venerdì 27 febbraio 2015

grimilde & biancaneve

 

Avviso a tutte le matrigne. Fate attenzione. A forza di dare mele avvelenate, prima o poi, mangerete quella sbagliata.........

 
Su quel muro abbastanza bianco e abbastanza lungo, c'era scritto "Oggi è proprio uno di quei giorni in cui vorrei perdermi. Perdermi e basta. Perdermi da solo. Forse persino senza te."
 
 
Sogni. Bellissimi. Che restano  come ombre al nostro fianco, attraversando la luce del giorno. Che attendono il sole basso  della sera. Per tornare luminosi nel buio della notte.
 

Un serpente di lanterne rosse, attaccate alle macchine, incolonnate all'ingresso della città. Proprio mentre mi viene in mente che potrei essere un grande costruttore di storie. Di storie che piacciono a tutti. Capace d'inventarne una che piace ai teneri di cuore,  perché possano palpitare per quelle due fiamme gemelle, che si amano, come loro stessi avrebbero voluto amare. Che piace agli invidiosi, perché possano riversare il loro acre sentimento, su quelle due anime, felici della loro passione. Che piace a chi vive di inganni e falsità, perché riuscira' a passare giornate intere, a immaginare e inventare tutto quello che non si vede. Che piace a chi è vivo, perché la notte riesce a sognare tutto quello che sarà domani. 
 

Come  nella fiaba di Jack, ho trovato i semi magici. Quella pianta cresciuta così velocemente, fino a portarmi così in alto. Un luogo sconosciuto. Mai neppure immaginato. Forse sognato. Oppure altre volte vissuto. Mi sono ritrovato finalmente dove il pensiero sfida il sentimento, nel correre più veloce. Dove anima e cuore continuamente si inseguono, arrivando sempre al medesimo luogo, nel medesimo istante.  Ancora oggi, non ti so dire in quale preciso momento, tutto sia accaduto. So soltanto che la paura insensata di tempeste che non c'erano, arrivo' così rapida, da non lasciare il tempo di un respiro. Mi portò giù,  lungo i  rami scivolosi, fin sotto le radici magiche.  A lasciarmi riemergere sporco e sudicio di terra, come Alice alla fine del sogno.  Con in mano, l'unica cosa che mi era rimasta, dentro una tasca sgualcita. Come un uovo d'oro. Lo stesso che custodisco ancora oggi. E che ogni giorno, nella solitudine della sera, prendo tra le mie mani. Lo stesso che consumo, strofinandolo ogni giorno, mentre lo lucido per i miei occhi. Trovando per lui, ogni giorno, un nome diverso. Sempre lo stesso.



"Non importa, se non ho stravolto le nostre vite."

Nessun commento:

Posta un commento