martedì 11 novembre 2014

giostre

 
 
 
 
Continuo a sentirmi chiedere a chi si riferisca un nome o un storia che scrivo. Continuo a  sentirmi raccontare un sacco di film, che le persone si fanno, leggendo queste righe. E io continuo a ripetere che ognuno deve saltarci su e farci un giro. Come se salisse su una giostra a Mirabilandia. Divertitevi. Oggi ho scelto un sacco di materia prima, raccolta nei miei viaggi di andata e ritorno. Un sacco di giostre su cui potete girare. Ognuno ne faccia il miglior uso. Magari, ritrovando o riconoscendo se stesso.
 
 

Halloween/uno
Per caso, sapete se ad Halloween, a mezzanotte, le zucche ridiventano carrozze? Perché, nel caso, mi avanzano due topini di campagna.
 
Santi/uno
È scontato che oggi si pensi a tutti quei Santi, che ci seguono, ci guardano, ci danno una mano. E a volte ci danno un piede, per farci lo sgambetto, facendoci cadere, nel posto giusto, al momento giusto.
 
Santi/due
Vi posso dire come li immagino, oggi?  Come in un grande palazzetto dello  sport. Giocatori usciti dal campo. Seduti su una panchina ai lati del parquet.  Che seguono la mia partita e quella di tutti gli altri, ancora in gioco. Compagni giovani e vecchi, alcuni usciti per stanchezza, altri per un fallo subito, o per somma di ammonizioni. A volte sono così concentrato, che non mi accorgo di loro. Ma quando riesco a fare un piccolo time-out, li posso vedere, mentre fanno il tifo per me, mi incoraggiano, consigliano, soffrono e gioiscono. Sono sicuro che, a volte, vorrebbero persino essere  di nuovo in campo. Sono convinto che qualcuno, a volte, riesca persino a portarsi sulla linea, riuscendo a farsi sentire.  E alla fine, l'unica cosa che mi viene in mente, è una frase da film americano. Io gioco. Anche per voi.
 
 


 
 
Se l'appartenenza a uno Stato, si potesse scegliere come il centro commerciale, e se fosse per me, oggi Market Repubblica Italia, chiuderebbe per fallimento. Per mancanza di clienti.
 
 
 
 
 
 

Montagne russe
Ci sono bellezze, che stanno accovacciate. Le braccia annodate alle ginocchia.    E tu senti che non puoi fare altro. Ti pieghi verso di loro, così in basso da poter vedere quel viso già conosciuto. Per riconoscere quella smorfia lieve  di dolore, che muta in speranza a forma di sorriso.

 
Rollercoaster
Vorrei allargare queste giornate sempre più corte. Come si fa con un vecchio pigiama troppo stretto. Cercando di sgualcirlo, per rendere i sogni più confortevoli. Buona serata.

 
Casa degli specchi
Uno sciamano. Ecco, oggi potrei incontrarlo. Sedermi sulla terra, di fronte a lui, circondati dalla pioggia e dalle nuvole nere. A sentirmi leggere il futuro, sui sassolini di quarzo del Sinis. O più semplicemente, guardando il cielo grigio e fertile di novembre.

 
Casa degli orrori
Negli inverni della vita,  accade che cerchiamo  sentimenti che ci scaldino il cuore. Così come si cerca il calore di un corpo, in un letto ancora freddo. Vi consiglio di tirare fuori un piede per volta, e sbucare fuori dalle coltri. Un po' di freddo vi farà bene.

 
Tiro a segno
[19:52 06/11/2014] WhatsApp introduce la doppia spunta blu: il messaggio è stato letto.
[19:53 06/11/2014] WhatsApp introduce la doppia spunta verde: il messaggio vorrei che l'avesse letto e invece manco di striscio.
[19:55 06/11/2014] WhatsApp introduce la doppia spunta rosso: il messaggio sperava che fosse di un altro e invece era il solito appiccicoso.
[19:58 06/11/2014] WhatsApp introduce la doppia spunta giallo: il messaggio è
stato letto dal figlio sedicenne che ora potrà avere il motoguzzi regalo della mamma.
[20:01 06/11/2014] WhatsApp introduce la doppia spunta arancio: il messaggio è talmente contorto  che sembra scritto da Denti. Riprova l'invio.

 
Autoscontro
Qualcuno ci ha rubato il bene più prezioso. Ci ha  rubato il  tempo per parlare. Non ci siamo accorti quando lo ha fatto. Forse di notte, come i ladri.È cosi che le giornate rimpiccioliscono, accartocciate  ed io, non ritrovo lo spazio lento di certi pomeriggi  d'autunno.





















Ruota panoramica
Certe scelte che faccio, mi sembrano lettere che scrivo e imbusto. E poi spedisco  a me stesso. Poi sto li', e magari, spero che non arrivino mai al mio indirizzo, scritto sulla busta. Spero che magari si perdano, durante il trasporto. Che finiscano in un altro continente, per l'omonimia delle città. Che il postino sbagli nel consegnarla, o almeno, che cada in bicicletta, subendo un trauma cranico, che gli faccia dimenticare il motivo per cui stava di fronte a casa mia. Posso immaginare ogni cosa, che impedisca alle mie lettere, di arrivare a destinazione. Eppure so che, facilmente, non sarà così. La lettera arriverà alla sua destinazione. Come certe scelte. Siatene certi. O forse no.
 
 
 
 
(Il mio amore. Non ha un nome. A volte credo non abbia neppure un luogo in cui possa riposare. Forse non è neppure ciò che sembra.)

venerdì 7 novembre 2014

misure

 
Sostiene Alyna, da tempo, che io sia un classista. Specie quando cito "l'impiegato del catasto" come archetipo di normalità. Non propriamente in un'accezione positiva. Eppure, oggi, io mi sento proprio questo, perchè sto prendendo vari pezzi scritti in viaggio, e li sto incollando sul post (senza neppure controllarli). Un po' come il mio venditore di abbigliamento del mercatino rionale, che accatastava tutta la sua merce sui tavoloni di truciolare, lasciando la cernita alle clienti. "Scavate, donne! Scavate!"
 
 
S
I pensieri che si incontrano. Io me li immagino come le scie bianche degli aerei, che si incrociano nel cielo azzurro di ottobre. Si incrociano passando uno sopra l'altro. Distanti un millimetro, a vederli da qui sotto. Me li immagino davvero, a scambiarsi sorrisi, dall'oblo', facendosi ciao con una piccola mano. Giusto il tempo di incrociarsi. O, come dicevano al liceo, di intersecarsi.
 
 
M
Spiegavo a un amico, che  l'amicizia richiede tempo. In entrata e in uscita. Altri sentimenti, invece,  come la passione, l'amore, l'odio, divampano in pochi secondi. Mi ricordano gli incendi, appena qualcuno apre la porta.
 
 
L
Leggevo che non  si può scrivere "ti amo" a una  persona. Ma che bisogna dirlo.  Bisogna farlo.
 
 
XL
Ho sbirciato  nelle stanze vuote e nell' andito deserto. Ho trattenuto il respiro per sentire se ci fosse anima viva. Solo allora mi sono avvicinato all'angolo vuoto. Chissà che cosa penserebbe, chiunque mi trovasse seduto là, senza motivo apparente.  Ho spostato la sedia senza far cigolare le ruote. Poggiandomi senza peso sul sedile imbottito. Ho scattato una foto di sghembo. Mi sono chiesto chi l'avrebbe ricevuta. Poi l'ho mandata. Come se fosse un piccione viaggiatore di un romanzo di Dumas. Non si sa dove arriva e chi lo accoglie. Un punto di vista surrogato. Tutto qui. Tutto. Ciao.

 
XXL
Sono quello che "dov'eri quando volevo che tu ci fossi?"


XXXL
Oggi abbasso il volume, perché il suono della musica,   non sia più forte del rumore del vento, che graffia il finestrino aperto.

 
SLIM FIT
Impauriti. Nel buio della sera. Quando attorno, vedi solo la luce di casa. E ti sembra quella, l'unica direzione possibile. Nessun fuoco acceso, in lontananza.

 
CUSTOM FIT
La cosa peggiore è quando scorri  la lista dei "recenti" e non vedi nessuno in grado di reggere la tua necessità di inviare messaggi.

 
REGULAR FIT
Oggi. Imparate la differenza. Tra essere amati e sentirsi amati. Buona giornata.