martedì 16 dicembre 2014

sempre colle








Sempre in ritardo fu,
quell'ermo colle









 
[17:23]
Capita sempre. Ti infili nella pioggia, lungo la strada. E quella strana macchina si mette in moto, silenziosa. Riavvolge il tempo. E ti ritrovi come una liceale, a premere invio.
 
[08:16]
Oggi grammatica. Le cose che pensiamo. Le cose che diciamo. Non sono quasi mai quelle che facciamo. Per questo esiste il futuro. Semplice ("farò") o complicato ("vorrei fare"). Oggi scegliete una cosa che pensate o dite. E fatela.
 
[17:07]
Ci sono gesti preparati, quasi premeditati. Di cui studiamo ogni piccolo dettaglio. Di cui immaginiamo il gusto, mentre aspettiamo che si realizzino. Poi, ci sono altri gesti, che semplicemente accadono. Naturali e confidenti, come un abbraccio morbido sui fianchi. Sono gesti mai cercati. Eppure conosciuti da sempre. Che assaporiamo indefinitamente.  Come il color pastello del cielo di dicembre.
 
[20:04]
Abito in un luogo,  dove nessun amico passa all'improvviso, per restare a cena. Dove non capita quasi mai di raccontare la storia di una bottiglia da stappare. Dove non fai tardi, perché l'aperitivo era imprevisto. Dove il citofono non ti parla con la voce  di qualcuno, che si è ricordato di te, davanti al tuo portone. Dove anche se vai nella direzione contraria, nessun volto ti conosce più. Dove la domenica non c'è il caffè con il vassoio, dopo Messa.
 
[08:28]
Esprimi un desiderio. Forse non si avvera. Ma è così bello, mentre lo immagini. Da sembrarti vero.
 
[08:51]
"alla tua età, ancora così romantico?" Esistere è una questione  di spazio-tempo. Io preferisco lo spazio. E fregarmene del tempo.
 
[21:46]
"Non siete voi che state in mezzo ai tavoli. È la pizzeria che è piena di gente grassa....."

[10:08]
È colpa mia. Se al liceo, non avessi avuto 2 in francese, oggi non sarei qui. Costretto a stare in un luogo dove ogni schifezza ha un nome in italiano. Così da poterla capire.
 
[20:42]
Ora che ha smesso di piovere, posso andare più piano. Lento, come i tuoi passi, ritrovati in una canzone consumata.

sabato 13 dicembre 2014

domenica 7 dicembre 2014

buone giornate e buone serate

 
 


 


















Ci sono storie che non puoi svelare a chi le ha vissute. E che non vuoi raccontare a tutti gli altri.
 
 
 
Buone Giornate
 
 
Raccontano che, durante la seconda guerra mondiale, quando gli aerei avevano difetti inspiegabili, gli aviatori davano per certo che il guasto fosse opera dei "Gremlins". Piccoli esseri, animali-folletti, astuti e perfidi. Capaci di sabotare ogni parte dei velivoli, mettendo a repentaglio la vita degli equipaggi. Forse qualcuno di loro è arrivato anche dentro la carlinga delle nostre vite.  Hanno rubato il tempo, la vicinanza, la confidenza, l'intimità.   Hanno sottratto i pensieri, i progetti, le fantasie, i desideri.  Hanno divelto la voglia di dire, fare, baciare, come scassinatori provetti. Ci hanno lasciato le lettere.   Un po' per consolare della mancanza.  Un po' per acuire la sofferenza della perdita.  Perché i Gremlins sono così.  Perfidi.
(Per cui, oggi, prima di iniziare il volo, fate tutti i controlli. Poi volate tranquilli. Buona giornata.)
 
 
 
Lucia oggi aveva gli occhi luminosi, mentre ricordava il maestro Dettori. Un maestro di Nuoro, che insegnava alle scuole elementari. E come tutti i maestri, resta sempre un ricordo pressoché indelebile. Anche quando si hanno quasi sessant'anni. Ci si ricorda quasi ogni particolare, di tutte le giornate trascorse in quelli che allora, come oggi, si chiamavano "caseggiati scolastici". Anche se in realtà erano spesso delle casupole travestite da scuola. Ma il maestro Dettori insegnava in quella che, per allora, era una scuola modernissima. Con un lungo andito, su cui affacciavano tutte le porte delle classi, che erano una di fianco all'altra. Separate dai sottili muri, fatti con i mattoni delle fornaci di Pabillonis. Così,  come racconta Lucia, accadeva che l'ora del dettato era uguale per tutte le classi. Tutti gli altri insegnanti (femmine minute e diafane) se ne erano fatta una ragione. Anzi, ne avevano fatta di necessità' virtù. Perché il maestro Dettori, aveva una voce imponente, quanto la sua corporatura. E quando iniziava a dettare, quel suo vocione vibrava e rimbombava attraverso tutti gli esili muri, arrivando distintamente dalla terza alla quinta classe. Io non c'ero, ma sono convinto che anche il vicinato, a una certa ora del mattino, smettesse le faccende, per ascoltare il dettato del maestro Dettori. Tutti curiosi di sapere che fine facessero "i funghi che d'autunno, dopo le prime piogge, appaiono nelle campagne, di sotto agli alberi".
 
 
 
All'inizio del giorno, come  emigranti del Novecento,  saliamo sul piroscafo, che ci porterà a una destinazione, ogni giorno diversa.  Ogni giorno, iniziamo il viaggio, con l'ansia di chi non sa come sarà la traversata. Né come sarà il porto d'arrivo.  Appuntamento al molo sette, con il fardello pieno dei nostri generi di conforto e un po' di cibo, sperando che il mare non sia troppo mosso. Che la traversata non sia troppo lunga. E che tu sia tra i compagni di viaggio, anche se hai comprato un biglietto diverso dal mio.
Buona giornata. (Ci vediamo a bordo)
 
 
 
Oggi è la giornata ideale per un auspicio. Siate superficiali. Non puntualizzate. Non precisate. Lasciate agli altri, qualche centimetro di indefinizione, su cui passeggiare, per conoscervi meglio. Come se fosse una carta geografica dell'Africa dell'800. Con le parti lasciate in bianco, delle regioni ancora inesplorate. A cui dare un nome.  Il vostro.
 


















 



Buone serate
 

Ci dev'essere freddo, la'  fuori. Lo capisco dai vetri appannati.  E penso che sarebbe tutto più facile, se i cuori fossero di cristallo, per farci vedere subito, la temperatura dei sentimenti.
(Heart of Glass. Blondie). Buona serata.
 
 
 
Oggi non ho storie per voi. Stanno tutte rinchiuse dentro una piccola scatola di legno di balsa. Di quelle scatoline intarsiate, che Zia Vanna intagliava e assemblava, incollandole con il Vinavil. Che usava per tenerci aghi, fili, nastri, bottoni, e tutto quello che le serviva per adattare i suoi vestiti, sempre colorati e stretti in vita. A volte aggiungeva al coperchio della scatola, un panno di velluto bordo' (mi perdonerete, ma l'ho voluto scrivere proprio come lo scriveva lei, quando prendeva appunti sui cartamodelli degli abiti). In certi casi, agganciava persino un minuscolo lucchetto ottonato, occultandone la chiavetta nel centrotavola di Limoges. Un nascondiglio irraggiungibile, per un bambino com'ero io. Così, per me restava un compito impossibile, aprire quel piccolo scrigno traforato e il suo contenuto. Come allora, stasera sono troppo piccolo per raggiungere la chiavetta di ottone. E non potrò aprire la scatola delle mie storie per voi.
Buona serata.
 
 
  
Brevi di cronaca
 
Pag.1
"Il povero nonno, buonanima, è morto giovane. Ha avuto un cactus."
 
Pag.2
Le nuvole alla mia destra, hanno il colore dell'acqua sporca dentro i secchi.
 
Pag.3
Vorrei sapere da quale sito scaricare la app "migliore persona virtuale a cui confidare  i pensieri più intimi senza farli  sapere agli amici più cari". Perché su  Google Play, non c'è.......
 
Pag.4
Trasandato. Non è una barba un po' lunga. Né un viso senza trucco. Ma è uno stato d'animo. Che gli altri vedono di voi.
 
 
 
Pagina astrologica

Conosco una donna. Bellissima. Che parla in fretta, mentre ti guarda. E tu puoi scegliere se perderti tra le parole. O negli occhi

Cerco di immaginare  com'era, quando ancora non la conoscevo. Provo a predire come potra'  essere,  quando non la  riconoscero'.

Non è che non riesco a vivere senza te. Semplicemente, non sono più riuscito a immaginare la vita senza te.  Non è,  come si dice,  "se non ci fossi".  Semplicemente,  tu ci sei.