Lo faccio una volta l'anno. L'ultima, è stata nel luglio del 2012 ("attesa imbarco"). Avevo citato alcuni versi di Shibata Toyo, una centenaria giapponese che, a novantotto anni, ha deciso di scrivere poesie. In questo sabato piovoso, mi sono regalato mezzora di pausa e ho inciampato in un libro di Adelphi. Una raccolta di poesie, di Rodolfo Wilcock, un ingegnere ferroviario, nato in Argentina, arrivato in Italia e persino morto e sepolto nella penisola. Quindi, vi dicevo, ho inciampato e, inciampando, sono caduto su una piccola cosa. Ed eccola qui, incollata poco più sotto. Il titolo è "Si sappia". Leggetela e poi perdete un pò di tempo, a guardare fuori dalla finestra.
Si sappia, insomma che verso metà secolola terra ebbe un sussulto e si decise
a fare il meglio che poteva fare
per una volta, forse per l’ultima volta.
Chiamò a raccolta le maree oceaniche,
i venti più famosi delle montagne,
i metalli preziosi, i fiori rari,
il Nilo, il Gange, il Plata e il Mississippi,
i ghiacciai e i deserti e i pachidermi,
e non sapendo che farsene di un tutto
tanto imponente e tanto imbarazzante,
chiese al primo dormiente che passava
per il lago del sogno universale
come vedeva lui la perfezione.
Lo chiese a me, e così fece te.
(Oppure, a guardare Mary Poppins alla tv)
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