A volte, mi sento così "poco". Così poco e basta.
Là c'è Monte Arcuentu, che mi segue dal finestrino. E proprio là, dietro di lui, sotto questa piccola pioggia di settembre, so che c'è, come sempre, Villa Idina.
So che c'è lei a ricordare un giorno fangoso di settembre a Londra. So che c'è quella storia struggente, che io racconto ogni volta, per gli occhi lucidi di chi mi ascolta. E io vorrei raccontare a lei, per una volta, quella storia. Vorrei parlarle degli uomini e delle donne che, come lei, hanno paura di cambiare le proprie vite. Senza immaginare che la vita cambierà essa stessa, senza chiedere loro il permesso. E che lo farà usando ogni mezzo. Che sia una carrozza con le ruote di legno, che ti travolge nel centro di Londra. O che sia un medico, che per salvarti la vita, sezionera' una parte di te. Del tuo corpo o della tua anima, poco importa. Lei resterà la', a guardare il tramonto da una veranda. E non crederà a ciò che raccontano i vecchi abitanti del paese. Che giurano di poter vedere, la sera, Lady Idina, persa con lo sguardo, sulle dune delle Sabbie d'Oro. Ad aspettare che la vita ritorni ciò' che era. Senza chiedere il permesso.
officine I
Le "spie" gialle del cruscotto della mia auto, mi ricordano i brufoletti sul viso degli adolescenti. Come per loro, ogni giorno se ne aggiunge uno nuovo.
Un brufolo per la sicura alzacristalli, un altro per la luce di posizione anteriore destra, e da ultimo il temibile, angosciante e potenzialmente letale "far controllare motore".
Spero che la mia auto superi presto la pubertà... a trecento mila chilometri.
officine II
Devo andare da Brico. Non trovo il cavetto rosso, per collegare i pensieri positivi. Quello nero è già collegato.
officine III
Dov'è il mio sorriso? Quello che vedo, al suo posto, mi pare il ruotino di scorta. "Max 50 km/h". Anzi "Max 50 bpm".
Certe antenne sui tetti, sono talmente distrutte, che la loro funzione principale, mi pare sia quella di appoggio per i piccioni.
("Bene. Cercami pure, quando vorrai.")
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