Premessa: come dico sempre, la "e" non si mette all'inizio di una frase; ma oggi è andata diversamente. E scusate per la sintassi.
Come sempre capita, ci sono deviazioni inconsuete, che fanno apparire le coincidenze e il caso, del tutto inafferrabili, ai nostri tentativi di spiegare ogni cosa con la ragione. Il che, detto in parole povere, significa che stasera ho fatto una deviazione, rispetto al solito percorso, per rientrare a casa. E mi sono ritrovato davanti alla piazza del Teatro Municipale che, di solito, a quell'ora, è sconsolatamente vuota. Oggi invece, quel movimento di essere umani, ha attirato la mia curiosa attenzione, che pure era già rassegnata, alla scelta delle preferenze per la cena. E' nata così, una serata imprevista e inaspettata, per la quale non ho avuto neppure un dubbio e neppure per un istante. E' nato così, il racconto delle emozioni di una serata imprevista e inaspettata, da dedicare a una ragazza, che si emoziona ancora nel vedere gli occhi lucidi della madre, al balletto dell'opera.
Ci sono così tante cose, in una serata come questa. E' difficile raccontare l'oboe di Gershwin (lo confesso: ho dovuto guardare su wikipedia per essere sicuro di scrivere giusto), o le braccia morbidamente muscolose, della viola di seconda e terza fila. Il tamburo, che viene scosso da uno mingherlino che non te l'aspetteresti, e che sembra un domatore di leoni, mentre tiene a bada la belva feroce, pronta a travolgerlo. Oppure, provateci voi, a descrivere gli archi che si muovono, come le onde del mare. O Giuseppe Verdi che ricorda Giuseppe Tornatore.
Un'ora così, passa in fretta. La pausa arriva in un battibaleno. Io e un bel pò di altra gente, restiamo seduti in poltrona, a goderci quel bel posto, tutto rosso e oro. Restano anche i signori, nella fila davanti a me. E parlano tanto, come si dice che facciano i continentali del nord. La prima signora fa la critica alla Scala (di Milano). L'amica usa il Guglielmo Tell di Rossini, per il giusto ritmo con la ciclette. E l'altra, sostiene con grande convinzione, che Verdi, alla fin fine, è troppo fracassone. L'ultima, ci tiene a dire che ha fatto il film di un matrimonio, con la musica di chaikowsky (e anche questo, per sicurezza, l'ho dovuto guardare su wikipedia, perchè di notte, non si è mai sicuri di nulla...).
Poi si ricomincia. E' un'orchestra giovane. Ci sono tutti i giovani amici dei musicisti sul palco, che fanno i partigiani. E si vede: fanno l'applauso piu' forte al loro amico. Come da maria de filippi. Ma questa è un'Italia piu' colta.
Arrivano i violini di Guerre Stellari, che sembrano entrarti dentro; piu' potenti perfino, delle onde sonore dei contrabbassi. Puoi emozionarti con Guerre Stellari, ma di più con i sorrisi di tutti quei ragazzi in piedi, quasi increduli, a ringraziare dell'applauso finale. Poi, certo, ci sono un sacco di altre belle cose: la risata della viola di seconda fila, cosi bella circondata dai suoi ricci scuri; la figacciona del violino di terza fila; il primo violino che pare carlo d'inghilterra; l'orecchino luccicante del violino della seconda fila.
E finalmente, nel bis, i ragazzi si lanciano. Sono piu' rilassati e finalmente sorridenti. Alla fine, si gioca. Non si capisce chi ci provi piu' gusto. Se il pubblico a chiedere il terzo bis, o i ragazzi sul palco a concederlo...
E quando il concerto finisce, si danno appuntamento alla piadineria. Io mi godo l'uscita dei ragazzi musicisti. Allegri, vocianti, con i loro strumenti, di qualunque dimensione, a tracolla sulle loro biciclette (avete mai visto un contrabbasso su due ruote?).
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