Mauro Atzori è un ingegnere. E si resta ingegneri tutta la vita. Non so se aveta mai fatto caso: tutti i laureati si fanno chiamare "Dottor tal-dei-tali". Gli ingegneri, no. Persino a scuola, mentre i docenti si chiamano tutti "Prof tal-dei-tali", loro sono "Ing tal-dei-tali". Scusate se vi ho tediato, con questa annotazione. Mi è venuta in mente, perchè Mauro, oggi, non fà più l'ingegnere, ma qualche anno fa, ha deciso di fare quello che si chiama "diaconato". Spero bene che non pretendiate l'esatta spiegazione di cosa sia un diacono. Perchè preferisco raccontare una storia vera, che ho conosciuto da lui, durante uno dei tanti incontri di lavoro, nel suo ufficio, pieno di foto alle pareti. Tutti mettono le foto dei familiari in ufficio. A volte sono foto di angeli e angioletti. Talvolta ci appendono anche calendari dell'Arma. Lui invece, aveva le pareti tappezzate di foto in bianco e nero. Catalizzatori, fumaioli, tubi, quadri di controllo. Come fossero gli scatti fotografici, dei nipotini alla Prima Comunione. Lavoravo con lui, per un progetto del mio Dottorato di Ricerca. E un giorno, sapendo che ero nato a Oppana, durante la pausa caffè al bar dello stabilimento, mi fece una domanda inaspettata. Fino ad allora, nessuno mi aveva mai chiesto (e per la verità, non mi ero mai posto il problema) perchè mai le ciminiere della petrolchimica di Oppana, fossero due. Era chiaro che non conoscevo la risposta alla domanda retorica. Ed era altrettanto chiaro, che non sarei uscito dal bar, senza conoscere la risposta. Perchè la storia iniziava proprio dal lavoro che Mauro e i suoi colleghi, alla fine degli anni '60, facevano negli uffici dell'Eni di Roma. Dovevano progettare un impianto chimico. Avrebbe sintetizzato prodotti chimici, che sarebbero serviti per la produzione di fibre sintetiche. Alla fine, dal centro della piana di Oppana, sulle rive del fiume Perso, sarebbero partiti vagoni e vagoni, pieni di filo, da usare per la tessitura di indumenti. Quel filo lunghissimo, sarebbe arrivato in tutto il mondo. Acrilico e poliestere avrebbero invaso persino l'estremo oriente. Certo, i treni non passavano a Oppana, perchè la ferrovia non c'era. Ma questo non era un problema. Pochi chilometri di binari, si possono fare in pochissimi mesi. Un altro gruppo si sarebbe occupato del progetto della ferrovia. Mentre un altro già si stava occupando di progettare un piccolo aeroporto. Nel frattempo era stato allestito un piccolo spiazzo per l'eliporto. Il resto sarebbe arrivato. Così, il lavoro, pure se impegnativo, fu completato nei tempi previsti: 2 anni, 4 mesi e otto sequestri di persona. Finalmente il progetto, definito in ogni sua parte, poteva essere presentato all'apposita Commissione Ministeriale, che avrebbe dato il nulla osta, per il futuro radioso della Sardegna Centrale. Ricordo ancora, quel signore alto e grosso che parlava del futuro. Reso ancora più massiccio da un cappotto scuro. Lo ricordo mentre parlava dalla scalinata della chiesa di Sant'Antonio, con un microfono su uno stelo e le trombe marca Geloso, attaccate all'unico palo dell'illuminazione pubblica, che gracchiavano la sua vociona paffuta. Lo ascoltavo e lo vedevo, tenuto sulle spalle da mio padre. Incantato dalle parole, ma soprattutto dal suo elicottero, con cui era arrivato dalla precedente tappa: Ortosolo. Non spensero neppure il motore. Pochi minuti di sfolgorante avvenire e subito, l'uomo romano del futuro, volò via.
E le ciminiere? Non potevo credere che ci fosse un motivo, per cui le ciminiere dello stabilimento del mio paese, fossero due. Mauro conosceva ogni parte, ogni macchina dell'intero ciclo produttivo. Certe volte, dava l'impressione che conoscesse per nome, ogni singola flangia o valvola di quel sito industriale. Si erano presentati con le carte dei progetto. Disegni, planimetrie, schemi, esplosi. Tutto perfettamente rifinito e dettagliato. Tutto rigorosamente fatto a mano. Non c'erano disegni "computer-aided", nel 1968. I componenenti della Commissione apprezzarono moltissimo tutto il progetto. I dettagli tecnologici, li convinsero totalmente. Il sito si sarebbe potuto realizzare. L'unico membro del comitato, che non aveva parlato per tutta l'illustrazione della magnifiche e progressive soluzioni teconologiche, era il rappresentante del Ministro per l'Economia. Ma era normale, per uno che non era ingegnere. Cosa mai avrebbe potuto dire o precisare, un semplice laureato in economia?. Chiedendo scusa e aspettando il permesso di poter parlare, fece una domanda, apparentemente banale, quasi stupida. Chiese cosa fosse quella sorta di camino. La ciminiera della centrale termoelettrica. Il cuore energetico di tutto l'impianto. Da lì sarebbe partito il vapore e sarebbe stata prodotta l'energia elettrica, necessaria per il funzionamento di tutto lo stabilimento. Le due società dell'Eni, si sarebbero chiamate "Chimica del Perso" e "Fibra del Perso". La prima avrebbe avuto anche la gestione della centrale termoelettrica, mentre la seconda, si sarebbe occupata solo della produzione del filo sintetico. "Cari signori. State dicendo che c'è una società privata, che produce energia elettrica, che vende tale energia a un'altra società privata?". Si. Era proprio così. In pieno regime di monopolio, un'azienda dichiarava di vendere energia elettrica, contravvenendo a una precisa legge dello Stato. E poco importava se le aziende in questione, fossero di proprietà di un Ente di stato. Nessuna autorizzazione sarebbe mai stata data, se non si risolveva quella imperdonabile distrazione degli ingegneri. E il tempo per risolvere quella distrazione imperdonabile, era, più o meno, quello occorrente per la liberazione di un ostaggio, dopo il pagamento del riscatto. Niente computer. Solo una macchina eliografica (una specie di fotocopiatrice archeologica). Fu allora, che Mauro ebbe l'unica idea realizzabile. Duplicare il progetto della centrale in toto, ciminiera compresa, ruotando il disegno di 180 gradi. Cosi, in una notte, anche la "Fibra del Perso" ebbe la sua centrale termoelettrica e non avrebbe dovuto infrangere la legge dello stato, per poter funzionare. Due centrali, invece di una. Avrebbero prodotto il doppio di energia, del tutto superflua. Sarebbero costate il doppio. Ma la legge sul monopolio elettrico, non sarebbe stata infranta. E l'autorizzazione del Ministero, arrivò. Da allora, le due ciminiere gemelle (come le torri), perfettamente simmetriche, presidiano la pianura. In ricordo del futuro radioso.
E le ciminiere? Non potevo credere che ci fosse un motivo, per cui le ciminiere dello stabilimento del mio paese, fossero due. Mauro conosceva ogni parte, ogni macchina dell'intero ciclo produttivo. Certe volte, dava l'impressione che conoscesse per nome, ogni singola flangia o valvola di quel sito industriale. Si erano presentati con le carte dei progetto. Disegni, planimetrie, schemi, esplosi. Tutto perfettamente rifinito e dettagliato. Tutto rigorosamente fatto a mano. Non c'erano disegni "computer-aided", nel 1968. I componenenti della Commissione apprezzarono moltissimo tutto il progetto. I dettagli tecnologici, li convinsero totalmente. Il sito si sarebbe potuto realizzare. L'unico membro del comitato, che non aveva parlato per tutta l'illustrazione della magnifiche e progressive soluzioni teconologiche, era il rappresentante del Ministro per l'Economia. Ma era normale, per uno che non era ingegnere. Cosa mai avrebbe potuto dire o precisare, un semplice laureato in economia?. Chiedendo scusa e aspettando il permesso di poter parlare, fece una domanda, apparentemente banale, quasi stupida. Chiese cosa fosse quella sorta di camino. La ciminiera della centrale termoelettrica. Il cuore energetico di tutto l'impianto. Da lì sarebbe partito il vapore e sarebbe stata prodotta l'energia elettrica, necessaria per il funzionamento di tutto lo stabilimento. Le due società dell'Eni, si sarebbero chiamate "Chimica del Perso" e "Fibra del Perso". La prima avrebbe avuto anche la gestione della centrale termoelettrica, mentre la seconda, si sarebbe occupata solo della produzione del filo sintetico. "Cari signori. State dicendo che c'è una società privata, che produce energia elettrica, che vende tale energia a un'altra società privata?". Si. Era proprio così. In pieno regime di monopolio, un'azienda dichiarava di vendere energia elettrica, contravvenendo a una precisa legge dello Stato. E poco importava se le aziende in questione, fossero di proprietà di un Ente di stato. Nessuna autorizzazione sarebbe mai stata data, se non si risolveva quella imperdonabile distrazione degli ingegneri. E il tempo per risolvere quella distrazione imperdonabile, era, più o meno, quello occorrente per la liberazione di un ostaggio, dopo il pagamento del riscatto. Niente computer. Solo una macchina eliografica (una specie di fotocopiatrice archeologica). Fu allora, che Mauro ebbe l'unica idea realizzabile. Duplicare il progetto della centrale in toto, ciminiera compresa, ruotando il disegno di 180 gradi. Cosi, in una notte, anche la "Fibra del Perso" ebbe la sua centrale termoelettrica e non avrebbe dovuto infrangere la legge dello stato, per poter funzionare. Due centrali, invece di una. Avrebbero prodotto il doppio di energia, del tutto superflua. Sarebbero costate il doppio. Ma la legge sul monopolio elettrico, non sarebbe stata infranta. E l'autorizzazione del Ministero, arrivò. Da allora, le due ciminiere gemelle (come le torri), perfettamente simmetriche, presidiano la pianura. In ricordo del futuro radioso.
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