domenica 22 luglio 2012

attesa imbarco

Mi scuserai se faccio il saputello. Ma è qualcosa che mi piace condividere (non nel senso di fb).  Lei si chiama Shibata Toyo. E' una signora giapponese, che ha iniziato  a scrivere poesie a novant'anni. Adesso ne ha cento. Io ne ho la metà e aspetto in aeroporto, leggendo il libro di poesie della centenaria giapponese, che ho preso l'altro giorno. Con la mia matita gialla, con le tabelline stampate sopra, ne ho segnato alcune. Ne ho scelte tre, che ti ricopio qui sotto.
 ''Quando qualcuno mi ha fatto una gentilezza, io l'ho depositata nel cuore. Nei momenti tristi l'ho tirata fuori e ho riacquistato il buonumore. Anche tu metti da parte le gentilezze e abbine cura ancora più dei soldi della pensione."
"Solo in seguito, mi accorgo quanto le mie parole feriscano involontariamente le persone. E allora di corsa mi addentro nel cuore di queste persone e mentre chiedo scusa , con la gomma da cancellare e con la matita emendo le mie parole."
"L'acqua calda versata dal bricco è simile a parole soavi. Le zollette di zucchero del mio cuore nella tazza teneramente si sciolgono."

mercoledì 18 luglio 2012

l'altro mondo (uno)

Un'altra volta ho citato il film di Giuseppe Tornatore "Nuovo cinema paradiso". Ma stavolta non raccontero' di ricordi cinematografici. Vi diro' soltanto che, se Giancaldo ha avuto il Cinema Paradiso, il paese di San Nicolo' ebbe "L'Altro Mondo". Tutto inizia con l'arrivo di due forestieri. Il signor Roberto e la signora Anna erano arrivati in un giorno imprecisato, di un anno imprecisato. E probabilmente per un motivo imprecisato. Se fosse stato uno che passava le giornate a leggere o a scrivere, si sarebbe pensato di lui come di un confinato. Uno sottoposto a restrizioni, per motivi politici o roba simile. Magari un anarchico. Oppure uno di quelli condannati, come diceva mia nonna, al domicilio coatto. Che lei pronunciava tutto attaccato come fosse un'unica parola. Ma signor Roberto non dava nessun segno. Nè la sua parlata toscana, forse aretina, serviva granchè, per investigare sul reale motivo, che poteva portare un essere umano da quelle parti; nel centro del centro dell'isola.  Era sicuramente arrivato già prima che io nascessi, questo è certo, ma se chiedete a chiunque c'era in paese, nessuna versione o data, sembra concordare. Comunque, lui stava lì. Qualche volta al bar, ma molto più spesso, lo si vedeva davanti alla casa in cui abitavano. Seduto su una delle prime sedie a sdraio, arrivate in paese. Comodamente poggiato. Con la sua canottiera, sempre bianchissima.
Che non fosse un miliardario, in fuga dalla notorietà, lo si capi' quando iniziò a fare qualche lavoretto. Possedeva infatti una notevole serie di attrezzi per lavorare il ferro, compresa la seconda saldatrice elettrica del paese (la prima, e fino a quel momento unica, la possedeva e gestiva, come un signorotto feudale, il signor Giovanni). Era bravo, il signor Roberto.  Riusciva a costruire e riparare tutto quello che gli si chiedeva. Lavorava di martello, lima e seghetto, con grande maestria e padronanza. Questo era un forte indizio, per gli investigatori indigeni. Specie per chi aveva già notato che lo straniero, mancava di un paio di falangi delle dita di una mano. Non aveva in realtà un forte spirito imprenditoriale. Accettava e iniziava un nuovo lavoro, quando necessitava di contanti. Spesso il ricavato ottenuto al termine, spariva rapidamente. Per questo, l'intervallo tra un lavoro e l'altro, era proporzionato a quanto aveva guadagnato in precedenza. Come tutti i toscani, era però, lungimirante. Così, non passò molto tempo, che decise di intraprendere anche un'altra attività. In una parte della casa, comparvero delle galline. Decine di galline. Centinaia di galline. Con i suoi attrezzi, costruì anche un grande pollaio, in ferro e vetro. E tutti potevano finalmente avere la carne di pollo, senza aspettare la morìa di quelli domestici. Ricordo ancora l'anziana vicina, rientrare trionfante verso casa, tenendo per il collo la gallina appena acquistata, mostrandola alla comare, che manifestava la sua entusiastica approvazione. Per non parlare dell'encomiabile capacità di porre fine alle sofferenze dell'animale, in modo rapido e indolore. Oppure del tempo passato a sentire le chiacchiere di paese, mentre si procedeva a spiumare il futuro pranzo (e cena) del giorno. L'idea del signor Roberto e il lavoro della signora Anna, insomma, funzionavano. E il pollaio fu ingrandito, per ospitare un maggior numero di pulcini. In paese sarebbe arrivata una colonia di galline, come non se n'erano mai viste. Ma nessuno immaginava che, di lì a poco, un'altra colonia sarebbe arrivata. E anche per loro, si sarebbero dovuti preparare nuovi pollai.

martedì 10 luglio 2012

codogno

Un finestrino rigato dalla condensa della pianura padana, un filtro dello smartphone, ed ecco la vecchia stazione di Codogno, capace di farvi ricordare una vita precedente, ai primi del 900.

milano - linate

 "un giorno saprò dirti perchè mi sento così felice"
Chissà come sapeva che l'autobus dell'aeroporto, quella sera, avrebbe dovuto fare una deviazione, causa incidente stradale. Chissà da chi avrà saputo, che io siedo sempre sul sedile a sinistra, subito dietro l'autista. Certo, sarà stato un caso, che il semaforo rosso, quella sera, durasse piu' a lungo del solito.
Ma appena mi ha visto arrivare, lui era già lì. Pronto. Con il cartello in mano. E mi guardava. Non ho potuto fare altro, che sorridere con lui, mentre il semaforo restava rosso per un tempo infinito. Talmente infinito, da lasciarmi il tempo di scattare una foto con il telefonino. E di continuare a leggere quelle 2 righe gigantesche. E di continuare a sorridere con lui, mentre mi guardava ripartire verso linate.