sabato 20 giugno 2015

Joyce e l'età del quarzo

Una volta il mondo andava a molla.
Una delle rivoluzioni umane, come quella del frigorifero, del treno a vapore, del telaio meccanico, della stampa, fu quella in cui i giapponesi della Casio, fecero passare l'umanità dall'età della molla, all'età del quarzo.
Fu una rivoluzione terribile, dove il ticchettio degli orologi da caricare, fu soppiantato senza pietà dal silenzio dei led. Il calore del movimento meccanico abbandonato, senza riconoscenza, dai minuscoli circuiti integrati. Persino la meraviglia del movimento a diapason, fu costretta in un angolo, senza neppure l'onore delle armi. Sconfitti da un orologio il cui pezzo più costoso era il bracciale. Nessuno riuscì a vincere quella battaglia incruenta. Neppure i soliti stolti romantici, che guardavano con affetto  quei piccoli congegni segnatempo, costruiti apposta per fare discutere in ogni occasione, su quale fosse il più preciso.  Relazioni umane e interi pomeriggi, passati a confrontarsi su quale fosse l'orologio più preciso. Quale fosse quello che accumulava meno ritardo. Sui modi per regolare l'eccessivo anticipo. Confronti spietati nel dimostrare che fosse esatta l'ora indicata nel quadrante. Vite intere passate a capire l'imprecisione del meccanismo, per correggerla quotidianamente. Tutto spazzato via da quel prodigio giapponese, con le scritte inglesi serigrafate sul fondo nero. Time. Mode. Alarm.
Perdonerete questa fumosa e quasi bucolica premessa. L'età della Molla, un po' come l'età dell'Innocenza.
Oggi neppure ci ricordiamo di quell'età. In cui la variabilità dell'ora esatta e la relatività della precisione, erano parte normale del trascorrere del tempo quotidiano. Oggi che il tempo è scandito così bene, che neppure ci rendiamo conto di esso, se non quando è già passato. Oggi che il padrone assoluto delle macchine segnatempo, è proprio il piccolo minuscolo minerale di quarzo. Che, come tutti i vincitori, ha concesso un grazioso dono agli sconfitti, mettendo le lancette, per darci la sensazione del trascorrere del tempo. Come un accessorio vezzoso aggiunto a un vestito elegante, le sveglie di oggi emettono un ticchettio artificiale, spesso non necessario, ma solo per ricordare i vecchi, ormai antichi, orologi a molla. Senza lasciare spazio all'imprecisione. Orari uniformi, come fossero sincronizzati da un Grande Fratello, cugino degli Dei dell'Olimpo, erede e discendente di Chronos.
L'unica fuga da questo Mondo Perfetto, potrà essere la ribellione di Joyce. Che con la scusa di non essere in ritardo, manomette con cura meticolosa, tutti gli orologi della casa. Portando avanti le lancette di alcuni, lasciando invariati gli altri, e trascurando quelli che hanno esaurito la carica delle batterie (che segnano l'ora esatta solo due volte al giorno). Il risultato è che non sai mai, di primo acchitto, quale sia l'ora esatta. Così ha restituito all'umanità quella libertà di ondeggiare attorno al tempo. La libertà di scegliere tra tanti momenti, quale sia quello giusto. Di rinfocolare il rapporto umano e persino le relazioni affettive, quando ognuno può scegliere e preferire l'ora più adatta. Libero ognuno di essere in anticipo o in ritardo. Libero dalla schiavitù del quarzo.

Buon compleanno (io sono nato alle nove, circa).

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