Ci sono posti che sono belli per il panorama. Altri per le storie che si raccontano. Se vi parlano di santa maria navarrese, qualcuno vi racconterà del piu' buon gelato con liquore di fico d'india, del bar panoramico sopra il borgo, pieno di cagliaritani, oppure della spianatina dal nome esotico, da prendere in mezzo agli ulivi super-secolari (la sera, rigorosamente, per sentire il rumore delle onde sulla spiaggia, se non vi hanno piazzato la musica a tutto volume).
E l'albergo navarra? Bello. E la passeggiata verso tancau? Bella. E l'ulivo "piu' vecchio d'europa" davanti alla chiesetta? Bello. E la pizzeria dove incontro il mio amico celestino? Bella. Anche la farmacia comunale. Bella anche lei.
Però la cosa più bella che vi può capitare, è di entrare in uno dei negozi della piazzetta, stretti tra un bar e l'altro, incastrati tra l'ingresso di un ristorante e la prima bancarella. Magari proprio quello dove la commessa è una giovane signora. Giovane perchè, secondo me, ha più o meno la mia età. E quindi non può che essere g-i-o-v-a-n-e. E se siete veramente fortunati, può capitarvi di trovare anche il marito, che ogni tanto scende dal paese per dare una mano agli affari. Io l'ho incontrato per caso ("il caso non esiste, guardati kung-fu panda", dice il mio angelo), qualche anno fa, mentre mi godevo la villeggiatura.
Sono entrato assieme a un gruppo di americani ospiti dell'hotel navarra. Volevo vedere che cartoline compravano gli americani, che naturalmente, sono usciti con dozzine di foto di asinelli, rocce dell'asinello, asinelli di sughero, cartoline rigorosamente di sughero......
E' stato allora che, per la prima volta, ho sentito quella storia che spesso, ancora oggi, racconto nei corsi e nei seminari a cui partecipo, quando inizio ad annoiarmi. Purtroppo, non so raccontare barzellette spinte, e allora racconto storie che mi piacciono.
Quella volta, ho capito subito che avrei sentito una storia di quelle che non dimentichi. Sin da quando ho visto, alla parete, una cornice di simil-legno, con dentro una foto di quelle da mostra etno-folk. Un gruppo di cacciatori nostrani, dotati di tutto il necessario e in orgoglioso assetto venatorio. Tutti rigorosamente di aspetto ogliastrino, tranne due. Eleganti in maniera così evidente, da cancellare ogni altro elemento di interesse.
"Sono il signor beretta e il signor brizzi, anzi, ...il conte brizzi!". Fu la precisa indicazione del marito della signora giovane. Su chi fosse il "signor beretta", vista la dotazione di mirabolanti armi da fuoco e la totale assenza di salumi, l'intesa fu immediata. Ma il conte brizzi?
La mia domanda fu la parola magica, per il signor matteo chessa, che sembrava aspettasse da decenni, il mio ingresso nel negozio, per poter finalmente raccontare la sua storia prediletta, a qualcuno che ne fosse veramente degno..........
ciao, veramente interessante la storia del conte brizzi :-)
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