Stasera ho trovato dei
giganteschi fiocchi di neve. Scendevano cosi' fitti che, per la prima volta in
questi anni, mi sono dovuto fermare un momento. Non si vedeva quasi piu' nulla e
la macchina scivolava di qua e di là, che era una bellezza. Non ricordo quasi
piu', come si andava sullo slittino al Bruncuspina, quando ero piccolo, ma
doveva essere qualcosa del genere. Comunque, ti dicevo, mi sono fermato in una
delle piazzole, per ragionare un momento. Dapprima ho pensato che poteva essere
un errore madornale: se la neve continuava a scendere, io non sarei riuscito a
ripartire. Mi immaginavo già mentre chiamavo la polizia stradale e spiegavo dove
mi trovassi. Provavo a capire il modo in cui mi avrebbero fatto ripartire o
portato a casa. Oppure a come avrei potuto passare l'intera notte, fino a quando
la strada non fosse stata sgombrata, il mattino dopo. E se il riscaldamento
dell'auto avesse smesso di funzionare? Se avessi finito il poco gasolio, che
avevo messo, al piccolo distributore di Lei? Per la prima volta, ho proprio avuto un
momento di panico (non tanto, per la verità; giusto un pochino; il tanto che
bastava per farmi sentire il mio respiro affannoso). Poi ho visto i fari di un camion, arrivare
dal buio, e non ho esitato. Al suo passaggio, ho
rimesso la marcia e con un piccola, delicata, lieve accelerata, mi sono
piazzato dietro di lui, per usarlo come apripista. Dove andava lui, mi sono
detto, sarei arrivato anche io. Piano. Lento. Stritolando il mio povero volante
di guida. Spegnendo anche la musica del cd. Centellinando ogni piccolo
spostamento o curvatura della carreggiata. Mandando al diavolo, chi si metteva
di lato, cercando di superarmi, sperando di farmi spostare verso la parte di
destra.
Ecco. E' andata cosi'. Finiti i pochi
chilometri di strada scivolosa. Finita la nevicata con i fiocchi formato famiglia. Ho ritrovato la
mia solita strada. Bagnata ma accogliente. Ho mollato la presa d'acciaio sul
volante. Ho poggiato finalmente, la schiena sul sedile. Ho riacceso l'autoradio,
con la canzone di Tiziano Ferro ("...cade la neve e io non capisco" - "ho
incontrato il tuo sorriso dolce con questa neve bianca, adesso mi sconvolge" -
"la neve cade e cade pure il mondo"). Mi sono assicurato che dallo specchietto
non si vedesse piu' alcun riflesso bianco, che nessun mostro di neve mi
seguisse. E ho ripreso il mio viaggio verso casa.
Poi mi sono promesso che in futuro, avrei
dato ascolto alle previsioni del tempo dell'IPhone. O alle previsioni del futuro
di Paolo Fox. Amore, Salute, Denaro, Neve.
A Proposito: catene a bordo si, sale a
terra no.
.
.
Una giornata intera. Passata a scriverti. A parlarti. A scriverti ancora. A parlarti di nuovo
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