sabato 17 marzo 2012

jeans, bretelle & pizze

Guardo i ragazzi che entrano in pizzeria per ordinare. Guardo con attenzione, che spero non venga confusa con altro genere di interesse,  i loro jeans. E mi viene in mente che, da piccolo, non sopportavo molto  l'idea che mia madre mi volesse mettere ''i tiranti''.  Che non erano niente a che vedere con i ponti sullo stretto  o altre opere di ingegneria. Non so perché le chiamassero così.... le bretelle.  Sta di fatto che  l'affettuosa motivazione, che mia madre adduceva, era che ero troppo magro e i miei pantaloni, senza quell'adeguato sostegno, mi sarebbero scesi alle ginocchia, mentre camminavo o giocavo. A quell'età, io ero decisamente meno spudorato di come lo sia adesso, e quindi... accettavo l'aiuto della tecnologia elastica.   Adesso, nell'A.D. 2012,  guardo questi jeans, cosi instabili, cosi' pericolosamente pronti a cadere, seguendo le immutabili leggi della gravità terrestre.  Li guardo, cercando di percepire quell'invisibile punto d'appoggio, quel vero e proprio "punto di non ritorno", oltre il quale potrebbero scendere miseramente, irrimediabilmente, definitivamente, verso le ginocchia dell'occasionale indossatore.   Insomma, voglio dire, che occorre una buona prestanza fisica, per poter tenere i glutei in costante contrattura, al fine di tenere in posizioni cosi' estreme, la cintola del pantalone.  Mentre aspetto 2 pizze patatine e wurstel, riesco persino a immaginare,  che la palestra a fianco di Faby's, organizzi appositi corsi per tonificare i glutei, come si fa per appiattire gli addominali.  E negli ultimi 2 minuti d'attesa, mi ritorna in mente quello che mi ha raccontato la mia amatissima Joyce.  In realtà, la prima volta che i jeans "ribassati", sono apparsi in una sfilata di moda, era in occasione della presentazione di una collezione di CK.  In quell'occasione, come sempre accade, esisteva un argomento a cui il creatore di moda si ispirava.  I jeans portati estremamente in basso sulla vita, erano una provocatoria citazione, di quello che molti, negli Stati Uniti, sanno benissimo.  Nelle carceri statunitensi, esistono, come dappertutto, dei codici di comunicazione non verbale.  Uno di questi,  riguardava la segnalazione ai compagni di detenzione, della propria disponibilità a rapporti di un tipo ben preciso.  Il segnale,  inconfondibile,  era proprio il portare i pantaloni talmente bassi in vita, da fare intravvedere quello che abitualmente si chiama "fondo schiena" e parzialmente anche la parte immediatamente inferiore.  Chissà se tutti quei ragazzi in pizzeria, che ordinavano un panino "poldo", conoscono questa storia.  Chissà se sanno di portare addosso un bel segnale di ....disponibilità.  E chissà cosa avranno pensato di me, mentre uscivo  ridacchiando, con 2 scatole di pizze patatine e wurstel,  in mano.

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