giovedì 25 luglio 2013
w.app (cinque)
07:00 A.M.
Buongiorno. Il centotrentunauta vi saluta,
in nome della pace galattica
05:00 P.M.
Capita. Ti guardi attorno. La statale è deserta. La campagna è gialla.
Tiri giù tutti i finestrini. Giri la manopola dell'autoradio verso destra
e ti fermi solo quando vedi il telefonino saltellare, nell'alloggio della portiera.
Spinto in alto, dal basso e dalla batteria di Jovanotti.
E quelli sul furgone olandese che mi sorpassa, mi guardano
e sembra che dicano "...Yeah fratello! Bella canna!"
02:00 P.M.
Il mio amico, specialista di cuore,
dice sempre che il pericolo maggiore,
non è avere la pressione arteriosa alta.
Ma gli sbalzi continui. Gli alti e bassi.
Sarà così anche per l'umore?
10:00 A.M.
Sorrido spesso, per l'arguzia, l'acutezza, la sottile ironia,
di chi, unica nel suo genere, riesce a leggermi in trasparenza.
Come da bambini, quando si rendevano leggibili,
i messaggi scritti con inchiostro invisibile. Fatto col succo di limone.
Che si rivelavano, al tenue calore di una candela, mettendo il foglio controluce.
06:00 A.M.
Quasimodo dei sentimenti. Mutato in modo irreversibile.
Impossibile tornare. Né riassumere la forma di ciò che era.
Ma ancora indefinito, incapace di difesa,
come i serpenti nell'istante della muta
giovedì 18 luglio 2013
w.app (quattro)
07:00 PM
Oggi la luna sembra una mezza moneta.
Lasciata in pegno, a una metà che è dovuta partire.
Magari volando. Senza sapere dove potrà atterrare.
06:00 AM
Sono in fuga.
Nascosto. Accucciato.
Senza paura, agli occhi di molti.
Senza coscienza del pericolo, come i bambini,
agli occhi profondi, dei pochi che sanno scrutarmi in silenzio.
07:00 AM
Raccontami qualcosa.
Tu che sei l'unità di misura, che ho scoperto,
per costruire il mondo nuovo.
14:00 PM
Farti ridere.
08:00 AM
Un tempo, ogni difficoltà mi sarebbe apparsa insormontabile.
Le salite ripide. I passaggi invalicabili. Le prospettive chiuse.
Le strade impraticabili. I sentieri scoscesi.
Nel mio vecchio mondo, sarei seduto, ormai stremato,
stretto alle caviglie, dalle corde ruvide dello sconforto.
Nel tuo mondo, l'incantesimo di un sorriso, scioglie ogni nodo.
Nessun orizzonte appare lontano.
08:00 PM
A volte è così. È come certe notti. Che passano in un istante.
Ti domandi, come mai la sveglia stia già suonando.
Il nuovo giorno, sembra non essersi staccato dalla sera prima.
Ogni cosa continua, come non fosse mai interrotta.
E tutto ciò che accade, sta esattamente in un battito di ciglia.
Oggi la luna sembra una mezza moneta.
Lasciata in pegno, a una metà che è dovuta partire.
Magari volando. Senza sapere dove potrà atterrare.
06:00 AM
Sono in fuga.
Nascosto. Accucciato.
Senza paura, agli occhi di molti.
Senza coscienza del pericolo, come i bambini,
agli occhi profondi, dei pochi che sanno scrutarmi in silenzio.
07:00 AM
Raccontami qualcosa.
Tu che sei l'unità di misura, che ho scoperto,
per costruire il mondo nuovo.
14:00 PM
Farti ridere.
08:00 AM
Un tempo, ogni difficoltà mi sarebbe apparsa insormontabile.
Le salite ripide. I passaggi invalicabili. Le prospettive chiuse.
Le strade impraticabili. I sentieri scoscesi.
Nel mio vecchio mondo, sarei seduto, ormai stremato,
stretto alle caviglie, dalle corde ruvide dello sconforto.
Nel tuo mondo, l'incantesimo di un sorriso, scioglie ogni nodo.
Nessun orizzonte appare lontano.
08:00 PM
A volte è così. È come certe notti. Che passano in un istante.
Ti domandi, come mai la sveglia stia già suonando.
Il nuovo giorno, sembra non essersi staccato dalla sera prima.
Ogni cosa continua, come non fosse mai interrotta.
E tutto ciò che accade, sta esattamente in un battito di ciglia.
venerdì 12 luglio 2013
ore tredici
Oggi, è andata a finire che sono rimasto da solo al lavoro. Anzi. Siamo
rimasti soli. Io e il mio computer, siamo rimasti soli. Non ci scrive
nessuno. La mail resta silenziosa. Lo so, lui vorrebbe raccontarmi di quando era
giovane, di quando era appena arrivato all'Inail. E di quando lo avevo raccolto,
anzi ereditato, come un piccolo cagnolino, dal dottor Uddis. Che pure lo trattava
bene, ma lo teneva lì, a scrivere pratiche. Qualche volta, al massimo, a
giocarci assieme, con il solitario di Windows. Poi ero arrivato io. Lo avevo
spolverato. Ripulito fuori e anche dentro. Ci avevo messo tutti i programmi
grandi e piccini, che rendono allegro e frizzante qualunque pc. Così, si ricorda
le prime volte che si svegliava, richiamato dal suono delle mail. Dal ticchettio
veloce dei tasti neri. Il nero è un colore che gli è piaciuto da subito.
D'altronde anche il suo chassis è nero. E poi la meraviglia di quella posta che,
sempre più spesso, interrompeva quella noiosa cartella clinica. Quella boriosa
cartella, con i suoi continui blocchi, come i capricci di una bambina viziata.
Le chiacchiere. Le frasi brevi. Gli scambi rapidi o le lunghe storie. I
ragionamenti accurati. Le confidenze così belle da raccontare. Così incantevoli
da tenere segrete nel disco rigido, garantito a vita. E se si fosse guastato, o
rotto, nonostante la garanzia? Lui, robusto pc Olidata, non osava neppure
pensarci. Avrebbe preferito essere riformattato, ma almeno avere un backup, da cui
leggere un giorno, ancora le sue memorie. Le memorie di un personal.
martedì 9 luglio 2013
w.app (6 a.m.)
Se dovessi scegliere, io vorrei incontrarti all'alba.
Quando la luce angolata del sole, non allunga le ombre,
ma le arrotola, come piccoli tappeti da preghiera, e le porta via.
Per distenderle nuovamente, sotto le tue ginocchia, fino a farle dissolvere.
Vorrei incontrarti all'alba. Perché il tramonto allunga le ombre,
fino a raggiungermi. Senza scampo
lunedì 8 luglio 2013
casette
Viaggio spesso. Viaggio così tanto.
Che alla fine, quella gabbia di ferro e plastica,
somiglia sempre di meno a un'auto.
E sempre di più, alle case sull'albero, dei bambini americani,
nei film colorati, visti in bianco e nero
sabato 6 luglio 2013
aereoplanini
Amori. Parcheggiati, come piccoli vecchi aerei.
Lontani dalle piste.
Magari hanno i serbatoi ancora pieni di emozioni.
Ma nessuno prova a farli volare ancora.
Lontani dalle piste.
Magari hanno i serbatoi ancora pieni di emozioni.
Ma nessuno prova a farli volare ancora.
venerdì 5 luglio 2013
sindrome
Non sopporto quel suono.
È come sentire lo strappo di una tela. Robusta fino
a un momento prima. Poi la vedi davanti ai tuoi occhi. Lacerata. Inerme. E se
anche ti rifiuti di guardare. Se anche distogli lo sguardo. Quel suono lo senti,
mentre qualcosa che appartiene alla tua vita, viene stracciato via. Accade
ogni volta che qualcuno mi lascia. E anche se mi consola l'idea che comunque,
mi possa restare vicino, anche se in un modo diverso, io mi preparo a ricucire
quel pezzo strappato. Cercando ago e filo in qualche cassetto di una vecchia
credenza.
È strano come il destino, possa avere nomi così complicati: sindrome
mielodisplasica.
(A chi, quando avevo sedici anni, mi ha fatto conoscere la birra con il sidro)
P.S.
(I meloni retati di conad, quando li apri, sono come i casi della vita. Certe volte hanno un sapore da frutto esotico. Altre volte, sanno di cetriolo)
(A chi, quando avevo sedici anni, mi ha fatto conoscere la birra con il sidro)
P.S.
(I meloni retati di conad, quando li apri, sono come i casi della vita. Certe volte hanno un sapore da frutto esotico. Altre volte, sanno di cetriolo)
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