di una passione.
Poi non lamentatevi. Non dite che non vi avevo avvertito.

sabato 17 settembre 2016

Frati, vestiti & telefonini




Chi mi conosce, sa che porto sempre con me, una decina di citazioni, che mi soccorrono nelle contingenze della vita. Una di queste citazioni, riguarda Fratel Bernardo, un missionario che negli anni settanta, decise di portare la propria opera, nel paese della petrolchimica. Ancora oggi, io ricordo una sua predica nella messa in onore di Nostra Signora di Mezzagosto. La festa principale del paese, con processione sotto il sole delle undici, a quaranta gradi  Quaranta, non "all'ombra", perche' non c'e' mai stata ombra, nelle strade senza alberi, del centro storico.  Per la festa piu' importante dell'anno, i paesani si vestivano per bene, con gli abiti acquistati appositamente e i capelli tagliati per l'occasione. Fu cosi che Fratel Bernardo, a causa di un malessere del parroco, si trovo' a officiare la messa solenne di Ferragosto. E fu proprio durante l'omelia (non ricordo neppure quale passo del vangelo riguardasse), che il missionario tuono'. Per ricordare l'importanza di essere cristiani dentro. Di fare il bene per il bene. Di onorare il Signore con le azioni e non solo con le parole. Di onorare Maria con le preghiere dal cuore e non solo esteriormente. Perche' se la festa fosse stata solo un'occasione di pura esibizione...
Fu a quel punto che Bernardo si fermo'.  Alzo' il braccio che spuntava dal manto verde smeraldo. Lo tese orizzontale, in direzione del centro delle bancate, affollate e sudate.  "Che il Signore bruci i vostri vestiti!". "Che li bruci tutti, in questo stesso momento, se essi non sono l'espressione della gioia e della preghiera per Maria."
Mi sono ricordato di lui, oggi. Mi sono ricordato di quella sua invocazione, mentre ascoltavo i commenti su quello che accade a giovani donne. Ho immaginato quali parole avrebbe potuto dire. Sono sicuro che avrebbe detto le stesse cose, se si fosse trovato a celebrare il funerale di quella ragazza bellissima. Avrebbe esordito raccontando la felicita' di una vita che inizia a essere compiuta. Di quello che e' l'amore ai nostri giorni. Del rischio dell'essere superficiali nelle relazioni, nelle amicizie, negli affetti e nell'amore stesso. Della cattiveria incontrollata, nascosta e travisata sotto forma di leggerezza. Persino  del sostituire ogni emozione vera, che sia buona o cattiva, con i surrogati virtuali dei sentimenti. E sono certo che si sarebbe interrotto proprio in quel punto della predica. In quel preciso momento. Avrebbe alzato il suo braccio lungo e robusto, facendolo spuntare dal manto color viola. Teso, orizzontale, in direzione dei banchi occupati da tutti gli amici che l'avevano conosciuta, quella giovane donna bellissima. E l'avrebbe detto, ancora una volta. 
"Che il Signore bruci tutti i vostri telefonini! Che li bruci tutti, in questo stesso momento. Se questo e' cio' che portano."




martedì 30 agosto 2016

l'africa in città




Se volevi il tiepido, non venivi in Sardegna.


Joyce mi racconta che Addis Abeba si trova a 2500 metri s.l.m.. Chissa' se hanno l'obbligo di catene a bordo. (only for sardinian people)


Se esistesse il 41/Bis per l'imbecillità, alcune città sarebbero perfette supercarceri.


Avviso numero uno per assessori ai lavori pubblici: se volevo andare in Amazzonia, mica passavo nei vostri marciapiedi. 

Avviso numero due per assessori ai lavori pubblici: si possono mettere cartelli di divieto di transito sui marciapiedi, per i pedoni di altezza superiore a 155cm, oppure potare rami e arbusti sporgenti.


Una mamma che concede al figlioletto,di allontanarsi dall'ombrellone. "Va bene, vai vicino al biliardino,  ma non giocare con gli altri bambini"

gesti (im)mortali




Per alcuni, la solitudine e' talmente insopportabile, che anzichè andare via, in un gesto nascosto, scelgono di portar con se' altre persone.


C'è stato un tempo in cui erano i camini a segnare l'orrore delle vite umane. Oggi basta una marmitta Euro5. Con filtro antiparticolato.


Poi ci sono quelli che vorrebbero dimostrare di essere capaci di risorgere dopo tre giorni. Ma usando il cadavere di un altro.


Ormai,  possiamo riempire giornate intere, con i nostri minuti di silenzio.





sabato





Da tempo, l'inizio del giorno, di un gruppo di coraggiosi e temerarie, viene insidiato dai pensieri del mattino, che arrivano loro, tramite whatsapp. Questa è la raccolta, ordinata (ove possibile) per giorno della settimana.



Puoi  perdere la stima, la fiducia, l'affetto, o persino quello che gli stolti chiamano  l'amore.   Ma per alcune anime rare, conservi intatta, la passione della curiosità.  Profonda e inestricabile, come parte di te. Vi lascio al caldo del mare. Perché rileggiate al fresco della sera.  Buon sabato.



(week-end) Vedo le rughe, aumentare  da un giorno all'altro. Non le avevo notate.  Non avrei dovuto cambiare gli occhiali.  Da +1 a  +1,5.





venerdì





Da tempo, l'inizio del giorno, di un gruppo di coraggiosi e temerarie, viene insidiato dai pensieri del mattino, che arrivano loro, tramite whatsapp. Questa è la raccolta, ordinata (ove possibile) per giorno della settimana.




Per fortuna è venerdì. Vedo già il sabato e la domenica. Da vicino.



Nel giorno di Venere, l'argomento è prevedibile. Come un oroscopo. Voi potete scegliere se chiedervi cosa vi possa accadere di bello.  Oppure, chi vi possa accadere, di bellissimo.



Scivolo in questo venerdì.  La musica e le parole degli Alphaville. Scivolo come lungo il tubo di plastica gialla, che lancia verso la piscina piena d'acqua.  Per un istante immagino che potrei trovarla vuota, schiantandomi.  Poi, per fortuna, mi ricordo come da bambini scendevamo lungo il parapetto  obliquo delle scale della chiesa. Un muro ripido e ruvido di trachite scura.  Il suono della tela dei pantaloni sdruciti dalla pietra. E la voglia di scendere ancora più veloci. Infischiandosene delle braghe bucate e delle prediche. 
Questo venerdì, fate così.  Consumate un po' dei vostri  jeans o dei vostri leggins.  Lasciatevi scivolare veloci.  Sicuri di atterrare in piedi.  Con un oplà.  E un sorriso.



(Venerdì) E se invece fosse davvero così? Se davvero quei movimenti impercettibili dei pianeti, fossero capaci di mutare, o perlomeno orientare le nostre vite?    Se quei milioni di chilometri al secondo, potessero, in qualche oscuro meccanismo, cambiare il nostro modo di vedere le cose, il nostro modo di agire?   Giorno dopo giorno, passare dalla disperata inazione, alla vitale voglia di fare. Combattere.  Nudi.  Senza violenza. In un combattimento fatto di bellezza. Come gli atleti dell'antica Grecia. Dove corpi sudati e impolverati sospingevano passioni. E Venere poteva incarnarsi nei muscoli forti di un lottatore.   Anche voi, oggi,  combattete usando la vostra bellezza.



Quelle donne bellissime, che trovano di sé ogni impercettibile difetto. 
Mentre noi vi troviamo solo la mancanza.  Di loro. 
Non poteva essere diverso, il giorno di Venere.



l'oro del giovedì




Da tempo, l'inizio del giorno, di un gruppo di coraggiosi e temerarie, viene insidiato dai pensieri del mattino, che arrivano loro, tramite whatsapp. Questa è la raccolta, ordinata (ove possibile) per giorno della settimana.




Il setaccio di ferro. Quello che usavano i cercatori d'oro della fine dell'ottocento. Vite intere passate a setacciare, grammo per grammo, intere montagne e fiumi.  Ho pensato a loro. A quegli uomini consumati, usurati, sgualciti da un sogno. Contro ogni plausibile probabilità.  Ho pensato a loro stamattina, quando ho deciso di rallentare, di arrivare tardi, di allungare il fiume d'asfalto. Perché oggi sono un cercatore. Cerco di dimenticare l'affanno, la fatica, la disillusione. Tra le sabbie silicee del giovedi,  cerco le sabbie d'oro delle emozioni e delle passioni. Affronto il dolore dei muscoli delle braccia e la schiena ormai curva, ma non smetto, stamane, di setacciare ogni parola, ogni pensiero, persino ogni albero che incontro. Trovare minuscoli grani dorati, sarà la mia ricompensa. E non mi importa se, come per i vecchi cercatori, troverò l'oro dello sciocco. Non smetterò di setacciare e trovare emozioni. Per quanto grande possa essere il fiume del giovedì.



lunedì 29 agosto 2016

giovedì





Da tempo, l'inizio del giorno, di un gruppo di coraggiosi e temerarie, viene insidiato dai pensieri del mattino, che arrivano loro, tramite whatsapp. Questa è la raccolta, ordinata (ove possibile) per giorno della settimana.




Tutti i miei sogni di ogni notte, si sono sempre avverati.  Dentro altri sogni, in altre notti.   
Buon giovedì.



Non avrei mai voluto che capitasse.  Proprio a me.  Avrei dovuto essere più attento.  Basta un attimo di distrazione. Un istante rapidissimo, in cui non l'ho quasi visto arrivare.  Neppure il tempo di una manovra d'emergenza per evitarlo.  Ho sentito il suono.  Lo spigolo anteriore della mia auto l'ha fatto quasi rimbalzare via, come un piccolissimo fardello. Io mi sono bloccato, come ho potuto. La macchina ferma in mezzo alla strada. Lo sportello spalancato. Ma non lo vedevo. I battiti del cuore acceleravano. La gola si faceva secca. Un altro automobilista che scende e mi chiede che accade, se sto bene. Anche lui ha visto qualcosa. Dice che è sbucato così all'improvviso.  Secondo lui, l'ha fatto di proposito. Forse voleva farla finita. Di questi tempi,  purtroppo,  capita sempre più spesso, con tutti i mutamenti che ci sono. Forse ha ragione l'automobilista.  Potrei placare la mia coscienza. Ma per quale motivo, si suicida un passerotto? 






Vivere una giornata. Con quello strano sentimento. Lo stesso che si prova quando, uscendo di casa, avete la netta sensazione di dimenticare qualcosa. Sapendo che, quando ve ne accorgerete, non potrete tornare indietro a riprenderla. Forse.   Buon giovedì, giorno di Giove.  Pianeta così grande, che perdersi è un attimo.



Avete presente le nuvole, quando non sanno che fare?   Indecise se disperdersi o accumularsi, stanno lassù, cotonose.  È giovedì anche per loro.



Leggevo che da oggi, ogni singolo giorno, sarà più corto di un minuto, rispetto al precedente. Ogni giornata, si vedrà sottratta una parte di sé. A suo discapito e a vantaggio del buio.  Chissà cosa si prova, nel perdere qualcosa che pareva intangibile fino al giorno prima.  Quale sia la sensazione del non ritrovare ciò che si riteneva ci appartenesse.   Chissà se proviamo lo stesso sentimento quando accade anche a noi.  Quando ci rendiamo conto di quel minuto mancante.  O se soffriamo di più, perché nessuno ce lo ha rubato,  ma lo abbiano semplicemente perso.  Per non averlo riconosciuto. Per non averlo amato abbastanza.   Oggi, nel giorno di Giove, facciamolo.  Amiamo ogni minuto del nostro giorno.






Un grande mago.   Vissuto al momento giusto. Nel luogo giusto.  Forse anche nel modo giusto. Creatore, probabilmente, di filtri, pozioni, incantesimi.  Ma soprattutto, inventore di quel minuscolo pulsante con sopra scritto "repeat".  Che sembra una formula magica latina.  Quasi uno scongiuro. Quel tasto che compie la magia.  Esaudire il desiderio, che quell'emozione non finisca mai. Probabilmente quel magnifico e potente mago ha raggiunto altri luoghi o è fuggito con una strega Gitana, come Esmeralda.  Altrimenti avrebbe avuto il tempo di perfezionare l'incantevole magia. Cosi, io avrei potuto prolungare non soltanto John Legend.   Magari mi sarei sentito come oggi.  Su una di quelle vecchie giostre variopinte  di legno.  Ripetendo il giro all'infinito, sperando ogni volta, di riuscire a farti salire.  Play thursday.





mercoledì




Da tempo, l'inizio del giorno, di un gruppo di coraggiosi e temerarie, viene insidiato dai pensieri del mattino, che arrivano loro, tramite whatsapp. Questa è la raccolta, ordinata (ove possibile) per giorno della settimana.




Oggi non scrivo. Raccolgo i pensieri, che mi sono caduti mentre scendevo dal letto. Qualcuno si perderà, come accade spesso nelle case, per certi oggetti, anche molto cari. Si perdono, o semplicemente, scompaiono alla nostra vista. Probabilmente lo fanno per loro scelta. E di sicuro, ha ragione il mio amico Paolo: avevano finito il loro compito. O forse lo iniziano proprio nel momento in cui lasciano a noi il loro ricordo. La loro impronta.   Digitale.   Buon mercoledì


Guardavo il ritratto di una persona particolare, che ha fatto scelte particolari.  Ho pensato che, al contrario del sentire comune, ogni scelta che facciamo, è sempre quella giusta. In quel momento, in quel luogo, in quella situazione. Dopo, certamente, troverete interi eserciti di esperti sennopoisti.  Tutti capaci di dimostrare, anche con l'ausilio di formule matematiche, quanto sia stato madornale, quel vostro errore. 
Io dico, invece, che ha ragione l'allenatore del mio Jordan. Quando il giocatore  non segue lo schema di gioco, quando sbaglia il passaggio, quando si ostina a tirare da tre. "Se fa canestro, ha ragione lui". Buon mercoledì




Chissà se, quando arriverà il momento, passerò davvero a miglior vita.  Sia chiaro: il mio dubbio non riguarda lo stato di beatitudine o di sofferenza che mi verrà attribuito, rispetto all'esistenza terrena.   La mia vera preoccupazione è che, anche in quell'occasione,  io possa essere inconcludente.  Se anche in quel caso, anziché trapassare, io resterò indolente e indeciso, sull'andare o meno, oltre quella soglia.  Magari mentre quel vecchio, con la tunica e le braccia incrociate, batterà nervosamente il piede, trattenendosi a stento dal pronunciare quel giudizio tranciante.  "Sei un inconcludente".  Mentre io resterò là. In mezzo. Come il mercoledì.


Spesso, il mercoledì, ha la consistenza di una corda. Ne sentiamo lo spessore sotto la pianta dei piedi, mentre proviamo il primo passo. Davanti a noi, il cavo teso che porta al trampolino del giovedì. A destra e a sinistra, il vuoto, con le sue infinite possibilità.  La nostra scelta,  sta nel sentire bene quel contatto con la pianta del piede. Oppure provare a lasciarsi andare di lato. Restando per  sempre nel mercoledì della vita. Perché qualche volta, il Mezzo, non è la metà.  Buon mercoledì.




Non è per niente bello, iniziare la giornata litigando di primo mattino.  Oltretutto se il motivo è una questione di economia finanziaria, applicata alle banche.  Ma quando lui, testardo e cocciuto, non accetta nessuna ragione e nessun numero da parte mia, non lo tollero. Eppure gliel'ho spiegato, al bancomat, che il pin era giusto.








giovedì 25 agosto 2016

spiagge






La sera, quando guardi il mare, le sue onde, la loro schiuma.  Ti sembra impossibile che abbia fatto tutto quel caldo. Che quel sole alle tue spalle, ora così inclinato, sia stato così alto, così rovente. Quasi da non ricordatelo.


Il sole rovente, che mi ha disciolto. 
Ora scende. 
Lasciando di me, soltanto una pozzanghera di solitudine


Raccolgo a mani giunte, la mia immaginazione umida e informe. La uso per riempire il secchiello colorato. So bene, che dovrò essere veloce, nel capovolgerlo. Così da far restare in piedi quella torre. Come si fa con i sogni.


Lo so. Mi sarei dovuto levare dalla sdraio del mio ombrellone. In piedi e con il dito alzato, ad imperituro ammonimento. Perché quelle due coppie, in piedi, all'ombra del chiosco sulla spiaggia, erano così affettuose. Come vecchi amici.  Poi ho sentito meglio. Ho visto le fascette di plastica azzurra ai loro polsi.  Verde: mezza pensione. Azzurra:  pensione completa.  È incredibile come quattro persone, incontratesi il martedì, arrivino alla domenica, a salutarsi con baci calorosi per la partenza verso il traghetto.  A promettersi che si troveranno con   "il baba' fatto da mia mamma" e  "la parmigiana fatta da mia moglie".  Arrivando al totalmente irreale di un  "Ci sentiamo presto".    Ma quando...mai?


martedì



Da tempo, l'inizio del giorno, di un gruppo di coraggiosi e temerarie, viene insidiato dai pensieri del mattino, che arrivano loro, tramite whatsapp. Questa è la raccolta, ordinata (ove possibile) per giorno della settimana.







Come gli antichi Aruspici, attendo alla profezia della giornata.  Trasmetto a voi, il segno che regala la certezza di un martedì pieno di buone cose.  Interpellata sul destino, e poi lanciata,  la saponetta Palmolive, si è posata sul portasapone, senza rimbalzare fuori.    Sarà un buon martedì





Vi state sbagliando.  I ricordi  non sono persone che avete conosciuto. Anime che avete amato. Né storie che vi hanno emozionato. E neppure passioni che vi hanno consumato o che avete perso per strada.  I vostri ricordi e quelli degli altri, sono premonizioni di  ciò che farete. Esattamente come prima,  o esattamente al contrario. Oppure del tutto diversamente. Come non avete mai fatto prima.  I ricordi servono a questo: a misurare la felicità dei nostri nuovi gesti.  Delle nostre nuove azioni.  Dei nostri nuovi amori.  Buon martedì. Nuovo.



martedì 23 agosto 2016

lunedì



Da tempo, l'inizio del giorno, di un gruppo di coraggiosi e temerarie, viene insidiato dai pensieri del mattino, che arrivano loro, tramite whatsapp. Questa è la raccolta, ordinata (ove possibile) per giorno della settimana.





Viaggio in auto. Nel primo giorno della settimana, che è anche il primo giorno di maestrale. Spalanco tutti i finestrini, perché il vento possa entrare il più possibile dentro l'abitacolo. Capace di spostarmi con la sua forza. Come da ragazzi, i compagni che si danno le spinte, per divertirsi. Come fossero vento.





La ghiandola pineale è una minuscola pallina molliccia, proprio al centro del cranio. Dicono che, probabilmente, in origine, avesse un diverso destino. E probabilmente, sarebbe potuta essere un terzo occhio. Anzi, oggi viene spesso definita così: "il terzo occhio". Alcuni ritengono che, in un certo senso, lo sia per davvero, attribuendole la capacità di vedere nei pensieri o addirittura nell'anima altrui. Pensate come potrebbe essere emozionante, disporre del nostro terzo occhio, capace di darci una visione del tutto diversa, più profonda, del mondo che ci circonda. Andrebbe oltre ogni immaginazione.  Anche se, a pensarci bene, potremmo desiderare ben altro. Magari di poter scegliere un'altra allocazione, per il nostro "terzo occhio". Magari, invece che al centro del cervello, posizionato in cima al dito indice, sul polpastrello. Pensate quale meraviglia: poter alzare il braccio verso l'alto, flettere il dito in avanti e poter vedere direttamente i concerti, quando non si è abbastanza alti. Sbirciare, non visti, oltre gli angoli, gli stipiti, sotto le lenzuola.  Si.  Credo proprio che, se ci fosse un referendum, il terzo occhio sull'apice del dito indice, stravincerebbe. 
Per oggi, provate a immaginarlo, per vedere oltre il lunedì. Buon inizio di settimana.







 È sottile. Finissimo, questo inizio di lunedì.  Non ha neppure l'eleganza della seta.  Ma la fibra ruvida dello spago.  Lo tengo cauto, stretto nel pugno chiuso. Indeciso se stringerlo con la forza, correndo il rischio di tagliarmi la carne del palmo della mano. O se lasciarlo andare un po'. 
Posso usarlo per fare piccoli nodi, per misurarne la lunghezza. Per conoscere quale sia la mia distanza da te. Oppure, potrei sognare ancora un po', di essere Achab,  mentre a ogni nodo, lego una corda sempre più forte, e alla fine trovero' la fiocina, arpionata nella pelle durissima della giornata già finita.  Traetela a voi, questa giornata che è solo all'inizio. Riempite la vostra baleniera.  Buon lunedì.





Lunedì. Che vi posso dire?  La strada ha ancora le curve tutte arruffate. Anche gli alberi lungo la carreggiata, sono meno del solito. Alcuni stanno ancora pettinando le fronde, prima di piantarsi al proprio posto.  Io metto in fila i pastelli colorati, scegliendo le tonalità più adatte per la giornata, ma infilo in tasca  quello che amo di più. Da usare sulla carta ruvida. Da sfumare con i polpastrelli. Come si fa con la pelle abbronzata. O con i pensieri netti del lunedì.  E voi, tracciate per bene la vostra settimana.





lunedì 22 agosto 2016

scent of











Ho deciso di fare una deviazione. Ho deciso di seguire quel vecchio cartello arrugginito e quasi divelto. Ha insistito così tanto, in questi mesi, che alla fine ho voluto dargli retta. Ho infilato quella che un tempo è stata più di una mulattiera. E che oggi ha dimenticato cosa fosse in altri giorni. La mia macchina ci è passata a malapena, ma non ha protestato. E'abituata a percorsi scomodi, come talvolta lo sono le mie giornate. Così, dopo cinquecento metri, seicento buche e diciotto strettoie, sono sbucato dove sbucano tutte le strade testarde. In uno spiazzo di una vecchia stazione. Il suo cartello è ancora in piedi, quasi verticale. Con la scritta chiara, come se qualche signora dabbene, l'avesse ripulito proprio stamane, sapendo che avrebbe ricevuto una visita. Per questo ho voluto essere educato. Ho fermato l'auto, in modo da non dare troppo fastidio. Sono sceso e ho scattato foto, scusandomi per il troppo rumore fatto dall'otturatore della macchina fotografica dello smartphone. Un sacco di binari, per una stazione esiliata nelle campagne. Una chiesa così piccola,  che al massimo ci sarà stato posto solo per un piccolo altare, un prete e un solo chierichetto.  Dall'altra parte, in simmetria opposta, un rudere, di cui la cosa meglio conservata resta l'insegna fatta di cemento, sul muro di lato: "scuola elementare". E poi il caseggiato più grande. Restaurato con i mattoni rossi di prima della guerra, per nascondere l'intonaco inglese della fine dell'Ottocento. Finestre abbandonate aperte al primo piano. Niente finestre né porte, invece, sul marciapiede dei binari. Solo il segno dei varchi, ormai murati, con impietosi blocchetti di calcestruzzo. Aperture simmetriche che paiono occhi, per sempre occlusi, senza preavviso, né spiegazione.  Poi, senza preavviso, né spiegazione, capisco. Senza averne voluto o richiamato la presenza. Sento il trillo di un campanello meccanico, come ancora si sente in certe scuole, quando si segna la fine della lezione, o l'inizio della ricreazione. Mi piacerebbe fosse una storia di fantasmi bambini, che non hanno mai abbandonato la scuola elementare, che sta esattamente di fronte a me. Invece è proprio il suono d'avviso di un vecchio passaggio a livello. E quello che arriva è uno dei treni che ancora riescono a fare scintille sulle rotaie a scartamento ridotto. Non mi domando neppure come abbia fatto a sapere che io fossi proprio là, proprio in quel momento e in quel luogo. Lo guardo soltanto, incantato. Come si guarda un treno che continua a passare in una stazione che esiste solo in due cartelli bianchi arrugginiti. Solo allora capisco definitivamente. Perché quella stazione, a cui hanno chiuso gli occhi, continua a vivere e vedo i muri piegarsi leggermente, a seguire la coda del treno, passato davanti a lei. Anche a occhi chiusi, sente i suoni e le vibrazioni dei binari. E aspetta pacifica, che passi un treno, che riprenda a fermarsi davanti. O qualcuno che faccia una deviazione, per non sentirsi troppo sola








Un giorno mi chiederanno di raccontarti. Di descriverti. 
E io non dirò chi eri. Ma dov'eri. 
Perché tu sei un Luogo. 
Un Luogo dove esiste tutto ciò che altrove non c'è.



virus



- Ciao.
- Ciao. Hai una faccia...
- Davvero ?
- Si, si. Che ti succede?
- Beh. Sai...
- Sputa il rospo.
- Insomma...ecco.... Ti ricordi quella ragazza di cui ti parlavo. Quella che ho conosciuta su Effebi....Che ci stavamo frequentando, usando Whatsapp...
- Si, certo che la ricordo; l'ultima volta mi hai pure fatto vedere la sua foto svestita.. Una Dea.
- Beh. Si.... Lei... Ecco: ci siamo dati un appuntamento vero. Ci siamo piaciuti. È stato un vero sballo.
- Mi pare una buona cosa. Perché quella faccia, allora?
- Mi sono beccato un virus...
- Uhh.... Mamma mia!  E io chissà che mi credevo.... Che telefono hai? Lumia Microsoft? Mettici Avira antivirus, che è pure gratis.

giovedì 11 agosto 2016

congestioni




Lo so. E' da un po' che non ci trovate niente di nuovo. Eppure, di "nuovo" c'è sempre una bancarella piena. Ma lo sapete pure voi, che i mercatini ambulanti, per definizione, non li trovate sempre nello stesso posto. Nel frattempo, alcuni (s)fortunati hanno continuato a leggere gli esperimenti delle Teorie. 
Quindi, oggi, per dare un senso logico, vi lascio qualche riga, che riparte proprio da dove è iniziata una delle prime "teorie". Da una spiaggia.


Acqua

- Dario, non andare in acqua!
- Ma dai, perchè tuo figlio non può andare in acqua?
- Perchè ha mangiato da poco; ha mangiato cinque minuti fa; rischia di stare male in acqua.
- Ma quando mai?! La digestione non è ancora iniziata; la digestione inizia dopo venti minuti, quindi se entra ora non corre rischi;  l'importante è che esca prima di venti minuti; è il freddo, quando si esce, che rischia di farlo affogare.
- Ah... beh, non si finisce mai d'imparare. 


(Stintino, Sardegna, 5 di agosto, ore 15)

giovedì 28 aprile 2016

ready to take off






Me lo dice sempre, la mia amica oculista di Bergamo. Non bisognerebbe accettare neppure un bicchiere d'acqua, quando si viaggia con l'Alitalia. Lo raccomanda sempre, da quando è stata lasciata a terra per overbooking. Mi sono ricordato di lei, qualche giorno fa, nel guardare l'equipaggio di cabina.  Perchè con il passare degli anni, le hostess hanno subìto una sorta di mutazione genetica. Quasi tutte portano i capelli raccolti e con piccola coda o una cipolla. Le restanti, hanno i capelli tagliati corti. Ma questa mutazione, non si è limitata alla capigliatura, perchè, a guardare bene, evitando di farsi notare, sono diventate un po' più mascoline. Quelle di altezza maggiore, avendo perso le linee e le curve tipicamente attese in una donna, ma soltanto restando con pantaloni vuoti. Neppure davanti, come sarebbe ovvio attendersi da un organismo di genere femminile. Insomma, avete capito: niente forme prosperose, ma neppure il minimo sindacale, che possa impedire il declino della leggenda, che voleva le assistenti di volo, capaci di fare esplodere desideri e immaginazione. 
A dirla tutta, neppure i loro colleghi maschi sembrano essere usciti indenni da questo misterioso fenomeno evolutivo. Nel mio viaggio di oggi, verso Napoli, sono seduto alla fila tre, lato corridoio. E questo, mi ha consentito, non volendo, di sentire gli animati discorsi tra due colleghi, assistenti di volo, di sesso opposto. Argomento scabroso: l'utilità e il migliore utilizzo dell'anticalcare nel bagno. Con lui che appariva nettamente a proprio agio. Anzi, più esperto di lei. Un uomo di mondo, insomma.
Ci penserò, la prossima volta che dovrò fare una scelta. Non tra lei o lui. Ma tra dolce o salato. Grazie per avere volato con me.
    

sabato 16 aprile 2016

istruzioni per l'uso







Mi sono fermato davanti alla colonnina rossa, ho abbassato il finestrino dal mio lato e ho seguito le istruzioni che erano scritte sul display verde.












Ho preso il biglietto che mi ero tenuto in tasca fino ad allora e l'ho letto.




















Non era granchè interessante. Comunque, l'ho pure riletto.

Eppure, la sbarra non si è alzata.  Forse avrei dovuto fare un riassunto?

sabato 12 marzo 2016

all-less

Alcuni sono profumatissimi. Un eccesso di fragranza forte, che ti arriva addosso, mentre passano vicino e resta per qualche secondo. Altri invece, sanno soltanto di pulito. Niente gel luccicante sui capelli. Oppure si distinguono per i jeans dello stile che piace ancora a loro, fin da quando li portavano da ventenni. Mentre i più giovani  sono audaci e seguono la tendenza, con gli strappi al punto più o meno giusto. Barbe o visi lisci. Spesso meno pallidi di come te li aspetti. Poi ci sono i solitari. Quelli che attendono sullo spigolo del marciapiede, di fronte alla scuola. e sembrano dei padri ansiosi, che aspettano i figli alla fine delle lezioni. Dall'altro lato, dove la palazzina d'epoca lascia libero un bellissimo quadrato di sole, il gruppetto che si bea del tepore  fuori stagione.  Parlano tra loro, come i vecchietti delle  piazze di chiesa nei paesini. Esprimono pareri animati. Scambiano consigli esperti. Sono così numerosi, in quel.crocevia del centro della città. Proprio davanti al liceo da cui sono venuti due presidenti della Repubblica. Eppure non sembrano avere niente in comune tra loro. Se non quella inusuale sportina di plastica biodegradabile. Con quella scritta identica per tutti. "Issimo. La spesa semplice". Una busta bianca e rossa che li accompagna, mentre escono dal portone di ferro. Quello con la targa dorata. Caritas diocesana.

venerdì 11 marzo 2016

otto marzo

 





 

 
 
 
Se tu potessi leggerlo, te lo scriverei.
Noi siamo ciò che siamo stati.
Noi siamo ciò che siamo stati per gli altri. 
Per chi ci ha voluto nella propria vita.
Ogni volta che perdiamo qualcuno di loro,
perdiamo una parte di ciò che siamo stati. 
Di ciò che non saremo più.

(per R.)
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
8 marzo
 
Noi uomini lo sappiamo. Dovremmo festeggiarle ogni giorno. Non soltanto in una festa comandata. Sono le nostre compagne di vita. Quasi sempre le guidiamo noi, ma sono loro che ci portano, ci trasportano verso luoghi che talvolta, neppure conosciamo. Iniziamo ad amarle per come sono fatte, per le loro forme. A volte arrotondate, a volte spigolose. Poi le apprezziamo per come sono dentro. Motori inarrestabili, capaci di restare assieme a noi per una vita intera. Anche quando le lasciamo per una nuova passione, restano per sempre nel nostro pensiero e magari le incontriamo con un altro uomo, a cui concedono di percorrere un altro tratto della strada.
Forse riusciremmo a vivere senza di loro. Ma è difficile immaginarla, ormai, una vita senza auto.

mercoledì 20 gennaio 2016

oroscopo cinese







Mi sono fermato davanti alla bancarella di un filippino. Vendeva ogni genere di gadget iper tecnologico. Mi ha attratto una sorta di manopolone gigante. Come un grosso contaminuti da cucina,  ma invece dei numeri da zero a sessanta,   portava impressa una serie di tacchette a cui corrispondevano i disegni di strani animali.
"Sono i segni degli anni del calendario cinese", mi ha anticipato il proprietario dell'attività commerciale itinerante. 
Io ho fatto una faccia sul perplesso andante e ho chiesto cosa se ne facesse dei segni del calendario cinese, per cuocere un uovo alla coque o per gli spaghettini.
Quello ha mutato espressione, come fosse uno dei leggendari custodi del segreto della mummia, per trasformarlo, un istante dopo, in uno smunto sorriso di compatimento. Eppure doveva avere simpatia per me. Oppure, per qualche oscuro motivo, mi ritenne un predestinato. Perché iniziò a raccontarmi in modo sommesso, che in realtà, quell'oggetto che inspiegabilmente per gli altri, mi aveva attratto, era l'ultima rimasta, delle macchine immaginifiche del potente Xhiao Ping Teng.  Portandolo con me, ogni volta che avessi ruotato per un giro intero, la parte sferica superiore, portando la piccola tacca bianca, in corrispondenza di uno dei segni dorati, mi sarei ritrovato nello stesso giorno, alla medesima ora, ma nell'anno indicato dal simbolo. Avrei potuto essere in luoghi al di fuori da ogni immaginazione. A distanza di pochi anni o molti secoli. Senza limiti.   Capii in un attimo, che il Fato aveva messo davanti a me un'occasione riservata a pochi eletti, nella storia di questo nostro mondo. 
"Come posso averlo?". Il filippino con uno sguardo divenuto ossequioso, allungo' verso di me, le sue mani, che tenevano devote, quell'oggetto unico. E mentre lo porgeva,  portava il capo verso il basso, con un gesto quasi sacrale. Io mi ritrovai a pochi millimetri da quella superficie convessa rossa e lucida. Mentre sentii distintamente la voce, indirizzata a me.
"Sono dieci euri".
Come, dieci euro? Non puoi impedirmi di ricevere questo talismano. Sono io l'eletto. 
"Sono dieci euri", ripeté ancora una volta, senza muovere il viso ancora rivolto verso le mie scarpe.  Non ti pare di essere esoso?  Ti posso dare cinque euro. Ho una banconota da cinque euro e non voglio resto.
"Sono dieci euri", fu la magica preghiera con cui mi rispose, con le braccia ancora tese verso di me.
Dieci euro per un passaggio verso l'eternità. Non riuscivo a crederci. Ma era una questione di principio. 
Al massimo potevo aggiungere la moneta che tenevo per il carrello del Conad. Sei euro. 
"Sono dieci euri". 
Così, io sono ancora qui. E quando passo davanti ai filippini che vendono le cover per cellulari, penso sempre che, forse, non ho capito l'importanza di ciò che mi è accaduto. Che forse avrei dovuto offrire almeno sette euri.