venerdì 23 agosto 2013

autobus settantacinque

Certe giornate, sembrano uscite da una storia di Gianni Rodari. Oggi i pensieri hanno preso l'autobus 75, per raggiungermi. Per venirmi a trovare. Me li immagino, i tuoi pensieri. Seduti comodamente sui sedili in fondo. Emozionati e vocianti, come ragazzini alla prima gita. Usciti  dal tuo cuore. Adesso guardano con meraviglia, oltre il vetro, quel Mondo di Fuori, che avevano spesso immaginato, a volte temuto.  Un mondo diverso da come era stato loro raccontato. Ridono, come si ride quando si è davvero stanchi. O quando si è sorpresi o spaventati. E' risaputo: i pensieri sono fatti come noi; solo più  leggeri.
Non mi era mai capitato. Non immaginavo neppure, che i pensieri viaggiassero in autobus. Li ho incontrati oggi. È stato un Caso. Non sarebbe accaduto, se non avessi spento la sveglia. Se non mi fossi addormentato. Se non avessi perso tempo a farmi  la barba. Se non avessi  dovuto ritirare i soldi dal bancomat. Se non mi fossi fermato al bar, per cercare i cornetti del Signor Sechi. Se non mi fossi trovato in quel preciso momento, in quel punto preciso, dove la strada tira dritta per un bel pò. Non avevo capito che fossero loro, su quell'autobus tirato a lucido, tutto blu e rosso. Poi ho visto la destinazione scritta sul davanti, in alto. Il mio indirizzo. E quelle mani che si agitavano per salutarmi. Un pezzo di quaderno a righe, poggiato sul finestrino. "stiamo arrivando da te!". 

giovedì 8 agosto 2013

raso-t

(L'ho postato su fb per emergenza. Eccolo nello splendore del blog, senza neppure una correzione; non fate i pignoli...).
 
<< Buongiorno! Scusate se vi interrompo. Ma questa è talmente bella, che non vedo l'ora di...condìrvela (esatto! non ho scritto condividerla; ho scritto condìrvela, proprio come si fa con l'insalata). Oggi ho incontrato una prof. Una prof. di educazione fisica. Quando si ha il tempo di parlarci, i professori sono quasi sempre uno spasso. Ti raccontano un sacco di cose (e persone) inverosimili, ma vere. Come la madre di una giovane studentessa, di un paese sulle sponde paludose del fiume Perso. Talvolta, i professori, accettano con pazienza, i furori giovanili dei dodicenni (maschi) e l'acidula civetteria delle dodicenni (femmine). Non siamo più nell'epoca del Pio Albergo Trivulzio, ma andare a scuola richiede un minimo di vestiario adeguato. I garbati suggerimenti e richiami, non portano sempre i risultati sperati. Come nel caso di una dodicenne, sempre presente a lezione, con short-super-vita-bassa-al-ginocchio. Così, la prof. convoca la madre della studentessa. Le manifesta le sue perplessità. Soprattutto sull'opportunità di mostrare in classe, la maggior parte della superficie di tessuto degli slip. La garbata risposta materna, è che non si può pretendere di tenere nascosto "un capo di abbigliamento che costa 25 Euro!". E neppure che "una giovane resti anonima e si senta rasoterra". E la prof., di rimando: "Non so se sua figlia, si senta rasoterra. Di certo viene a scuola con i pantaloni rasotopa!" >>

martedì 6 agosto 2013

w.app (sette)



07:00 A.M.

"Imparerò" - mi sono detto.
Invece sono qui, ad agitarmi scomposto.
Nel circolo vizioso. Nel cerchio perfetto dei miei pensieri inutili.
Che ritrovo, come vecchi amici, a farmi compagnia.
Anche loro, al punto di partenza.
Come in un pellegrinaggio senza Finisterre.


01:00 P.M.

"Se fossi nelle tue scarpe". "Mettiti nei miei panni". "Se fossi al mio posto".
Mi siedo sulla tua sedia. Vedo il mondo dal tuo punto di vista.
E mi sembra di essere nel posto giusto.

venerdì 2 agosto 2013

angelo azzurro

 
 
 
 
Conosco il significato della parola struggimento. Quello che provo, nel sentirmi come un artista, innamorato del proprio personaggio. Che ora, al termine dello spettacolo, sta davanti al baule vuoto. E lo riempie con i pezzi smontati. Così sono io. Depongo con delicatezza quelle ali di angelo, perché non se ne perda nessuna piuma.  Avvolgo in un foglio di carta di giornale, il cuore di legno tinto di rosso, con il tappo di sughero che nasconde il vecchio foro slabbrato.  Poggio la scatola dei trucchi scoloriti e smunti.  E se potessi, metterei anche i pezzi di me stesso.  Ad aspettare il prossimo spettacolo.   Il prossimo angelo.

giovedì 1 agosto 2013

Cisco & Lydia




Agiti placidamente le mani.  Mi serve un po' della tua pazienza.  Della tua caparbietà.  Della tua logica.  Poi, mi tornano in mente Cisco e Lydia. Lui già studente universitario. Non troppo brillante, non troppo alto, non troppo magro, non troppo bello.  Lei, liceale del quinto anno. Non troppo alta, non troppo magra. Adeguatamente bionda. Sufficientemente intelligente.  Discretamente bella. Modicamente ruvida, nel rispondere ai complimenti dei coetanei.
Le serate d'agosto, sembravano così fresche, dopo una giornata passata a quaranta gradi. E si poteva finalmente riattaccare i cervelli, smettendo di fare i messicani.  Loro due  non erano una coppia, né probabile, né improbabile.  Però erano entrambi garbatamente petulanti.  Era uno spasso intellettuale, sentire i loro duetti verbali.  Almeno fino a che, immancabilmente,  uno dei due  prendeva sù.  Girava i tacchi e mollava l'altro, compagnia compresa.  Come quel mese di agosto in cui lei, nonostante tutto, era stata rimandata a settembre (do you know "rimandata"?). Rimandata in latino. E nella solita chiacchierata notturna  su calcio (Piero), moto (Sandro), politica (Carlo), musica (Roberto), arrivarono Cisco e Lydia.   Lei aveva appena scoperto di avere un amico latinista,  su cui contare per avere ripetizioni gratuite, in vista dell'esame.  Lo racconto ancora, quell'ultimo duetto estivo. Lo racconto spesso. Perchè non ho mai dimenticato le espressioni così naif, di entrambi.
- Allora? Hai deciso? Mi farai le ripetizioni di latino?
- Certo! Ti ho già risposto diciotto volte.
- Bene! Iniziamo domani stesso?
- Si. Va bene.  Però....
- ... Però?
- Guarda, che vorrò avere una ricompensa simbolica.
- Che sarebbe?
- Un bacio.
- Ah! Beh... Chissà che mi pensavo.
- Allora, siamo d'accordo. Ripetizioni per te, bacio per me.
- Si. Va bene. Però....
- ... Però?
- Se poi l'esame non lo passo comunque?

- Te lo restituisco.

w.app (sei)


07:00 A.M.

Ciao, vite fortunate.
Decise da voi stesse.
E non da altri.
Fate che sia una Buona Giornata.


08:00 A.M.

Non ha la forma di un cagnolino che fa la pipi. Non ha la forma di una papera che nuota. E neppure di un drago volante. Né di un vecchio con la pipa. Non ha la forma di alcunché. Non ti somiglia neppure lontanamente.
Eppure ti devo credere. Devo credere alla tua voce, che mi dice di essere proprio quella nuvola informe. Devo credere a quella luce abbagliante del sole del mattino, che mi fa lacrimare.

 
03:00 P.M.
 
Quando ero piccolo, come tutti, dovevo stare attento a non sbagliare le unità di misura. Non usare i litri per il peso, o i metri per i liquidi, eccetera.......
Ora, misuro il tempo, usando i metri di una strada.    Misuro le distanze, usando i minuti.   Conto gli istanti.   Li metto in fila, come frecce di vernice sull'asfalto.  O li dispongo, come un recinto. Delimito le piazzole, che restano bloccate dentro l'inverno. Mentre attorno è estate. A volte mi ci fermo dentro. Per provare a prendere le misure.