Inizio a temere che sia innato. Immutabile. Irreversibile. Lo penso, mentre passo davanti a quelle tre scuole, messe in fila, nel largo viale alberato. Nel vedere quelle solite scritte sul muro ruvido. Nel notare quei fogli A4, un po' meno abituali, attaccati davanti al cancello. Noi maschi non cambieremo mai? Continueremo a preferire uno spray rosso, per dipingere un "Ale ti amo" sull'intonaco grigio, davanti all'uscita della scuola? O stamperemo, con l'ink-jet dell'amico e l'inchiostro rosso, un bel "irene sei la mia vita", per incollarlo sopra il manifesto del detersivo candeggiante? Davvero, non avremo mai, il semplice coraggio di tenere la mano sottile, mentre tiriamo fuori a mezza voce, un garbato "ti amo"? Come diceva Didone: "non per mille anni, non per sempre, ma soltanto ora, in questo istante, senza che alcuno, oltre a noi, possa neppure immaginarlo". O più semplicemente, si potrebbe farlo, per evitare l'imbarazzante domanda del vostro migliore amico, al quale avete appena confessato che state assieme a Irene. "Ma lei, lo sa?"
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