martedì 16 dicembre 2014

sempre colle








Sempre in ritardo fu,
quell'ermo colle









 
[17:23]
Capita sempre. Ti infili nella pioggia, lungo la strada. E quella strana macchina si mette in moto, silenziosa. Riavvolge il tempo. E ti ritrovi come una liceale, a premere invio.
 
[08:16]
Oggi grammatica. Le cose che pensiamo. Le cose che diciamo. Non sono quasi mai quelle che facciamo. Per questo esiste il futuro. Semplice ("farò") o complicato ("vorrei fare"). Oggi scegliete una cosa che pensate o dite. E fatela.
 
[17:07]
Ci sono gesti preparati, quasi premeditati. Di cui studiamo ogni piccolo dettaglio. Di cui immaginiamo il gusto, mentre aspettiamo che si realizzino. Poi, ci sono altri gesti, che semplicemente accadono. Naturali e confidenti, come un abbraccio morbido sui fianchi. Sono gesti mai cercati. Eppure conosciuti da sempre. Che assaporiamo indefinitamente.  Come il color pastello del cielo di dicembre.
 
[20:04]
Abito in un luogo,  dove nessun amico passa all'improvviso, per restare a cena. Dove non capita quasi mai di raccontare la storia di una bottiglia da stappare. Dove non fai tardi, perché l'aperitivo era imprevisto. Dove il citofono non ti parla con la voce  di qualcuno, che si è ricordato di te, davanti al tuo portone. Dove anche se vai nella direzione contraria, nessun volto ti conosce più. Dove la domenica non c'è il caffè con il vassoio, dopo Messa.
 
[08:28]
Esprimi un desiderio. Forse non si avvera. Ma è così bello, mentre lo immagini. Da sembrarti vero.
 
[08:51]
"alla tua età, ancora così romantico?" Esistere è una questione  di spazio-tempo. Io preferisco lo spazio. E fregarmene del tempo.
 
[21:46]
"Non siete voi che state in mezzo ai tavoli. È la pizzeria che è piena di gente grassa....."

[10:08]
È colpa mia. Se al liceo, non avessi avuto 2 in francese, oggi non sarei qui. Costretto a stare in un luogo dove ogni schifezza ha un nome in italiano. Così da poterla capire.
 
[20:42]
Ora che ha smesso di piovere, posso andare più piano. Lento, come i tuoi passi, ritrovati in una canzone consumata.

sabato 13 dicembre 2014

domenica 7 dicembre 2014

buone giornate e buone serate

 
 


 


















Ci sono storie che non puoi svelare a chi le ha vissute. E che non vuoi raccontare a tutti gli altri.
 
 
 
Buone Giornate
 
 
Raccontano che, durante la seconda guerra mondiale, quando gli aerei avevano difetti inspiegabili, gli aviatori davano per certo che il guasto fosse opera dei "Gremlins". Piccoli esseri, animali-folletti, astuti e perfidi. Capaci di sabotare ogni parte dei velivoli, mettendo a repentaglio la vita degli equipaggi. Forse qualcuno di loro è arrivato anche dentro la carlinga delle nostre vite.  Hanno rubato il tempo, la vicinanza, la confidenza, l'intimità.   Hanno sottratto i pensieri, i progetti, le fantasie, i desideri.  Hanno divelto la voglia di dire, fare, baciare, come scassinatori provetti. Ci hanno lasciato le lettere.   Un po' per consolare della mancanza.  Un po' per acuire la sofferenza della perdita.  Perché i Gremlins sono così.  Perfidi.
(Per cui, oggi, prima di iniziare il volo, fate tutti i controlli. Poi volate tranquilli. Buona giornata.)
 
 
 
Lucia oggi aveva gli occhi luminosi, mentre ricordava il maestro Dettori. Un maestro di Nuoro, che insegnava alle scuole elementari. E come tutti i maestri, resta sempre un ricordo pressoché indelebile. Anche quando si hanno quasi sessant'anni. Ci si ricorda quasi ogni particolare, di tutte le giornate trascorse in quelli che allora, come oggi, si chiamavano "caseggiati scolastici". Anche se in realtà erano spesso delle casupole travestite da scuola. Ma il maestro Dettori insegnava in quella che, per allora, era una scuola modernissima. Con un lungo andito, su cui affacciavano tutte le porte delle classi, che erano una di fianco all'altra. Separate dai sottili muri, fatti con i mattoni delle fornaci di Pabillonis. Così,  come racconta Lucia, accadeva che l'ora del dettato era uguale per tutte le classi. Tutti gli altri insegnanti (femmine minute e diafane) se ne erano fatta una ragione. Anzi, ne avevano fatta di necessità' virtù. Perché il maestro Dettori, aveva una voce imponente, quanto la sua corporatura. E quando iniziava a dettare, quel suo vocione vibrava e rimbombava attraverso tutti gli esili muri, arrivando distintamente dalla terza alla quinta classe. Io non c'ero, ma sono convinto che anche il vicinato, a una certa ora del mattino, smettesse le faccende, per ascoltare il dettato del maestro Dettori. Tutti curiosi di sapere che fine facessero "i funghi che d'autunno, dopo le prime piogge, appaiono nelle campagne, di sotto agli alberi".
 
 
 
All'inizio del giorno, come  emigranti del Novecento,  saliamo sul piroscafo, che ci porterà a una destinazione, ogni giorno diversa.  Ogni giorno, iniziamo il viaggio, con l'ansia di chi non sa come sarà la traversata. Né come sarà il porto d'arrivo.  Appuntamento al molo sette, con il fardello pieno dei nostri generi di conforto e un po' di cibo, sperando che il mare non sia troppo mosso. Che la traversata non sia troppo lunga. E che tu sia tra i compagni di viaggio, anche se hai comprato un biglietto diverso dal mio.
Buona giornata. (Ci vediamo a bordo)
 
 
 
Oggi è la giornata ideale per un auspicio. Siate superficiali. Non puntualizzate. Non precisate. Lasciate agli altri, qualche centimetro di indefinizione, su cui passeggiare, per conoscervi meglio. Come se fosse una carta geografica dell'Africa dell'800. Con le parti lasciate in bianco, delle regioni ancora inesplorate. A cui dare un nome.  Il vostro.
 


















 



Buone serate
 

Ci dev'essere freddo, la'  fuori. Lo capisco dai vetri appannati.  E penso che sarebbe tutto più facile, se i cuori fossero di cristallo, per farci vedere subito, la temperatura dei sentimenti.
(Heart of Glass. Blondie). Buona serata.
 
 
 
Oggi non ho storie per voi. Stanno tutte rinchiuse dentro una piccola scatola di legno di balsa. Di quelle scatoline intarsiate, che Zia Vanna intagliava e assemblava, incollandole con il Vinavil. Che usava per tenerci aghi, fili, nastri, bottoni, e tutto quello che le serviva per adattare i suoi vestiti, sempre colorati e stretti in vita. A volte aggiungeva al coperchio della scatola, un panno di velluto bordo' (mi perdonerete, ma l'ho voluto scrivere proprio come lo scriveva lei, quando prendeva appunti sui cartamodelli degli abiti). In certi casi, agganciava persino un minuscolo lucchetto ottonato, occultandone la chiavetta nel centrotavola di Limoges. Un nascondiglio irraggiungibile, per un bambino com'ero io. Così, per me restava un compito impossibile, aprire quel piccolo scrigno traforato e il suo contenuto. Come allora, stasera sono troppo piccolo per raggiungere la chiavetta di ottone. E non potrò aprire la scatola delle mie storie per voi.
Buona serata.
 
 
  
Brevi di cronaca
 
Pag.1
"Il povero nonno, buonanima, è morto giovane. Ha avuto un cactus."
 
Pag.2
Le nuvole alla mia destra, hanno il colore dell'acqua sporca dentro i secchi.
 
Pag.3
Vorrei sapere da quale sito scaricare la app "migliore persona virtuale a cui confidare  i pensieri più intimi senza farli  sapere agli amici più cari". Perché su  Google Play, non c'è.......
 
Pag.4
Trasandato. Non è una barba un po' lunga. Né un viso senza trucco. Ma è uno stato d'animo. Che gli altri vedono di voi.
 
 
 
Pagina astrologica

Conosco una donna. Bellissima. Che parla in fretta, mentre ti guarda. E tu puoi scegliere se perderti tra le parole. O negli occhi

Cerco di immaginare  com'era, quando ancora non la conoscevo. Provo a predire come potra'  essere,  quando non la  riconoscero'.

Non è che non riesco a vivere senza te. Semplicemente, non sono più riuscito a immaginare la vita senza te.  Non è,  come si dice,  "se non ci fossi".  Semplicemente,  tu ci sei.

 

martedì 11 novembre 2014

giostre

 
 
 
 
Continuo a sentirmi chiedere a chi si riferisca un nome o un storia che scrivo. Continuo a  sentirmi raccontare un sacco di film, che le persone si fanno, leggendo queste righe. E io continuo a ripetere che ognuno deve saltarci su e farci un giro. Come se salisse su una giostra a Mirabilandia. Divertitevi. Oggi ho scelto un sacco di materia prima, raccolta nei miei viaggi di andata e ritorno. Un sacco di giostre su cui potete girare. Ognuno ne faccia il miglior uso. Magari, ritrovando o riconoscendo se stesso.
 
 

Halloween/uno
Per caso, sapete se ad Halloween, a mezzanotte, le zucche ridiventano carrozze? Perché, nel caso, mi avanzano due topini di campagna.
 
Santi/uno
È scontato che oggi si pensi a tutti quei Santi, che ci seguono, ci guardano, ci danno una mano. E a volte ci danno un piede, per farci lo sgambetto, facendoci cadere, nel posto giusto, al momento giusto.
 
Santi/due
Vi posso dire come li immagino, oggi?  Come in un grande palazzetto dello  sport. Giocatori usciti dal campo. Seduti su una panchina ai lati del parquet.  Che seguono la mia partita e quella di tutti gli altri, ancora in gioco. Compagni giovani e vecchi, alcuni usciti per stanchezza, altri per un fallo subito, o per somma di ammonizioni. A volte sono così concentrato, che non mi accorgo di loro. Ma quando riesco a fare un piccolo time-out, li posso vedere, mentre fanno il tifo per me, mi incoraggiano, consigliano, soffrono e gioiscono. Sono sicuro che, a volte, vorrebbero persino essere  di nuovo in campo. Sono convinto che qualcuno, a volte, riesca persino a portarsi sulla linea, riuscendo a farsi sentire.  E alla fine, l'unica cosa che mi viene in mente, è una frase da film americano. Io gioco. Anche per voi.
 
 


 
 
Se l'appartenenza a uno Stato, si potesse scegliere come il centro commerciale, e se fosse per me, oggi Market Repubblica Italia, chiuderebbe per fallimento. Per mancanza di clienti.
 
 
 
 
 
 

Montagne russe
Ci sono bellezze, che stanno accovacciate. Le braccia annodate alle ginocchia.    E tu senti che non puoi fare altro. Ti pieghi verso di loro, così in basso da poter vedere quel viso già conosciuto. Per riconoscere quella smorfia lieve  di dolore, che muta in speranza a forma di sorriso.

 
Rollercoaster
Vorrei allargare queste giornate sempre più corte. Come si fa con un vecchio pigiama troppo stretto. Cercando di sgualcirlo, per rendere i sogni più confortevoli. Buona serata.

 
Casa degli specchi
Uno sciamano. Ecco, oggi potrei incontrarlo. Sedermi sulla terra, di fronte a lui, circondati dalla pioggia e dalle nuvole nere. A sentirmi leggere il futuro, sui sassolini di quarzo del Sinis. O più semplicemente, guardando il cielo grigio e fertile di novembre.

 
Casa degli orrori
Negli inverni della vita,  accade che cerchiamo  sentimenti che ci scaldino il cuore. Così come si cerca il calore di un corpo, in un letto ancora freddo. Vi consiglio di tirare fuori un piede per volta, e sbucare fuori dalle coltri. Un po' di freddo vi farà bene.

 
Tiro a segno
[19:52 06/11/2014] WhatsApp introduce la doppia spunta blu: il messaggio è stato letto.
[19:53 06/11/2014] WhatsApp introduce la doppia spunta verde: il messaggio vorrei che l'avesse letto e invece manco di striscio.
[19:55 06/11/2014] WhatsApp introduce la doppia spunta rosso: il messaggio sperava che fosse di un altro e invece era il solito appiccicoso.
[19:58 06/11/2014] WhatsApp introduce la doppia spunta giallo: il messaggio è
stato letto dal figlio sedicenne che ora potrà avere il motoguzzi regalo della mamma.
[20:01 06/11/2014] WhatsApp introduce la doppia spunta arancio: il messaggio è talmente contorto  che sembra scritto da Denti. Riprova l'invio.

 
Autoscontro
Qualcuno ci ha rubato il bene più prezioso. Ci ha  rubato il  tempo per parlare. Non ci siamo accorti quando lo ha fatto. Forse di notte, come i ladri.È cosi che le giornate rimpiccioliscono, accartocciate  ed io, non ritrovo lo spazio lento di certi pomeriggi  d'autunno.





















Ruota panoramica
Certe scelte che faccio, mi sembrano lettere che scrivo e imbusto. E poi spedisco  a me stesso. Poi sto li', e magari, spero che non arrivino mai al mio indirizzo, scritto sulla busta. Spero che magari si perdano, durante il trasporto. Che finiscano in un altro continente, per l'omonimia delle città. Che il postino sbagli nel consegnarla, o almeno, che cada in bicicletta, subendo un trauma cranico, che gli faccia dimenticare il motivo per cui stava di fronte a casa mia. Posso immaginare ogni cosa, che impedisca alle mie lettere, di arrivare a destinazione. Eppure so che, facilmente, non sarà così. La lettera arriverà alla sua destinazione. Come certe scelte. Siatene certi. O forse no.
 
 
 
 
(Il mio amore. Non ha un nome. A volte credo non abbia neppure un luogo in cui possa riposare. Forse non è neppure ciò che sembra.)

venerdì 7 novembre 2014

misure

 
Sostiene Alyna, da tempo, che io sia un classista. Specie quando cito "l'impiegato del catasto" come archetipo di normalità. Non propriamente in un'accezione positiva. Eppure, oggi, io mi sento proprio questo, perchè sto prendendo vari pezzi scritti in viaggio, e li sto incollando sul post (senza neppure controllarli). Un po' come il mio venditore di abbigliamento del mercatino rionale, che accatastava tutta la sua merce sui tavoloni di truciolare, lasciando la cernita alle clienti. "Scavate, donne! Scavate!"
 
 
S
I pensieri che si incontrano. Io me li immagino come le scie bianche degli aerei, che si incrociano nel cielo azzurro di ottobre. Si incrociano passando uno sopra l'altro. Distanti un millimetro, a vederli da qui sotto. Me li immagino davvero, a scambiarsi sorrisi, dall'oblo', facendosi ciao con una piccola mano. Giusto il tempo di incrociarsi. O, come dicevano al liceo, di intersecarsi.
 
 
M
Spiegavo a un amico, che  l'amicizia richiede tempo. In entrata e in uscita. Altri sentimenti, invece,  come la passione, l'amore, l'odio, divampano in pochi secondi. Mi ricordano gli incendi, appena qualcuno apre la porta.
 
 
L
Leggevo che non  si può scrivere "ti amo" a una  persona. Ma che bisogna dirlo.  Bisogna farlo.
 
 
XL
Ho sbirciato  nelle stanze vuote e nell' andito deserto. Ho trattenuto il respiro per sentire se ci fosse anima viva. Solo allora mi sono avvicinato all'angolo vuoto. Chissà che cosa penserebbe, chiunque mi trovasse seduto là, senza motivo apparente.  Ho spostato la sedia senza far cigolare le ruote. Poggiandomi senza peso sul sedile imbottito. Ho scattato una foto di sghembo. Mi sono chiesto chi l'avrebbe ricevuta. Poi l'ho mandata. Come se fosse un piccione viaggiatore di un romanzo di Dumas. Non si sa dove arriva e chi lo accoglie. Un punto di vista surrogato. Tutto qui. Tutto. Ciao.

 
XXL
Sono quello che "dov'eri quando volevo che tu ci fossi?"


XXXL
Oggi abbasso il volume, perché il suono della musica,   non sia più forte del rumore del vento, che graffia il finestrino aperto.

 
SLIM FIT
Impauriti. Nel buio della sera. Quando attorno, vedi solo la luce di casa. E ti sembra quella, l'unica direzione possibile. Nessun fuoco acceso, in lontananza.

 
CUSTOM FIT
La cosa peggiore è quando scorri  la lista dei "recenti" e non vedi nessuno in grado di reggere la tua necessità di inviare messaggi.

 
REGULAR FIT
Oggi. Imparate la differenza. Tra essere amati e sentirsi amati. Buona giornata.


domenica 19 ottobre 2014

le relazioni perdute




 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ho scattato l'immagine che vedete, davanti a una scala del Palazzo dei Congressi. L'ho fatto dopo avere notato il mio amico Francesco, fermo davanti allo schermo. Ho pensato che Mosè, dovesse avere la stessa espressione, mentre riceveva le tavole dei Comandamenti. Leggendo la scritta sul display, ho capito il motivo del suo sorriso fiorentino.
E' vero. Tutti noi, in un passato più o meno recente, abbiamo perso una relazione, a cui eravamo interessati. Ma, almeno per quanto mi riguarda, non trovo di alcuna utilità, consultare gli atti multimediali.
Poi mi sono ricordato che mi trovavo a un convegno. E che le relazioni dello schermo, erano di altro genere, rispetto a quelle a cui stavo pensando.

mercoledì 1 ottobre 2014

trilogia dell'officina




A volte, mi sento così "poco". Così poco e basta.




Là c'è Monte Arcuentu, che mi segue dal finestrino. E proprio là, dietro di lui, sotto questa piccola pioggia di settembre, so che c'è, come sempre, Villa Idina.
So che c'è lei a ricordare un giorno fangoso  di settembre a Londra. So che c'è quella storia struggente, che io racconto ogni volta, per gli occhi lucidi di chi mi ascolta. E io vorrei raccontare a lei, per una volta, quella storia. Vorrei parlarle degli uomini e delle donne che, come lei, hanno paura di cambiare le proprie vite. Senza immaginare che la vita cambierà essa stessa, senza chiedere loro il permesso. E che lo farà usando ogni mezzo. Che sia una carrozza con le ruote di legno, che ti travolge nel centro di Londra. O che sia un medico, che per salvarti la vita, sezionera' una parte di te. Del tuo corpo o della tua anima, poco importa. Lei resterà la', a guardare il tramonto da una veranda. E non crederà a ciò che raccontano i vecchi abitanti del paese. Che giurano di poter vedere, la sera, Lady Idina, persa con lo sguardo, sulle dune delle Sabbie d'Oro. Ad aspettare che la vita ritorni ciò' che era. Senza chiedere il permesso.

 
officine I

Le "spie" gialle del cruscotto della mia auto, mi ricordano i brufoletti sul viso degli adolescenti. Come per loro, ogni giorno se ne aggiunge uno nuovo.
Un brufolo per la sicura alzacristalli, un altro per la luce di posizione anteriore destra, e da ultimo il temibile, angosciante e potenzialmente  letale "far controllare motore".
Spero che la mia auto superi presto la pubertà... a trecento mila chilometri.


officine II

Devo andare da Brico. Non trovo il cavetto rosso, per collegare i pensieri positivi. Quello nero è già collegato.


officine III

Dov'è il mio sorriso?  Quello che vedo, al suo posto, mi pare il ruotino di scorta. "Max 50 km/h". Anzi "Max 50 bpm".




Certe antenne sui tetti, sono talmente distrutte, che la loro funzione principale, mi pare sia quella di appoggio per i piccioni.





("Bene. Cercami pure, quando vorrai.")

sabato 13 settembre 2014

compro una vocale

 

 









L'errore degli ansiosi. Considerare qualunque cosa, anche la più insignificante, come assoluta e definitiva. Capace di modificare gli equilibri dell'universo. Vi sembro esagerato?  Bene, siete sulla buona strada. Riportate ogni problema, alla giusta misura.


A
Cambiate, ogni tanto. Il mondo è pieno di piccoli baretti. Le strade hanno così tante piccole deviazioni.


E
- "I vostri amori dove sono andati?"
- "Dai, vieni. Ti porto da un mio amico. Vende tutti i sentimenti. A prezzi da ingrosso."
(parole e musica: Cellamare, Bricoman)


 I
Ho voglia di parlare, non di scrivere. Compro una vocale.


O
La Settimana Enigmistica.
Vedo quel grande quadro, con gli angeli di Bouguereau. E capisco. Come gli indiani Apaches, come i Tupamaros del Sudamerica, hai disseminato i tuoi luoghi, segnando i sentieri che portavano a te.
(Questa è per voi, se vi piacciono i crittogrammi. Altrimenti, tirate i dadi e saltate un turno.)


U
Il tempo in cui anche l'amore  è globalizzato. Te ne accorgi quando ascolti una canzone, che parla di quante interurbane si fanno tra innamorati. Una canzone improvvisamente vecchia. Una parola difficile da spiegare a un ragazzo di oggi. Oggi che puoi essere dovunque. E puoi parlare o scriverti allo stesso modo.  Che tu sia all'altro capo del mondo o nel baretto all'angolo. I chilometri non contano. Se non devi baciare nessuno.
(Ricordatevi di trovare un buon motivo  per baciare qualcuno.)
 
 
 

domenica 31 agosto 2014

martino, la moto, il sogno












Corollario del teorema di Rosenberg.
"2 cuori stanno a 1 capanna, come 2 ruote stanno a 1 ombrellone".



 (S.S.129 - 29 agosto 2014)










Nessun errore di vocale.
Mi chiedevo. La mia polizza auto,
copre anche il passeggero interiore?




 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ieri, mi sono trovato con Martino, a cui ho spiegato la differenza tra sogno e incubo. E la differenza, principalmente, sta nel verbo ausiliario. Si dice "ho fatto un sogno". Oppure "ho avuto un incubo". Fateci caso: i sogni si fanno. Sono i nostri desideri. Gli incubi si hanno. Li subiamo. Sono le nostre paure. Se siete fortunati, invece, potete addirittura avere un sogno, come Martino.
Sono andato bene? (Buona giornata. Sognate)
 
 
 




domenica 10 agosto 2014

seconda stella














Statale uno.
Ciao. Mi chiamo Carlo. Sono il fratello del Re.  Mi è stato fatto dono di un piccolo regno,  su un'isola a forma di uomo, ma senza braccia né gambe. La testa ce l'avrebbe, ma se l'hanno presa i francesi.  Anche il mio feudo è particolare. Largo venti metri, lungo duecentoventi chilometri. E siccome per uno di sangue reale, non è decoroso fare l'agricoltore, ci ho messo sopra della ghiaia, come la chiamano in Piemonte. Così, ogni giorno, un sacco di amici passano a trovarmi.
E io sono Felice.



Statale due.
Potevo nascere motociclista.  Ho pensato proprio così, mentre quella Harley Davidson,  nera e luccicante,  mi sorpassava.  Chissà se è quello col casco, a guidare la moto.  O invece, non sia lei a portarlo dove desidera.
Ecco perché qualcuno, talvolta, confonde le motociclette, con altra cosa. Forse perché talvolta anche loro, hanno il baricentro basso. Proprio come le Harley.





Arrampicate.
Free climbing. Si chiama così lo sport di arrampicata a mani libere, su pareti rocciose. Sto cercando un istruttore provetto, perchè voglio perfezionare la mia tecnica. Al momento sono un principiante, ma ho un discreto allenamento, nell'aggrapparmi alle emozioni del passato.








Post-scriptum.
Sedetevi a un tavolo di una pizzeria d'asporto.  Guardate i clienti che entrano ed escono in un quarto d'ora.  Scoprirete che gli esseri umani sono così diversi tra loro, che a volte sembrano persino appartenere a generi e specie del tutto differenti.





Ecco....questo, per dire, sarebbe il caldo, come lo disegno io.
Come diceva il mio vicino di casa, al suo amico di Sondrio,  che si lamentava del troppo caldo.
"È estate. Siamo in Sardegna.  In estate in Sardegna, fa caldo. Se volevi il tiepido, non venivi qui ".














Seconda stella a destra. Ma io so contare solo fino a uno. 

lunedì 28 luglio 2014

le buone serate





 
 
Avete presente Harry Potter? Ci sono persone che vivono pensando di essere allenatori di draghi spinosi sputafuoco della romania. Che torturano, seviziano, riempiono di angherie, per renderli più cattivi. Queste persone, però, fanno questo a coloro che hanno vicini. Con l'intento di rendere cattivo chi non lo è. A ripensarci, più che Harry Potter, mi ricordano Totò. E i suoi caporali. Io non so se sarò mai un Uomo. Ma di sicuro resterò un Buono. Nonostante tutto. Nonostante loro. Così, anche la nostra serata sarà Buona. 
Sempre e comunque.

domenica 20 luglio 2014

la vita a 40 gradi

Informazioni

Ho deciso che ci sono troppe nuvole e troppo caldo per andare a sudare al mare. E siccome non ho compagnia per stare al chioschetto di Ludovico, mi  sono messo a raccogliere i pensierini delle sette e mezza del mattino.  Stavolta sono un po' troppi, lo ammetto. Ma i pensierini non sono come le patate dell'orto di Pizzente. Se li lasciate da parte, non germogliano, ma fanno la muffa.

Precauzioni d'uso.
 
Ho volutamente tolto l'ordine cronologico e ho suddiviso alcuni più lunghi, da quelli istantanei. La quantità delle righe, è inversamente proporzionale alla velocità in chilometri orari, del momento in cui vengono scritti. (Non fate finta di non sapere che scrivo guidando e/o guido scrivendo)



Ho una preoccupazione. Quando ero alle scuole elementari, mia nonna mi avvisava perentoria, di non stare con la testa attaccata a quella degli altri bambini. Perchè mi avrebbero attaccato i pidocchi.
Ora,  quando si scatta un selfie col telefonino, per stare dentro l'inquadratura, ci si mette in posa con le teste appiccicate una con l'altra. Ci sarà un'epidemia di pediculosis capitis?
Buona giornata. (ogni tanto, però, mandatemi qualche vostro scatto)


Non è colpa mia, se ho le orecchie normali. Continuo a cercare un paio di normalissimi  auricolari. A forma di normalissimi auricolari.  Da infilare dentro un paio di normalissimi padiglioni auricolari.
Non ho orecchie aliene. Non ho canali uditivi modello Wolverine. Non ho alcuna punta modello signor Spock.  E allora, perché mai vi ostinate a fornirmi cuffiette con padiglioni in gomma, a forma di mini-perette, simil micro-clisteri? O ancora più improbabili  forme bombate, con apertura conformata e maniglietta richiedente ampi spazi, solo per superdotati? (di orecchie, intendo)
Il risultato è che sto inutilmente  ad armeggiare, nel frustrante tentativo di sentire qualcosa dal mio telefonino, nonostante il volume a manetta.
E la cosa che più mi irrita, è che dall'altra parte, l'unica cosa che sento distintamente, è la mia Joyce.
Che mi chiede, urlando amabilmente, se sono sordo. Mandandoci a quel paese. Me e gli auricolari hi-tech.



Vado in giro per le campagne. Frugo tra le sterpaglie. Alla ricerca dei punti trigonometrici dell'Istituto Geografico Militare. Per ritrovare l'orientamento.
Conoscete un modo più semplice?



Oggi potrei fare come quei vecchi, che escono per fare la spesa e non ritornano a casa per pranzo. Scompaiono  per qualche giorno. Per essere ritrovati in un qualunque luogo di campagna. E fanno finta di non ricordare cosa hanno fatto in tutto quel tempo.
Si. Potrei fare così. Prendere all'improvviso una qualunque piccola strada bianca e ghiaiosa, in direzione del mare. Arrivare fino alla sabbia, senza neppure togliermi le scarpe.
Immagino che, probabilmente, non  arriverei al lavoro.  Letteralmente scomparso. Per essere ritrovato in un qualunque luogo di mare. Dopo essere mancato per un sacco di tempo. Il tempo di una canzone di Jovanotti.



Neppure ti rendi conto. Perché oggi ti pare una cosa normale, che io possa conoscere l'ora in cui tu eri ancora sveglia. Perché non pensi che domani potrai scaricare l'aggiornamento per il tuo smartphone.
Così potrai leggere qual'è stato il mio ultimo pensiero. Quello più intimo. Quello che nessuno deve conoscere.  Non sarà necessario che tu sia la mia Fiamma Gemella. Basterà un clic sulla nuova app. "Imposta condivisione automatica".
Dei pensieri.



Il mio oculista è un filosofo. Ha spiegato il significato della parola fotofobia, in una maniera disarmante. "Così tanta luce, che l'occhio, per vari motivi, talvolta non sopporta.  Accade così anche per i sentimenti. Così tanto amore, che il cuore, per vari motivi, talvolta non sopporta. Ecco perché, per entrambi, esistono le lacrime".

Ho scordato i tuoi occhiali sul tavolo. E tutto il mio mondo, mi appare sfuocato e confuso. Mi sento così miope, per non riuscire a vedere le prospettive lontane.



I greci sostenevano che la bellezza derivasse dalla sottrazione. Cioè dal togliere qualcosa dalla materia di partenza. E usavano come esempio, la bellezza inaudita di una statua in marmo, che nasce da un blocco. Quel blocco da cui, sapientemente, lo scultore toglie qualcosa, pezzo dopo pezzo, scheggia dopo scheggia. Per arrivare, appunto, alla bellezza di quelle forme che ancora oggi, incantano i nostri occhi.
La bellezza della nostra vita, invece, è un'altra cosa. Nella vita, la bellezza non sta nel togliere, ma nell'aggiungere di continuo, giorno dopo giorno. Non abbiate paura di aggiungere pensieri, emozioni, parole. Grandi sorrisi mostrati. Piccole lacrime nascoste. Non sottraetevi al desiderio di vivere la bellezza della vita.
Iniziate da oggi.


Dicono che la vita ci rende più duri.  Forse è per questo, che io mastico la mia pelle, come fanno le donne eschimesi con il cuoio di caribu', per ammorbidirlo e dare forma agli indumenti. Io lo faccio per restare tenero, nonostante tutto. E dare forma ai miei sogni.
Buongiorno.
(non fatevi essiccare dal caldo, né dalle persone)



I deja'-vu, mi terrorizzano. Aspetto, paralizzato, che passino il più in fretta possibile


È una giornata d'estate.
Gonfia di nuvole.
Come non te l'aspetti
La vita non è (quasi) mai come ce la immaginiamo



Il mio mondo è cambiato, mutato.
Come i vecchi, a volte ho ricordi confusi.
Non ricordo di averlo perso, quel mondo.
Né di averlo ritrovato.
Non lo riconosco, quel mondo,
neanche quando mi guarda e mi dice "sono io".



Non capivo perché le parole fossero diventate inutili, quasi dannose. Non sapevo che arriva un momento in cui l'alfabeto cambia. E ci si saluta con un bacio.



Avvisatemi, appena inventano uno sgrassatore specifico per la vita. Perché così com'è adesso, scivola via, come fosse unta.


Giornate intere, che servono solo a far passare il tempo tra il viaggio di andata e quello di ritorno.


Voi che dite? Se provo a dare un calcio a una lattina vuota, e ci passo attraverso, sto già diventando fantasma di me stesso? (cit. "ghost")


Essere amato come un padre.
Essere amato come un marito.
Essere amato.
Essere altro.


A volte, mi sento così solo.....che non mi sento neppure.
 

Quando passo di lato al tuo vecchio paese, mi chiedo quale tetto sei, di tutte quelle tegole rossicce, che vedo dalla strada?

 
Racconto storie. Così belle, da sembrare vere. Storie che non finiscono, ma vivono assieme a chi le ascolta
Buongiorno. A voi. E a tutte le storie che saprete raccontare.

 
- L'uomo caduto. /
- Sulla terra. /
- Nella polvere. /
- Di stelle. /

(D. Bowie. Liberamente ispirato)




lunedì 23 giugno 2014

ei, bi, si, di



"Cosa vi urta, esattamente, delle persone gentili? Il non riuscire ad esserlo?"
(misSchianto) Non è mio. Ma un pensiero così, merita.





















Oggi, citazione dei Beatles: ordine alfabetico.

A)
Quanti messaggi stamattina. Si sono svegliati presto, i miei problemi. Non vedevano l'ora di darmi il buongiorno. Farò un corso di wrestling, per divincolarmi. O un corso di sgushing....per sgusciare via. Giusto il tempo per poter prendere la mira. Uno ad uno. Nel frattempo, fate i bravi. Sorridete.

B)
Quando un cantiere appare nel punto preciso e nel momento esatto

C)
Avete presente le voglie? Quei desideri improvvisi, irrefrenabili, irresistibili, delle donne incinte? Quelli che bisogna soddisfare senza dubbio e senza indugio.  Credo di aver capito quanto siano forti. Di sicuro somigliano molto a quella misteriosa sensazione, che mi ha costretto a impugnare quel pezzo di plastica  e ferro, infilarci lo spinotto da una parte e due tappini di gomma dall'altra. Poi ho iniziato a battere i polpastrelli, fino a che non sono apparse le quattro parole della composizione magica. Quale misterioso, sconosciuto, potente sortilegio, mi ha portato a ricercarla?  Ma ormai ero troppo avanti per potermi fermare. L'ultimo passo era fatto. Quel passo che mai avrei immaginato di compiere: trovare Claudio Baglioni.  Ascoltare "E tu".
https://www.youtube.com/watch?v=cygUqshov3Q&feature=youtube_gdata_player

D)
Oggi.
Uno di quei giorni in cui Daniel Day Lewis aspetta che Michelle Pfeiffer si volti verso di lui.  Oggi guardo avanti.  Tutto questo sole dissolve ogni cosa.  E non mi importa.  Forse non mi voltero'.  Neppure all'ultimo istante.
 
E)
Indietro.
Inghiottito nuovamente da ciò che ero. Muscoli e nervi annodati in modo casuale. Per un destino sconosciuto ai più. Implacabile nel riportarmi esattamente là. Nel punto più lontano dal centro dell'universo.  Stai fermo un turno.  Tira i dadi.  Oppure parlami.
 
F)
Quante storie che ho ascoltato. Le ho sentite e fatte mie. Quante persone conosco senza averle mai  incontrate. Ma le ho viste nei tuoi occhi. Le ho carezzate con  le tue mani.
 
G)
Solo io e l'arcobaleno, stamattina, in mezzo a questo grigio.
 
H)
Chissà se il volume della mia radio, sarà abbastanza alto, da farti arrivare un po' della voce di Elisa. Basta che il vento respiri nella giusta direzione.  L'unica. La tua.
 
I)
Ho una vecchia scatola di cartone disegnato a fiori. Piena zeppa di fogli, diligentemente piegati, accuratamente imbustati. Un foglio, per ogni volta che ti ho pensato e non te l'ho detto. Come lettere scritte e, inutilmente, mai spedite. O lasciate indistinte, assieme a tante altre. Come le maglie ammucchiate, sulle bancarelle dei venditori al mercatino, dove tu devi frugare per ritrovare quella che fa per te. Della giusta taglia.

J)
Ci sono almeno due modi per inviare un messaggio. Premere la freccetta sullo schermo dello smartphone. O aspettare un pezzo di strada diritta, chiudere gli occhi per il tempo di un respiro.
 
K)
Non ci sei. La strada è vuota. Silenziosa. Come se ci fosse uno di quei grandi cartelli luminosi, che si vedono negli aeroporti. Come quando, di fianco al numero del tuo volo, appare la parola che lampeggia lentamente.
"Delayed".
 
L)
Happy B.
Sono nato alle nove del mattino. L'ultimo giorno di primavera. In quello che è il giorno più lungo dell'anno. E ancora oggi, nella mia vita, la luce occupa molto più spazio del buio. Grazie alle persone che mi vogliono bene.  Grazie. Ventiquattrore su ventiquattro.





Non posso parlarti.
Non posso scriverti.
Ora non posso neppure abbracciarti.
Posso solo esistere.
Oppure scegliere di non esistere.


domenica 22 giugno 2014

watching mtv



MTV Awards I

Ogni epoca ha i suoi poeti estemporanei. L'ho già detto in altri post. Non ci sono più le serate  ferragostane, con le famiglie intere, che raggiungevano la piazzetta di Santa Maria. Tutte dotate di sediette pieghevoli di legno, marcate Ichnusa. Non ci sono più le discussioni tra gli esperti. Tra gli estimatori delle varie categorie.  Ormai sono pochi persino i sopravvissuti, tra coloro che sapevano recitare a memoria, quei versi.  Conoscevo persone capaci di ricordare intere serate, passate ad ascoltare quelle che allora si chiamavano "gare poetiche". Ho visto da poco un mio vecchio zio, ex minatore enfisematoso, preoccupato per non riuscire a trovare qualche esperto elettrotecnico. Non per riparare la sua pompa portatile per  l'ossigeno. Ma per rimettere in funzione il suo  registratore a bobine, marca Geloso, annata 1965.  Dentro il nastro magnetico, custodisce annate intere  di feste di piazza, riconoscendone, metro per metro, data e luogo di registrazione. Ecco, dicevo, finita l'epoca delle gare forsennate,  elegantemente irriverenti o addirittura strafottenti. Sarcastiche, acidule, sottilmente affilate. Finita l'epoca di quelli che erano i divi della poesia estemporanea, capaci di accumulare piccoli  tesori economici. Quelli che allora si chiamavano quasi sempre "Zizi-Masala-Pazzola". Sempre assieme, tanto da farmi  sospettare che fosse un unico nome.
Quelli che oggi sono stati sostituiti dai nuovi poeti  estemporanei, con nomi ancora più improbabili: Emis  Killa, Salmo, Fedez, Clementino. Nomi che di sicuro avranno il loro perchè. Il mio figlio numero due,  sostiene che si tratta di nomi d'arte, che derivano dai loro veri nomi e cognomi. Sarà certamente cosi.  Però, un artista che nasce a Olbia, non può che avere un nome d'arte come "Salmo", in onore  alle cozze e al  rischio che si corre nel consumarle crude. Con buona pace di Paolo Pillonca.
 
 
 
MTV Awards II
 
Confesso che ho avuto un momento di ansia. Noemi, la mia rossa preferita, inizia a cantare, durante un concerto di  MTV. Mentre inizia, insiste inutilmente a chiedere che il pubblico batta le mani, al ritmo della musica sparata dal palco.  Sembra impossibile. Eppure è così.  Nessuno che batta le mani. Quelle stesse mani totalmente  impegnate a sostenere i telefonini per filmare il loro idolo.  Impossibilitati persino a cantare e  muoversi, con la canzone che conoscono a memoria. Il video verrebbe mosso. E nel frattempo, Noemi ha finito di cantare la sua bellissima canzone. Ma loro non se ne sono accorti. Sono impegnati a vedere com'è venuto il filmato e mandarlo agli amici, con Whatsapp o Messenger. Magari aggiungendo una nota: "è stato veramente emozionante". Che cosa?
 

domenica 15 giugno 2014

il flusso del tempo ("back to the future")

 
 

"Purtroppo è così, suo figlio non ha capito il flusso del tempo; un ragionamento piuttosto elementare, ma lui non lo ha capito". E' terribile avere di fronte una frangetta di maestra elementare, che ti snocciola davanti agli occhi, con gesti ampi, il deficit di intelligenza analitica, del tuo dna ereditario di sette anni. Non capire il flusso del tempo, era una prova inconfutabile del disinteresse di Arrigo, per quella scuola. Vi era, nella maestra, un dubbio inconfessabile: che io stesso fossi la causa di questo deficit. Probabilmente era per questo motivo, che si ostinava a fare ondeggiare il suo dito indice davanti al mio naso, ogni volta che esprimeva quel concetto: il-flusso-del-tempo.
Eppure qualcosa non mi convinceva. E la mia espressione doveva essere piuttosto smarrita, se la caritatevole maestra, decise di dedicarmi un terzo tempo; un minuto supplementare, per rendermi edotto della faccenda.
Un compito in classe, che l'aveva portata a ritenere insufficiente l'attenzione del suo alunno (incidentalmente  anche mio figlio).  Occorreva mettere nel giusto ordine, secondo il flusso del tempo, una tipica scenetta familiare. La sequenza corretta, secondo le aspettative della maestra, sarebbe dovuta essere:  1) ho la febbre; 2) vado dal medico; 3) vado in farmacia; 4) prendo la medicina.
Purtroppo Arrigo, al pari di Galileo, usò la propria logica, derivante dall'esperienza. Per cui, la sua sequenza risultò la seguente: 1) ho la febbre; 2) vado in farmacia; 3) prendo la medicina;  4) vado dal medico.
Del tutto irrispettoso della gerarchia scolastica, non ammise di essersi sbagliato. Nessuna abiura, proprio come il Galileo della prima ora.  Conosco poche persone come lui, capaci di perorare il torto marcio. Figuriamoci quando ritengono di avere ragione.  Il fatto risolutore, arrivò sotto forma di due fedeli compagni di classe: Riccardo e Matilde. Anche loro a rimostrare il proprio rammarico, per la sequenza logico/temporale sbagliata. In un istante tutto fu chiaro ed evidente. Infatti, Arrigo, Riccardo e  Matilde, oltre alla sequenza sgangherata, avevano in comune, un'altra cosa: erano tutti e tre figli di medici.  Dovete sapere che un figlio di medico, quando sta male, va dal pediatra, ma solo dopo che il genitore ha già fatto la sua diagnosi e somministrato la sua terapia. Soltanto dopo (per l'inefficacia della terapia suddetta), il bambino potrà andare all'ambulatorio medico Convenzionato con il S.S.N. in Pediatria. Alla faccia del flusso del tempo. E della consecutio temporum.



 

martedì 10 giugno 2014

firenze - roma





 
Mi è capitato pochi giorni fa. In treno. Da firenze a Roma. Perchè mentre leggevo il messaggio, con quella citazione di Nietzsche, il mio spiritello malefico, si è messo a svolazzare con le sue alucce attaccate alle caviglie.
"Bisogna avere il caos dentro di sè, per generare una stella danzante". Ed è stato in quel preciso momento che mi sono reso conto di una differenza fondamentale. Quella che esiste tra lo stare seduti a un tavolino di un bar, raccontarsi e chiacchierare, e tra lo stare a scriversi e descriversi, attraverso la tastierina di un telefonino. Si, lo so. Non sono molto chiaro, ultimamente. La Fiamma mi avverte spesso: "qualunque cosa tu dica, cerca di essere chiaro e comprensibile, per non lasciare spazio a interpretazioni strambe!!". Allora vi spiego meglio.
Se una frase come quella, vi viene detta da chi avete di fronte a voi, al tavolino di un bar, non avrete molte scelte:
1) "un concetto molto bello; chi è l'autore?";
2) "ah, si, ecco, mi ricordo la frase, ma non ricordo chi fosse ad averla detta";
3) "mi pare ovvio; ....a che ora la partita della Dinamo?".
In estrema sintesi, avrete ben poco da bleffare: lo sapete o non lo sapete che è una frase di Nietzsche? Avete studiato o no?
Se la stessa frase, ve la scrive la vostra presunta-futura-fidanzatina, e la leggete su whatsapp, la tecnologia spariglierà le carte per voi. Dovrete soltanto essere veloci, copiare la frase, aprire la pagina di google dallo stesso telefonino, incollare e premere invio. Nessuno si accorgerà di voi, mentre operate l'ignobile trucco, che in pochi secondi vi farà scrivere, sul touch screen, quelle due paroline magiche. "Adoro Nietzsche, e tu?"
 
 
Bocamario
 
Mi viene in mente di farti una domanda. Tu la mangi la fiorentina? E' un dubbio. Tu sei tipa da fiorentina o no?
 
 
42-20
 
Il mio vizio di girare la notte. Da solo, poi, non smetterei mai.
 
 
Ore venti

Ricordo mia nonna e le sue amiche. C'era un momento, ogni sera, in cui interrompevano qualunque attività, per andare a prendere la loro sveglia di ferro, poggiata sulla credenza o sul caminetto. Si sedevano davanti alla radio e aspettavano, concentrate, il momento in cui la voce torinese, dettava l'ora esatta. Solo in quell'istante, accuratamente, tutte quelle mani rugose, ruotavano con delicatezza, la manopolina e rimettevano al suo giusto posto, la lancetta lunga dei minuti. Dovremmo re-imparare questi gesti. Anche noi  dovremmo fermarci, una volta al giorno, e sincronizzare i nostri cuori. Almeno con chi ci ama.
 
 
Due punti.
 
1) Non penserete che gli angeli vadano in giro, mostrando le ali sotto la camicetta?
2) Non penserete che gli angeli non soffrano quanto voi? 
Ecco. Adesso non potete più dire che non lo sapevate, quando farà finta di non guardarvi negli occhi.
 
 
Buona giornata di mezzo.
 
Scrivo per te.
Con la vernice bianca.
Sul muro  di una vecchia strada.
Un vicolo cieco. Dove nessuno passa più.
Dove nessuno passa per caso. Tranne me.
Per rileggermi.
 
 
 
Ci scusiamo per l'interruzione.
 
La trasmissione di buoni pensieri, riprenderà al più presto possibile. (Chissà se esiste un massaggio cardiaco, per rianimare dai cattivi pensieri? Aspetto la risposta, esanime, abbandonato sul ciglio di questa giornata).
 
 
 
I
Ho cercato aiuto in me stesso. Ma non mi sono fatto trovare. Mi sono detto che non c'ero.
 
II
Quando avrò un figlio adolescente, risponderò alla sua domanda. "Non pensare troppo. Fai ciò che senti. Sarà la cosa giusta. E resterà sempre con te".
 
III
Sapere che sono il primo pensiero. Cambia le prospettive della giornata. E della vita.

 

auto - ritratto

Ecco. Questo sono io. Questo è il mio viaggio. Un viaggio di corsa, una mano stretta sul volante, un laccetto di cuoio nero, una camicia a righe.

domenica 1 giugno 2014

goethe & morgana

La malinconia dei mattini, di una primavera che non si decide. Ecco la raccolta.
 
 
 
Pulizie di primavera.
 
Certo. È vero. Ho deciso di cambiare tutto, dentro casa. Ho portato fuori tutti i mobili, i quadri, i libri. Li ho accatastati nel cortile davanti alla porta.  Ora,  va bene che tutti vedano quel caos, alla merce' di chiunque passi. Ma che ci si metta anche la pioggia, a inzuppare ogni cosa! Non ho neppure un piccolo telo, per le cose più preziose. E ci vuole tempo per riporle al posto giusto.


 
Citazione Cortese.
(Handle with care).
 
Stai svanendo. Nell'incantesimo di Morgana.
Se tocchero' la tua mano, ci sarà una luce bianca.
E tu sarai di nuovo materia.
O per sempre sogno.
 




Inutilmente.
 
È come se la giacca fosse impigliata nelle lancette di quel gigantesco orologio, che mi trascinano lungo le ore del giorno. Esanime. Senza poter decidere.

 
Il lavoro rende liberi.
 
Usciamo. Fuori da qui. Fuori da questa gabbia di cemento che piega i pensieri. Che li rende curvi. Ranicchiati a proteggersi dal freddo dei cuori spenti.
Usciamo. Fuori da qui. Dovunque. Per parlare delle cose del mondo. Senza trattenere il respiro.

 
Ritardi.
 
Lo spread della disaffezione al lavoro, oggi ha raggiunto quota ore 7:27.

 
(Featuring Fabri Fibra)
 
Questa è una di quelle giornate in cui ognuno di noi ha i suoi universi che collassano, stelle che esplodono, buchi neri che si avvicinano, nulla che avanzano. Impossibile avere attenzione per gli altri umani. Tranne te.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
(Featuring Johann Wolfgang von Goethe)
 
"Noi avremo il coraggio di mutare questa situazione.
Anche se non dipende da noi mutare i nostri sentimenti".





 

venerdì 16 maggio 2014

settimane enigmistiche

Le settimane enigmistiche di aprile
(mi si sono accumulati e ora il blog si riversa su di voi)













Sciarada
Non è mai stato facile.
Non lo è mai.
Neppure se tu credi che lo sia.
Non è facile.
Anche quando lo dici all'altra parte di te.
Può capirti. Oh, certo. Può capirti.
Ma non potrà capire quanto.


Aggiunta

Buon 25 aprile. Spero abbiate fatto la tradizionale gita.
Noi purtroppo siamo alle prese con un misterioso incantesimo.
Tutti gli sportelli degli armadi sono bloccati.
E noi siamo costretti a restare in pigiama.


Anagramma

Piove. Ma non poco.
Piove così tanto, 
che devi ammettere
che è proprio pioggia.


Cambio

Tu mi chiedi cosa io abbia imparato da questo tempo.
Quale sia l'insegnamento, di cui mi hai sempre parlato.

Leggo le tue righe.
Tanto mi sono chiare adesso,
quanto mi erano irriconoscibili allora,
le parole dell'amore.


Incastro

È così confuso oggi, il cielo. Nuvole di ogni colore. Strappi d'azzurro.
Quel vento freddo che parla di altre primavere. Come promesse mai fatte.
Come un destino senza bussola.
Buona giornata ai naviganti provetti.
Portatemi con voi.


Intarsio

Vorrei stare tranquillo.
Vorrei che gli aeroplanini
di carta nera a forma di corvo, 
smettessero di disturbare.
Vorrei avere più tempo
per i miei pensieri più belli.
E anche per i tuoi.
Per questo ti chiedo
di tenerli lucidi anche oggi.
Potrei trovare il tempo.


Metanagramma

Ho dormito così a lungo, che stamane  mi sono svegliato in pieno autunno.


Palindromo

Certe sere, il mondo che ti circonda, 
sembra che abbia fatto una ritirata strategica.


Rebus

Io ci credo. Certi pensieri, a volte sono così forti, 
da poter arrivare. Esattamente là.
No. Non ero io.
Ma se li hai visti passare di là,
se mi somigliavano, erano loro.
Erano proprio da quelle parti.
I miei pensieri.


Scambio

Voce del verbo cincischiare.
Io cincischio. 1a pers. sing.
Io cincischio. 2a pers. sing
Io cincischio. 3a pers. sing.
Io cincischio. 1a pers. plur.
Io cincischio. 2a pers. plur.
Io cincischio. 3a pers. plur.
Tu, egli, noi, voi, loro, non so. Fate voi. Scegliete il tempo e la  persona che preferite.
Tranquilli.


(Dance. Part 1)
Vorrei che tu vedessi dentro me.
Che mi raccontassi come sono fatto.
Usando le tue parole. Così che io possa seguirle,
come si seguono i passi nudi, ballando a occhi chiusi.


(Dance. Part 2)

Se io sapessi ballare, di certo il mio desiderio più grande sarebbe ballare con te.
Girare attorno a te, come nei film americani.
Con la tua vita, segnata da un abito nero.
Una mano nella mano.
E un abbraccio che segue i movimenti del tuo passo.
Fino alla fine.


Crittografato

Buona serata.
Anche a voi che vi sentite un po' soli, ogni tanto.


Zeppa

Stamattina cerco di trovare l'articolo determinativo,
che mi faccia capire cosa voglio dal futuro.
Essere migliore. O essere il migliore.
La differenza tra costruire e gareggiare.


Pagato

Quanti cocci!
Sono davvero tutti miei?


ABRC 1

Fate in modo che ogni giorno che passa,
non sia un abbraccio perso.


ABRC 2

Abbraccia ciò che ami. Perché trattenere un abbraccio, è come trattenere il respiro.
Si muore


(Ahmed Al Shahaw)

"Aprire la mano. E trovare una  donna che la legga."


Triangolo

Pestato. Calpestato. Una sciarpa di seta, perduta all'uscita di un
teatro. Imbrattata dal fango della strada. Forse ha sognato quelle
luci e quelle voci. Forse è soltanto uno straccio caduto da un
carrello. Ma quella mano che torna indietro, la riporta a casa.


Mattini dopo

Oggi ho voglia di silenzio. O almeno, di volume basso. 
Oggi voglio stare come il mattino dopo.
Quando ti aggiri nella gigantesca sala vuota. Con i palloncini per terra.
Stelle filanti ancora appese. Bicchieri abbandonati negli angoli.
Chiazze asciutte di bibite rovesciate. Poi mi fermero' un momento. 
Per chiederti, ancora una volta, "com'è andata la festa?".













Fade to grey

Sai che mi fermo sempre qui. Quando ho bisogno di un minuto.  Estate o inverno.
Non ha stagioni. Non ha caldo o freddo. È un luogo che esiste, da qualche parte.
È un tempo che non scorre.  È il mio binario 9/trequarti.
Il mio minuscolo e breve universo parallelo.
Come se le auto che passano a fianco, neppure mi vedessero.
Premo il pulsante play e guardo.
Come faceva quella canzone?
Fade to grey.





Per essere "indelebile",
mi pare sia un po' sbiadito.





(scattata da me lunedì sera, alle industriali di via fermi)










lunedì 7 aprile 2014

l'accento non va'













"Good morning"
 
Avete presente, quei periodi strani della vita? Quelli in cui ogni mattina l'addetto alle consegne, vi suona il campanello. E vi molla uno scatolone, scelto a casaccio dal mucchio?  Beh. Io non lo apro neppure. Rimango a gironzolare dentro la vita. Senza sapere dove andare di preciso. Distratto da una canzone psichedelica degli Alphaville. Forever Young. Forever good morning anche a voi.
 
 

"Difetti di trasmissione o di ricezione"
 
Dire a un persona che la ami. Le parole ti si fermano in gola.
Oppure rimangono incastrate nella catena degli ossicini.
 
 

"I shot the Sheriff"

Forse non fa niente, se non ho avuto il coraggio. Forse si può star bene, raccontando di essere stati eroici. Forse in tanti mi crederanno, quando mostrerò quella stella dorata, con la scritta in rilievo. Forse  nessuno si ricorderà di averla già vista, in mezzo alla polvere, dove loro stessi l'avevano gettata. Forse, continuando a raccontate la mia storia, finirò con il crederci anche io. Forse, solo la sera, quando nessuno mi vedrà, potrò guardare dalla finestra, nelle sere in cui c'è vento forte. Quel vento che strappa le foglie arancioni e le scuote, fino a farle desistere e lasciarsi portare via. Quel vento che combatti strenuo, tendendo la corda, perché la tua barca in porto non si rovesci. E che neppure si pieghi. Per il tuo innegabile orgoglio. O per la tua inaccettata paura. E quando tutto sarà cessato, me lo dirò ancora una volta. Forse non fa niente, se non ho avuto il coraggio. Forse.
 
 


("Non mi manca qualcuno con cui parlare. Mi manca qualcuno che mi pensi")





Ma non al vice-sceriffo, oh no
Ho sparato allo sceriffo
Ma non al vice-sceriffo, oh, oh, oh
Dovunque nella mia città
Stanno cercando di beccarmi
Dicono che vogliono arrestarmi
Per aver ucciso un vice-sceriffo
Per la vita di un vice-sceriffo
(Ma io dico)
Ho sparato allo sceriffo
Ma giuro che è stato per legittima difesa
Ho sparato allo sceriffo
E loro dicono che è un delitto capitale
Lo sceriffo John Brown mi ha sempre odiato
Il perché, io non lo so
Ogni volta che gettavo un seme
Lui mi diceva di ucciderlo prima che crescesse
Diceva di ucciderli prima che crescessero
(L'ho letto sui giornali)
Ho sparato allo sceriffo
Ma giuro che è stato per legittima difesa
(E dovera il vice-sceriffo?)
Ho sparato allo sceriffo
(Ma giuro che è stato per legittima difesa)
Un giorno la libertà mi è venuta incontro
E io me ne sono andato dalla città, sì
Improvvisamente ho visto lo sceriffo John Brown
Che mirava per colpirmi
Così ho sparato - l'ho ucciso, così dico
Se sono colpevole pagherà
Ho sparato allo sceriffo
Ma giuro che è stato per legittima difesa
Ho sparato allo sceriffo
Ma giuro che è stato per legittima difesa
I riflessi hanno avuto la meglio su di me
E sia quel che deve essere
Il secchio va al pozzo ogni giorno
Un giorno il fondo cederà
Un giorno il fondo cederà