martedì 14 gennaio 2014

fili laghi & agende




I




Oggi, avrei bisogno di una di quelle giornate. Una di quelle che finivano nel buio della sera, passando attraverso la luce del pomeriggio, senza che  neppure te ne accorgessi. Scappare via, riempiendo in fretta la borsa. Come si faceva con i libri di scuola, all'ultima campanella. Uscire quasi di corsa, non per fuggire da quel luogo, ma per raccontare al resto del mondo che stava fuori, il tuo sorriso.  Niente malinconia. E neppure un briciolo di nostalgia. Solo un filo da tenere in una mano, per il giorno che finiva. Mentre già, con l'altra, afferravi quello del giorno dopo.








II













Oggi l'aria sopra il lago Omodeo, ricorda la bruma delle Highlands. Lo specchio grigio dell'acqua immobile, che si sfuoca in lontananza.  Le rive morbide e senza alberi, segnate soltanto dalle linee incerte. Erano muri. Quelli che un tempo hanno segnato confini di terreni. Per i quali, da queste parti, si uccideva nei giorni di festa. L'acqua è talmente immobile, che ti aspetti d'improvviso che salti fuori un dinosauro dal lungo collo. Oppure un drago alato. Un anguillone gigante. Insomma, ti aspetteresti un bel mostro del lago. Ma siamo nel Barigadu. L'unica cosa che potrà saltar fuori, sarà una carpa di otto chili.





III

Come dico sempre...È stato un attimo.
E un momento dopo mi sono messo a frugare nello zaino e  nelle borse.
Ero sicuro di averla lasciata  lì dentro, da qualche parte.
In qualche piccola tasca laterale o sul fondo.
Ricoperta da mucchi di cartacce, scontrini, appunti per post mai completati.
Dispersa tra carta di pacchetti-regalo piegata e ricci di nastrini, appartenuti a regali che non voglio dimenticare.
Ero certo che fosse ancora lì, dove l'ho lasciata l'ultima volta che ho aggiunto una data di compleanno alla mia agendina. Vecchissima, ma zeppa di ricorrenze da non scordare.
Dovrei riprendere a usarla, almeno ogni tanto. Per  far credere che sono anche io come la mia amica Alyna. Che anche io ricordo perfettamente e  puntualmente,  tutte le date importanti.
E che non mi capita di leggerlo Su Facebook. Perciò....auguri, Arianna Venti.

martedì 7 gennaio 2014

delle feste non si butta via niente

24/12 

La luce del sole, che buca le nuvole, mi acceca, ma io continuo a fissarla. Se resisto a guardare quello squarcio, fino a che sarà buio, magari tornerò bambino. E sarò il primo a vedere una renna che guida le compagne. Oppure, aspetterò tutta la notte. E nel nuovo giorno, vedrò te. 


31/12 

Dovreste allenare i vostri pensieri. E imparare a riconoscere i pensieri degli altri, quando arrivano. Viaggiando senza fili. Senza telefoni. Arrivano senza un avviso di chiamata, né un messaggio di notifica. I sentimenti dovrebbero essere così:  visibili, come una piccola scintilla che pulsa nel cuore. A volte, sembra un piccolo led verdolino lampeggiante. Ma non fatevi ingannare. Imparate a riconoscerli. Poi basterà aspettare. Esattamente tra l'ultimo sorriso del 31 e il primo sorriso del nuovo anno.


01/01 

Sogno un abbraccio. Rotondo. Come le galassie disegnate sui libri di scuola. Come i giri di valzer nel concerto di capodanno. Come le forme delle ragazze diventate donne. Come i giri di spago, annodati stretti attorno ai sogni.  Come le braccia attorno alla vita.


06/01

Quando arrivi vicino a Siligo,  c'è un punto in cui la strada passa tra due vulcani spenti. E mentre attraversi quell'arco di roccia rovesciato, ti sembra normale che ai suoi estremi,  possano apparire le due Sfingi. 
Che si faranno da parte e ti lasceranno andare oltre,  qualunque risposta tu darai al loro enigma. Distrutte loro stesse, dall'inutile attesa. Stanche di aspettare te. E il tuo calendario immobile.     




("Non mi importa quanto oggi io possa soffrire. Se mi basta socchiudere gli occhi. Come  nei campi in pieno  giorno, d'estate. Quando la luce riesce a bucare anche le foto.")

giovedì 2 gennaio 2014

citrosil



Volevo raccontarvi una delle mie piccole storie.  L'ho immaginata iniziando dal momento in cui avete deciso di buttare via quelle inutili vecchie foto. Non più tristi, né rabbiose, nè odiose. Solo inutili vecchie foto. Come i vecchi flaconi di Citrosil  dimenticati, da un'estate all'altra, sul davanzale della casa di mia nonna. A voi non capita? 
E' andata proprio così. Volevo raccontarvi una di quelle storie, che accadevano nei film del secondo canale, il lunedì sera. Di quelle donne, bellissime e appassionate, che a un certo punto della trama, si ritrovavano con la foto di un uomo in mano. Immobili,  per un istante,  a fissare la foto della propria vita.  Personaggi femminili che, per distruggere quella parte sbagliata della loro storia, potevano soltanto strappare una foto e gettarla via.  
Una volta l'ho vista, una donna così. Stava seduta in mezzo al suo letto, con le caviglie incrociate. A mezzanotte passata, aveva tirato fuori una scatola di cartoncino patinato. Dentro ci teneva un bel mucchietto di foto, una sull'altra, come fossero le figurine dei calciatori Panini. Non so se ci avete mai fatto caso, ma  le foto, a differenza delle figurine, non si possono conservare a mazzetti ordinati, perchè non sono mai tutte uguali.  Hanno dimensioni diverse l'una dall'altra.  Così, quando le riprendete per guardarle, dovete girarle e ruotarle nella giusta posizione. Ricordo ancora, con quanta attenzione, scrutasse quelle foto, prima di passarmele. Con quanta tenerezza e amore, le guardasse. Era come se, prima di mostrarle, dovesse riordinare le pieghe dei vestiti sgualciti, o aggiustare il ciuffo, trascinato dal vento, al momento dello scatto. Di ognuna, mi raccontava luoghi e personaggi, antefatti ed epiloghi. Per ognuna poteva ricordare un profumo, una parola, un'emozione. Di alcune ricordava solo la rabbia, per una parola non detta, o per un inganno subìto. 
Mi raccontava delle tante volte, in cui aveva deciso di strappare quelle foto, di buttarle via assieme a quei ricordi pieni di rabbia. E delle altrettante volte in cui, mentre le prendeva tra le mani, ricominciava a guardarle e a sentirsi incapace di distruggerle. Guardarle era come rileggere i piccoli fogli degli adolescenti o le brevi lettere degli amori giovanili. Quando vengono ritrovati in un cassetto.
Erano tutte immagini molto belle. Come possono esserlo le foto, i racconti, le espressioni, i movimenti, di chi amiamo.  Ricordo ancora oggi un suo ritratto, di una bellezza impressionante. L'ho visto soltanto quella notte, ma lo ricordo perchè mi è capitato di riconoscerlo, molto tempo dopo, stampato in bianco e nero, su un giornale, visto per caso. Sono certo di avere staccato la pagina e di averla conservata da qualche parte. O forse, ho soltanto immaginato di farlo. 
   
Ecco, per quanto sbilenca, volevo raccontarvi una storia così.  Poi, mentre iniziavo a prendere appunti sullo smartphone, mi sono reso conto di un'evidente mutazione. Le foto delle nostre vite non sono di cartoncino. Le parole delle nostre storie non sono graffiate sulla carta. Se per le mail, esiste ancora la possibilità di restare incantati a rileggere caratteri arial, verdana, o times,   per distruggere le foto basterà invece, solo una piccola pressione su un tasto o su un touchscreen. Non avremo neppure il tempo di elaborare emozioni o rancori, rimpianti o rimorsi, ragioni o sentimenti. Non avremo un amico seduto sul letto, a cui mostrarle. Ci potrà salvare solo l'opzione "annulla". Se non saremo impulsivi o precipitosi.







Immagina l'inverno peggiore.

Immagina l'inverno più freddo. 
  Tu che ami l'estate più calda.
Immagina l'inverno più bianco. 
  Tu che ami il nero.
Immagina un inverno infinito.
  Tu che non hai tempo.
Immagina l'inverno che ritorna ogni volta. 
  Tu che non lo aspetti.
Immagina il tuo inverno peggiore. 
  Io sono la', con le mie scarpe di cartone.
Come un uomo di ghiaccio, che aspetta il sole, sapendo che si scioglierà







("Dicono che le lacrime possono servire per disinfettare ferite")