Neanche una nuvola, davanti a me, stamattina. Mentre Emeli Sande canta "I wanna shout". Ve lo regalo, questo cielo liscio come un foglio di carta Fabriano. Perché possiate metterci sopra, le vostre nuvole bianche, fatte di morbida bambagia, con la colla delle vostre passioni di oggi. Come da bambini, nei collage del doposcuola.
Faccio un pellegrinaggio. Come il cammino di Santiago per i credenti. Così anche io, seguo la conchiglia, anche se è quella di un distributore di carburante. Faccio tappa nei santuari, che hanno forma di piazzola. Come gli antichi profeti, le mie visioni sono quelle di un mondo a cui giungere. Illumino con i fari pezzi d'asfalto e reti rosse, perché le loro ombre mi appaiano più vere, quando assumono le forme, che i miei sogni si aspettano e i miei desideri si attendono. So che ripartire da quella piazzola, diventa difficile ogni volta di più. E mi sento come chi, una volta partito, si accorge di un oggetto dimenticato, ma capisce che ogni tappa, ogni metro percorso, renderà più difficile tornare indietro a riprenderlo. Come direbbe il mio amico statistico: "la probabilità di tornare indietro è inversamente proporzionale alla distanza già percorsa". Ma lui è cinico. Per cui, io ho aggiunto: "la probabilità di tornare indietro è direttamente proporzionale al valore di ciò che hai lasciato".
Sono in viaggio al buio della sera. Come ogni sera. Oggi vorrei che fosse un viaggio più lungo. Indefinito.
Come i teoremi matematici del liceo. Quelli che tendevano all'infinito. Quelli che non ho mai capito.
Come te.
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