Credo che sia così. Ci passi davanti, con un paio di scarpe vecchie, magari di una misura più grande. Con indosso una camicia dai polsini e dal colletto consumati. Pantaloni con l'orlo grattato via dallo strisciare per terra. Davanti al piccolo negozio, pieno di quei dolci che hai sempre sognato. Come nei racconti di Dickinson. Lì vedi e stai lì a guardaré, anche sapendo che non sono tuoi. E gli spiccioli del taschino, non bastano. Credo che sia così, oggi.
La lista della spesa di oggi: "Passare da brico e comprare un kit". Per farmene una ragione.
Mi faccio una foto con il telefono. Ci metto sotto una scritta: "scomparso". La guardo con attenzione per non perderne alcun dettaglio. Poi uscirò a cercarmi.
Ecco, oggi un vicepreside in pensione, mi ha spiegato un pezzo di vita. La differenza tra essere primi della classe ed essere seduti al primo banco. Non è la stessa cosa, in effetti.
Ecco. Ci sono cascato. Ho messo un paio di cuffiette auricolari. Ho piazzato il telefono sulla scrivania, poggiato sulla tastiera del pc. E con i gomiti sul tavolo, tengo la testa poggiata sulle nocche delle mani. Guardando Nek, mentre canta la mia canzone preferita, scritta da Maurizio Costanzo. Non pensavo che Maurizio Costanzo sapesse tutte queste cose. E non sapevo che due auricolari neri, conoscessero così tante cose di me. E così che ci casco. Sempre. Spero che Nek non rida troppo di ne.
Come sa bene, chi mi conosce da tempo, un paio di volte l'anno rinuncio alle mie originali scemenze e riporto qualcosa che non è mio. Ma che avrei voluto tantissimo avere scritto io stesso.
Oggi spetta a Piergiorgio Paterlini.
"Il valore del tempo; la bellezza impagabile della vicinanza a qualcuno nel lungo scorrere del tempo, molto più importante, molto più umana, molto più "famiglia" di qualunque fedeltà moralistica, svilita a ruolo di pura monogamia sessuale"
A me, i sogni restano attaccati, vividi.
Come la colla densa e bianca che usavano i vecchi falegnami.
Come la colla densa e bianca che usavano i vecchi falegnami.
Due pensieri di ferragosto, postumi.
1) Vedo tutti quelli che si fanno le foto con il cellulare. In un futuro remoto, gli archeologi di altre galassie, vedendo gli antichi documenti fotografici, si chiederanno se la nostra civiltà si sia estinta a seguito di una misteriosa epidemia, che produceva una paresi del volto, con un'abominevole espressione facciale, ben visibile nel loro viso.
2) Guardo il tg di ferragosto. Ma oggi, le giornaliste che conducono i telegiornali, se non sono enfisematose, non le vogliono?
Credevo di essere capace di fare una semplice operazione, per conoscere la mia età. Poi mi sono scoperto a sbirciare continuamente un piccolo cerchietto sul telefono. Le notifiche di whats app.
A volte la vita è strana. È come se, avendo gareggiato dando tutto te stesso, fossi arrivato primo. Poi ti informano che ti sei scordato di iscriverti e quindi non hai diritto a salire sul podio.
Questo vento così caldo, soffia così forte su ogni cosa. Come se volesse prosciugare ogni goccia d'acqua. Evaporare ogni lacrima caduta al suolo. Indifferente che sia di dolore o di gioia.
Forse è per questo che le donne del deserto, si coprono il capo, lasciando intravvedere gli occhi nel'ombra.
Forse è per questo che le donne del deserto, si coprono il capo, lasciando intravvedere gli occhi nel'ombra.
Ci sono persone che ci emozionano quando ci sono accanto.
Altre, invece, capaci di farlo quando ancora le aspettiamo.
"Le parole sono cose vive. Pesanti. Che ti possono spaccare la vita." (Roberto Vecchioni. due minuti fa)(un giorno d'agosto)
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